Marzio Breda per il Corriere della Sera
ANDREOTTI 1
Partecipò anche lui alla battaglia, ma a modo suo. Senza accodarsi ai toni fervorosi del giurista cattolico e capocrociata Gabrio Lombardi, e senza scadere nelle profezie millenariste di Amintore Fanfani e di parecchi altri leader della Dc, in convergenza con il Msi. Nella battaglia referendaria del 1974 per abrogare la legge sul divorzio, Giulio Andreotti si mostrò quasi freddo. Disincantato e forse già rassegnato.
Andreotti i minibigami
Del resto, se è vero che (come disse Indro Montanelli per sottolinearne la vocazione a una concretezza spinta fino al cinismo) «a messa De Gasperi parlava con Dio e lui con il prete», stando dunque sempre con i piedi per terra, si può dare per scontata la precisione con cui aveva previsto come si sarebbe chiusa la partita. Cioè malissimo.
Tuttavia, a dispetto di ogni sua supposta indifferenza o impassibilità, la sconfitta non gli era piaciuta. Lo dimostra il testo di narrativa che scrisse nei mesi a cavallo del voto, ispirandosi proprio a quel groviglio di questioni etico-politiche su cui l' Italia si era ferocemente divisa. Un racconto che, scoperto dalla figlia Serena, è annunciato in uscita a novembre per La nave di Teseo, la casa editrice guidata da Elisabetta Sgarbi.
SERENA ANDREOTTI
La storia, intitolata Il buono cattivo , è il seguito del volume I minibigami , pubblicato nel 1971 e dedicato, non senza qualche nota critica e qualche strascico polemico, all' esame della disciplina matrimoniale della Chiesa. Di quel precedente «studio romanzato» ritornano l' ambientazione, una pensioncina sul lago di Como, e i personaggi: la padrona, signora Falconi, e gli ospiti, primi fra tutti l' avvocato rotale Pier Paolo Santulo e lo stesso io narrante. Cambia però, almeno in parte, l' argomento.
referendum divorzio pannella
Infatti, oltre che di tribunali ecclesiastici, qui vengono trattati diversi altri temi. «Per me - spiega Serena Andreotti - leggere queste pagine è stata un' emozione forte. Mi è sembrato di riavere vicino mio padre e sentirlo di nuovo parlare, ritrovandone la vivacità e la varietà dei ricordi, la levità nel trattare argomenti molto seri, la curiosità di conoscere nuove situazioni e persone e la capacità di coglierne i tratti salienti, l' ironia, in genere bonaria, verso gli altri e verso se stesso. Insomma: quei caratteri che credo non faranno fatica a cogliere tutti quelli che lo hanno conosciuto».
fanfani
Di questo libro postumo altro al momento non si sa. Se non che, come sostiene la figlia dello statista dc, è rimasto chiuso nei leggendari archivi paterni «per una sua scelta, dato il clima di tensione seguito al fallimento del referendum». Probabile che sia davvero così, considerando quanto la consultazione popolare del 1974 sul divorzio si sia poi tradotta in uno spartiacque politico, con conseguenze destinate a pesare. Andreotti, si sa, avrebbe preferito che lo scontro diretto tra laici e cattolici fosse evitato.
ORIANA FALLACI
A Oriana Fallaci, che lo intervistò in quelle settimane, confidò le proprie ansie di temporeggiatore, più incline al compromesso che ai confronti guerreggiati. «Si poteva aspettare ancora un poco, no? Che urgenza c' era? Non era il momento giusto». E, alludendo all' eccessiva indulgenza della Sacra Rota sui cosiddetti «divorzi cattolici», aggiunse - lui, «più papista del Papa» - una puntura di spillo alle gerarchie vaticane: «Si dovrebbe fare un cammino inverso, Oltretevere. Di un maggior rigore, di una minore permissività. Dovrebbe annullare meno matrimoni, la Chiesa». Chissà se nel libro tutto questo ritorna.