Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica – Affari & Finanza”
g7 hiroshima
Gli Stati Uniti e gli alleati, a cominciare dall’Europa, hanno trovato una parola per fronteggiare la Cina: “derisking”, riduzione dei rischi. […] Metterla nero su bianco è stato il successo del G7 giapponese di due settimane fa: «Non ci stiamo separando ( decoupling) né piegando su noi stessi», hanno scritto i sette Grandi nel comunicato finale, al capitolo relazioni con Pechino. «Allo stesso tempo, riconosciamo che la resilienza economica richiede una riduzione dei rischi ( de-risking) e una diversificazione».
XI JINPING E JOE BIDEN GIOCANO A SCACCHI - IMMAGINE CREATA CON MIDJOURNEY
Due frasi di uguale importanza. La prima racconta che gli Stati Uniti mettono da parte la retorica del divorzio completo da Pechino, il “decoupling” auspicato dai falchi ma temuto da tanti Paesi e tante imprese, per i costi che una nuova divisione in blocchi porterebbe.
La seconda che l’Europa ha capito che dietro alle relazioni economiche con la Cina, a cui non vuole né può rinunciare, si nasconde il pericolo di essere dipendenti, ricattabili. Il derisking dunque, la mitigazione del pericolo, è il compromesso su cui il fronte delle democrazie trova compattezza.
i leader del g7 a hiroshima
Tradurre le parola in pratica, però, si annuncia un passaggio non banale. Che cosa significa “derisking”? Scrive l’Economist: è il tentativo di ridurre la propria vulnerabilità economica con il minor danno possibile al commercio e agli investimenti. E dove sono i rischi? I primi nei prodotti e nelle tecnologie che le democrazie vendono alla Cina, e che potrebbero essere dei moltiplicatori di potenza, soprattutto militare, per il regime.
Come i chip più avanzati, di cui gli Stati Uniti hanno vietato – di fatto anche gli alleati – l’esportazione a Oriente. I secondi stanno nei tantissimi beni che compriamo dalla Cina, spesso solo da lei. Il litio o le batterie per esempio […].
XI JINPING VS JOE BIDEN - IMMAGINE CREATA CON MIDJOURNEY
Serve quindi abbassare la dipendenza, diversificando i fornitori e aumentando la produzione locale: è l’obiettivo del maxi piano di incentivi americani chiamato Ira, ma anche del più modesto Raw Materials Act europeo. Il derisking è quindi concetto meno estremo e più mirato del decoupling.
E per una volta il merito di aver estratto dal cilindro la parola che determinerà i destini delle filiere globali spetta all’Europa. È stata la presidente della Commissione Ursula von der Leyen a proporla, due mesi fa […]. L’idea non sorprende: incarna gli interessi di Germania e Francia, le cui grandi aziende fanno affari d’oro in Cina. Ed è realista, nel riconoscere che il Dragone produce troppi semilavorati chiave per le imprese europee. Più sorprendente è il fatto che, pochi giorni dopo, Washington si sia allineata[…].
xi jinping joe biden
Se decoupling impone una scelta di campo, sgradita a tutto il mondo in via di sviluppo, derisking descrive una globalizzazione a geometria variabile, ma pur sempre globale. E si concilia con una strategia di resilienza che le multinazionali stavano adottando, costruendo alternative produttive alla Cina per avere filiere più resistenti. Il G7 lo ha dunque consacrato parola geoeconomica del prossimo futuro. Ma dietro questa cornice comune, le differenze tra le due sponde dell’Atlantico restano.
E sono emerse quasi subito: la scorsa settimana in Svezia, al Consiglio Ue-Usa su commercio e tecnologia, gli sherpa americani hanno provato a inasprire il comunicato - inserendo precisi riferimenti a Pechino e l’ipotesi di nuove restrizioni agli investimenti delle aziende in Cina - ma sono stati bloccati dai negoziatori europei.
JOE BIDEN XI JINPING
Per gli Stati Uniti l’intesa al G7 contro la “coercizione economica” di Pechino è un minimo da cui partire, per l’Europa un massimo. Così l’ambiguità del termine derisking […] può diventare un limite nella sua attuazione. […] Da parte americana resta il dubbio – non infondato – che in Europa prevarranno gli interessi commerciali con la Cina. Da parte europea quello – pure fondato e condiviso da Pechino – che l’obiettivo ultimo degli Stati Uniti sia preservare il proprio status di superpotenza e il proprio vantaggio sul Dragone. […]