1 – MACRON: «IL RESTAURO IN 5 ANNI» MA GLI ESPERTI: «NE SERVONO 10»
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
CHARLIE HEBDO E L'INCENDIO DI NOTRE DAME
Macron dice: «Ricostruiremo Notre Dame in cinque anni», la sindaca di Parigi promette che sarà pronta per le Olimpiadi del 2024. Possibile? La facciata della Cattedrale e le due torri hanno resistito, il rosone più antico è salvo, mentre sono stati perduti quelli più recenti; è crollata la guglia, costruita nel XIX secolo, consumata dal fuoco. E no, lo stesso legno di quercia con cui era stato realizzato il tetto (la foresta) da dove è partito il fuoco, non si troverà più.
Una società si è già fatta avanti per donare il materiale, ma in origine furono utilizzate 1.300 querce, per riavere una scorta di quel tipo serviranno molti anni. I vigili del fuoco sono riusciti a salvare reliquie ed opere d' arte, ma l' operazione di ricostruzione sarà complicata, tra gli esperti c' è chi arriva a ipotizzare anche 20 anni.
INCENDIO A NOTRE DAME
Il professor Ulderico Santamaria, docente di Scienze e Tecnologia dei Materiali all' Università della Tuscia, era nella commissione per la ricostruzione della volta della Basilica superiore di Assisi dopo il terremoto del 1998: «Per Notre Dame penso saranno sufficienti 10 anni, perché per fortuna ha interessato una zona limitata della Cattedrale. Abbiamo a disposizione tecnologie ricostruttive e sicuramente la cattedrale è stata digitalizzata. Significa avere immagini, fotogrammetria 3d. Esisteranno riprese e documentazione di questo tipo e questo semplifica i lavori rispetto a 20 o 30 anni fa».
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Serve pensare anche ai materiali: «Bisognerà valutare se quelli originali possono adempiere ancora alla loro funzione. Nel caso se ne usino di nuovi, è giusto renderli riconoscibili, per non fare un falso in modo che si capisca cosa era il prima o il dopo, anche se si deve vedere solo da vicino proprio per rispettare l' originale.
Per quanto riguarda il legno del tetto, ovviamente bisognerà usarne di nuovo, però utilizzando trattamenti moderni, perché oggi possiamo migliorarne le proprietà, per renderlo meno sensibile agli incendi». I costi? Al di là dei 700 milioni di euro già raccolti, è chiaro che non ci sarà un problema di finanziamenti, però è lecito pensare che il conto finale sarà molto vicino, per lo meno, alla somma per cui ci sono già state donazioni.
FUTURO
Eppure, nonostante uno scenario tanto drammatico, e un futuro incerto e complicato, il giorno dopo il colpo al cuore di Parigi e dell' umanità, quando al mattino, quando i vigili del fuoco hanno annunciato che la battaglia con le fiamme era stata vinta, il bilancio è risultato meno grave del temuto.
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La strategia scelta dai vigili del fuoco: si è puntato a difendere la facciata e le torri sud e nord, a portare in salvo le opere d' arte e a limitare i danni. La decisione di non utilizzare mezzi aerei ha evitato che la violenza dei lanci dell' acqua distruggesse altre parti della Cattedrale. Cosa resta di Notre Dame? La prima sintesi è stata fatta dal Ministro della Cultura, Franck Riester: «I due terzi del tetto sono bruciati, la guglia è crollata aprendo un buco nella volta, una parte del transetto è crollata».
INCENDIO NOTRE DAME
Secondo il sottosegretario Laurent Nunez «globalmente la struttura tiene, ma sono state identificate alcune vulnerabilità, a livello della volta. Un timpano del transetto nord deve essere messo in sicurezza». All' Hotel de Ville sono stati portati inizialmente dipinti, candelabri, inginocchiatoi, reliquie, per poi spostarli al Louvre. Tra i pezzi messi in salvo i grandi Mays, gli ultimi tredici di 76 dipinti monumentali esposti nelle cappelle della navata, la corona di spine che, secondo la tradizione, Cristo portò nella salita al Calvario, un chiodo della croce e la tunica di San Luigi.
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Ritrovato miracolosamente salvo il gallo di bronzo che si trovava sulla guglia crollata e custodiva reliquie di Sainte-Geneviève e Saint-Denis. C' è timore per alcuni grandi dipinti: il ministro della Cultura, Franck Riester, ha detto che non potranno essere staccati dal muro per la «deumidificazione» prima di venerdì. Riester ha spiegato che ci sono preoccupazioni «per la tenuta del pinnacolo del transetto nord, che rischia di cadere sulla strada sottostante». E cinque palazzi sono stati evacuati. Danni, ma sembra recuperabile, al monumentale organo di Notre Dame.
2 – DAI COLOSSI DEL LUSSO AL FESTIVAL DI CANNES GIÀ RACCOLTI 700 MILIONI
Lorenzo De Cicco per “il Messaggero”
PARIGI PREGA PER NOTRE DAME
Ad Amiens, Francia del Nord, una fabbrica di cioccolato ha messo in vendita una replica fondente della facciata di Notre Dame, prezzo 5 euro, tutti da devolvere alla ricostruzione della cattedrale. La città di Faymont, in Borgogna, ha offerto le querce della sua sterminata foresta per ricostruire il tetto polverizzato dall' incendio. Il Comune di Cannes verserà per il momento una cifra simbolica, 10mila euro, ma ha già fatto sapere di voler mobilitare i divi del cinema quando, tra qualche settimana, sulla Croisette partirà la 72esima edizione del Festival.
A Nizza è stata lanciata una sottoscrizione, così come a Mandelieu, sulle Alpi marittime. E a Faymont, in Normandia, a Reims, a Chalon-sur-Saône. Air France ha annunciato che fornirà «il trasporto gratuito di tutti gli operatori che parteciperanno alla ricostruzione». E allestirà una raccolta tra i propri passeggeri.
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È l' onda emotiva su cui viaggia una barca di soldi. Oltre 700 milioni di euro raccolti in meno di 24 ore per ricostruire la Grande Dama di Parigi squassata dalle fiamme. Gli assegni più pesanti li hanno staccati tre famiglie. Due sono i grandi rivali del lusso: Francois-Henri Pinault, patron di Kering (il gruppo che controlla, tra gli altri, Gucci, Yves Saint Laurent e Balenciaga) è stato il primo ad annunciare nella notte un contributo da 100 milioni di euro. Subito dopo è toccato a Bernard Arnault, numero uno di LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy), che ha risposto con un bonifico da 200 milioni, oltre all' impegno di fornire tutte le «professionalità» del suo gruppo per partecipare alla ricostruzione.
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Qualche giro d' orologio più tardi, altri 200 milioni sono stati promessi dalla famiglia Bettencourt-Meyers, erede di L' Oréal. E altri 100 milioni ancora li verserà la compagnia petrolifera Total. Dalle banche, arriveranno 45 milioni: 20 da Bnp Paribas, 10 a testa da Société Générale e Bpce. Anche il mondo del calcio si mobiliterà.
Per Notre Dame si annunciano donazioni con parecchi zeri dall' estero. Il Ceo della Apple, Tim Cook, ha scritto che il gigante di Cupertino «donerà per la ricostruzione». Anche il re di Krindjabo, nel sud-est della Costa d' Avorio, ha fatto sapere che aprirà le casse del suo Stato per la ricostruzione di Notre Dame, dove nel 1700 fu battezzato un principe, suo lontano parente.
IL CAMPIDOGLIO
Donazioni più modeste sono state annunciate da tutto il mondo.
Una città dell' Ungheria, Szeged, verserà 10mila euro. A Roma, l' Assemblea capitolina offrirà un gettone di presenza dei consiglieri (proposta del Pd, avallata dal M5S; per una volta niente schermaglie). Angela Merkel ha detto che la Germania è pronta a contribuire con le sue «competenze».
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Tanti privati cittadini - francesi e non solo - si sono mobilitati sul web, mandando in tilt i siti di raccolta fondi. I due portali ufficiali sono andati kappaò e per far fronte alle richieste, è stato attivato in fretta e furia un altro sito ancora. Risultato: già raccolti 5 milioni. Sabato intanto si terrà un grande concerto benefico.
IL CASO DELLE DETRAZIONI
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Sul web, c' è chi ha voluto fare polemica sulle grandi donazioni, chi sostenendo che in fondo si tratta di un monumento e non di persone, chi tirando in ballo le detrazioni fiscali. Anche se i vantaggi, a ieri, non erano chiari. Perché è vero che dal 2003 esiste una legge che permette alle aziende di detrarre fino al 90% delle spese per il mecenatismo, quando si tratta di acquistare beni culturali considerati «tesori nazionali».
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Ma secondo diversi esperti, questa detrazione non sarebbe applicabile per un restauro, come nel caso di Notre Dame. Il governo francese, in ogni caso, ha fatto capire di voler ampliare le maglie della vecchia legge. «Vedremo con il governo quale dispositivo mettere in campo, lo Stato si assumerà le sue responsabilità», ha assicurato ieri il ministro della Cultura, Franck Riester.
la prima pagina di liberation dopo l'incendio di notre dame
Certo è che il contributo dei privati è fondamentale per finanziare la ricostruzione della cattedrale. Perché è chiaro fin da subito che i soldi pubblici, da soli, non bastano. La Regione dell' Ile-de-France ha messo sul piatto 10 milioni, il Comune di Parigi altri 50 milioni. Meno del 10% delle donazioni private.
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