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    NON SOLO DAVIGO - PER LA DIVULGAZIONE DI ATTI COPERTI DA SEGRETO D’UFFICIO (I VERBALI DI AMARA SULLA LOGGIA UNGHERIA) SONO INDAGATI DUE EX CONSIGLIERI DEL CSM, GIUSEPPE CASCINI E GIUSEPPE MARRA: SONO ACCUSATI DI OMESSA DENUNCIA E DISTRUZIONE DEL CORPO DEL REATO (PRESERO VISIONE DI ATTI SENSIBILI E TACQUERO) - MARRA PERO’ NON CI STA E ACCUSA IL GIUDICE NICOLÒ MARINO CHE NE HA CHIESTO L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI: “E’ UN ATTO RITORSIVO. HA DENUNCIATO ALLA PROCURA SOLO NOI DUE PERCHÉ NON LO ABBIAMO VOTATO PER DUE VOLTE PER UN INCARICO SEMIDIRETTIVO DI PROCURATORE AGGIUNTO A CUI LUI ASPIRAVA…”


     
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    Giacomo Amadori per “la Verità”

     

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    Piercamillo Davigo è stato condannato per aver divulgato atti coperti da segreto d'ufficio (i verbali del faccendiere Piero Amara sulla loggia Ungheria) nelle stanze del Csm. Atti che sarebbero stati condivisi con modalità un po' carbonare con i consiglieri Giuseppe Cascini, Giuseppe Marra, Ilaria Pepe (togati), David Ermini, Fulvio Gigliotti e Stefano Cavanna (laici) oltre che con l'ex presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra.

     

    piercamillo davigo al tg2 3 piercamillo davigo al tg2 3

    Ma può essere condannato solo uno dei pubblici ufficiali che erano venuti a conoscenza delle carte segrete sulla loggia Ungheria e non tutti gli altri che non avevano denunciato di aver visionato atti sicuramente sensibili? È quello che, a gennaio, si è chiesto il giudice dell'udienza preliminare Nicolò Marino, il quale, dopo aver assolto (..dall'accusa di calunnia l'ex segretaria di Davigo, Marcella Contrafatto, ha chiesto alla Procura di iscrivere sul registro degli indagati due ex consiglieri del Csm, Giuseppe Cascini, (rappresentante del cartello progressista di Area) e Giuseppe Marra (ex esponente della corrente fondata da Davigo Autonomia & indipendenza), per omessa denuncia da parte di pubblico ufficiale e distruzione del corpo del reato.

     

    MARCELLA CONTRAFATTO MARCELLA CONTRAFATTO

    Cascini era stato accusato di non essersi «scandalizzato» e di non aver respinto «la richiesta di consulenza fatta dal dottor Davigo circa la credibilità di Amara»; ma anche di non aver sentito «il dovere di interrompere la catena di divulgazione dei verbali di Amara, addirittura interloquendo sugli stessi alla presenza non solo del dottor Davigo, ma anche dei consiglieri Pepe e/o Marra».

     

    Quest'ultimo aveva ammesso: «Davigo mi disse: “Ti ho lasciato i verbali sulla scrivania”, senza aggiungere altro. Quando tornai in ufficio, trovai una cartellina contenente i verbali di Amara. […] Dopo qualche settimana li ho strappati». La stessa cosa che ha confessato di aver fatto l'ex vicepresidente del Csm David Ermini. Che ha anche raccontato che Davigo gli aveva chiesto di conferire «riservatamente», «lasciando i telefoni in strofa proprio perché la domanda era molto delicata».

     

    GIUSEPPE CASCINI GIUSEPPE CASCINI

    Poi a Brescia ha confermato quanto rivelato da Piercavillo e cioé di essere salito al Quirinale per riferire al presidente Sergio Mattarella: «Io penso e ritengo che lui (Davigo, ndr) volesse che io avvisassi […] il Capo dello Stato della presenza di queste persone a questa ipotetica loggia […] lui mi disse: “Sarebbe opportuno che tu lo riferissi al Presidente” […] Io risposi di sì, gli dissi: “Va bene” […] poi quando andai dal Presidente io dovevo parlare anche di tante altre cose, ma, insomma, gli riferii le cose che mi aveva detto il consigliere Davigo».

     

    Ermini ammise anche di aver distrutto i verbali e aveva spiegato il motivo: «Non erano utilizzabili, erano arrivati in modo non ufficiale, l'autorità giudiziaria ne era a conoscenza perché così Davigo mi disse […] quindi io che ne facevo di questi verbali ? Mica potrebbe diventare il megafono di Amara!». Una giustificazione che per Marino ha fatto la differenza tra Ermini e Marra, il quale, invece, aveva distrutto il «corpo di reato […] senza neanche aver tentato di spiegarne il perché alla autorità giudiziaria di Brescia, come invece aveva fatto il vicepresidente del CSM».

    GIUSEPPE MARRA GIUSEPPE MARRA

     

    Ieri abbiamo contattato Marra per chiedergli conferma dell'indagine nei suoi confronti e il magistrato non si è trincerato dietro al classico «no comment». Anzi.

     

    Cinquantaquattro anni, romano, per anni fuori ruolo al ministero della Giustizia, risponde tranquillo.

    «Sì, sono iscritto nel registro degli indagati. Io e il collega Cascini per omessa denuncia, io da solo per soppressione del corpo del reato».

     

    Perché siete solo voi due?

    «Le dico la mia opinione: perché il dottor Marino con un atto ritorsivo ha denunciato (si tratta di una denuncia qualificata provenendo da un giudice) alla Procura solo noi due perché non lo abbiamo votato per due volte per un incarico semidirettivo di procuratore aggiunto ( di Caltanissetta, ndr) a cui lui aspirava. E, poi, il dottor Cascini è stato componente della sezione disciplinare che lo ha condannato, ragione per la quale non lo avevamo votato per l'incarico semidirettivo».

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    Dove siete indagati?

    «Cascini a Perugia, perché è procuratore aggiunto a Roma, io invece nella Capitale perché lavoro al Massimario della Cassazione, un ufficio con competenza nazionale e per questo incardinato a Roma».

     

    I comportamenti di cui siete accusati sono stati tenuti anche da altri…

    «Il motivo glielo ho detto. Per me il giudice non aveva titolo per valutare la nostra posizione che non incideva o era utile nella valutazione della decisione sul Contrafatto, che rispondeva davanti a lui del reato di calunnia… una vicenda del tutto autonoma rispetto alla diffusione dei verbali da parte di Davigo nel Consiglio, che al massimo poteva rappresentare una premessa…».

    marcella contrafatto non e l'arena 3 marcella contrafatto non e l'arena 3

     

    Ma Ermini, Pepe, Morra non potevano essere considerati pubblici ufficiali come voi?

    «Certo, eravamo tutti consiglieri e quindi pubblici ufficiali, Morra sotto un'altra veste…».

     

    Davigo si fece seguire nella tromba delle scale… qualche sospetto poteva venire anche a lui…

    «Assolutamente sì. Ma Marino ha scelto noi due per le ragioni che le ho detto. Io ero commissario della quinta e Cascini è intervenuto in plenum per dire che non poteva avere l'incarico… Gigliotti che ha votato a favore del conferimento non è stato denunciato».

     

    GIUSEPPE MARRA GIUSEPPE MARRA

    Eppure ha visto anche lui le carte…

    «Eeeeeeeeeh…»

     

    L'omessa denuncia poteva essere contestata a tutti, anche al presidente della Repubblica o mi sbaglio?

    «Io non dico nulla sugli altri. Io ricevetti queste comunicazioni da Davigo un mese dopo gli altri perché rientrai dal lockdown il 9 giugno e non ai primi di maggio. E quindi a chi avrei dovuto denunciare se non al mio superiore che in quel momento era il vicepresidente Ermini, se non volevamo considerare il presidente della Repubblica? Quando Davigo mi dice “ho consegnato le carte a Ermini, so che Ermini è andato dal Capo dello Stato”, a chi dovevo denunciare la cosa, al maresciallo dei carabinieri della stazione sotto casa mia?

    PIERO AMARA PIERO AMARA

     

    Potevo denunciare, certo, ma a chi? Il vertice dell'autorità giudiziaria è il procuratore generale e per quanto mi risulta anche lui (all'epoca Giovanni Salvi, ndr) era stato informato, il vertice del Csm è il vicepresidente… mi dica, io, che ho saputo queste cose un mese dopo Ermini, Salvi, che cosa avrei dovuto fare».

     

    Era informato anche il presidente della Repubblica…

    «È una notizia che ha confermato Ermini».

     

    Lei, a febbraio, si è presentato in aula a Brescia con l'avvocato.

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    «Sapevo di essere indagato e volevo rispondere. Anche se la mia posizione era già stata valutata dalla Procura di Brescia».

     

    E in Lombardia non è mai stato iscritto?

    «Certo, perché ovviamente se indagavano me, avrebbero dovuto indagare anche tutti quanti gli altri, visto che la questione dell'omessa denuncia è uguale per tutti. Per quanto riguarda la distruzione, anche Ermini ha detto di averlo fatto».

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    Lei con chi ha parlato di questi documenti?

    «Con le persone che Davigo mi aveva detto che erano state informate prima di me: Cascini, Gigliotti, Pepe…»

     

    Ed Ermini?

    «Con lui ho ritenuto di non parlarne… il 9 giugno, giorno del mio rientro, Davigo mi dice che mi deve parlare con urgenza e mi racconta sinteticamente la storia e cioè che il pm Paolo Storari non riusciva a convincere il procuratore (Francesco Greco, ndr) a iscrivere l'avvocato Amara e che gli aveva lasciato queste carte... che non erano copie di verbali perché non c'erano timbri, firme, non avevano valore giuridico , anche se si capiva che erano file che provenivano da un procedimento giudiziario... mi parla e mi fa vedere i documenti per non più di dieci minuti, poi, visto che erano entrate altre persone, mi disse che avremmo continuato dopo e, in effetti, ne riparlammo a pranzo in un bar vicino al Consiglio, quando mi fece vedere la parte che interessava i due consiglieri che erano stati “attinti” da queste dichiarazioni, Sebastiano Ardita e Marco Mancinetti.

     

    Piercamillo Davigo Piercamillo Davigo

    Dopo di che mi disse la cosa che per me era fondamentale, altrimenti mi sarei posto anche io il problema: “Ho informato il vicepresidente, ho informato Salvi e so che il vicepresidente è andato poi al Quirinale a riferire”».

     

    Più di così che cosa si poteva fare?

    «Appunto, se lo dice pure lei... sono finito in un pasticcio senza colpa, tutti quelli a cui ho raccontato i dettagli mi dicono che per colpa di colpa di una persona che fa male il suo lavoro sono finito denunciato alla Procura di Roma».

    giuseppe cascini giuseppe cascini

     

    La colpa può essere anche di chi non ha iscritto tutti e approfondito i fatti… (Marra pensa che ci riferiamo ai magistrati di Milano a proposito di Amara)

    «Certo. Ma perché il dottor Greco non vuole iscrivere uno che ha confessato di far parte di un'associazione segreta? Lo poteva fare per calunnia e autocalunnia se non voleva per violazione della legge Anselmi... questo ci rendeva dubbiosi senza sospettare che Greco volessero coprire una loggia massonica... Davigo, né nessuno di noi, lo ha mai pensato... il motivo per cui Greco faceva resistenza lo abbiamo capito dopo».

     

    E qual era?

    «Che non volevano screditare Amara perché era testimone del processo Eni Nigeria.

    Ma questa è una mia valutazione, non un dato oggettivo».

     

    PIERO AMARA PIERO AMARA

    Ma se erano tutti i pubblici ufficiali, compreso il presidente della Repubblica, perché doveva essere lei fare la denuncia?

    «Se lei legge la sentenza (di Marino, ndr) probabilmente si metterà a ridere. La posizione di Ermini sarebbe diversa dalla mia perché lui ha spiegato il motivo per cui ha distrutto le carte, anche se io non ero ancora stato sentito in Tribunale. Ma quella che ha dato secondo lei è una spiegazione? Ermini ha detto di averli buttati via perché erano atti irricevibili. Ma se erano tali non li dovevamo ricevere. Ma anche se volessimo lasciare perdere questa contraddizione, per la sua giustificazione Ermini non è stato denunciato e io sì».

     

    Ma anche il presidente Mattarella poteva denunciare o no?

    «Che cosa le devo dire? Non so in che termini sia stato informato. Lo preciso per essere attento ai ruoli istituzionali. Su questo Davigo non mi ha detto nulla di specifico, ma Ermini ha confermato di aver ricevuto le carte e ha detto di averle distrutte. Però prima di farlo Davigo gliele avrà chiamato altrimenti come faceva a giudicarle irricevibili?».

     

    Lei come ha saputo di essere indagato?

    «Ho letto sulla Verità che eravamo stati denunciati. Quindi prima di andare a Brescia a testimoniare ea dire che forse ero indagato ho fatto richiesta alla procura di Roma e ho avuto la conferma di essere iscritto».

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