ROMA 1943, L’ORRORE NEL GHETTO: OTTANT’ANNI FA IL RASTRELLAMENTO DI 1.259 EBREI DELLA CAPITALE
Estratto dell’articolo di Gianni Oliva per “La Stampa”
SINAGOGA DI ROMA
Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 1943 il ghetto ebraico di Roma (un quartiere popolato da artigiani e piccoli commercianti, alle spalle del Teatro di Marcello) viene risvegliato dal rumore di colpi di arma da fuoco e detonazioni, che si fanno sempre più insistenti. «I coraggiosi si avvicinano alle finestre - scrive un anno dopo sulla rivista Mercurio Giacomo Debenedetti, uno dei maggiori critici letterari del Novecento -. Attraverso le persiane chiuse si vedono sulla via, sotto la pioggia fine e viscida, tra i bagliori della fucileria e gli sprazzi dei petardi, drappelli di soldati che sparano in aria e lanciano bombe contro i marciapiedi. Dagli elmetti si direbbe che sono tedeschi.
CARABINIERI DAVANTI ALLA SINAGOGA DI ROMA
Ora i “jorbetin” (soldati) si sono messi anche a urlare e schiamazzare: voci e grida squarciate, colleriche, sarcastiche, incomprensibili. Che vogliono? Con chi ce l’hanno? Dove vanno? Nelle case ormai tutti sono in piedi. I vicini si riuniscono per farsi coraggio, e viceversa non riescono che farsi paura a vicenda. I bambini strillano. Che si può dire ai bambini per azzittirli, quando non si sa che dire a sé stessi?».
Il rastrellamento è il punto culminante di una repressione antiebraica iniziata subito dopo l’occupazione tedesca di Roma. Alla fine di settembre il maggiore Herbert Kappler, all’epoca responsabile del comando distaccato della Polizia di sicurezza della capitale, convoca all’ambasciata di Germania il presidente della comunità israelitica di Roma, Ugo Foà, e gli impone una taglia di 50 kg di oro da consegnarsi entro 48 ore, pena la deportazione di 200 ebrei da rastrellare nel ghetto.
mattarella sinagoga roma
La colpa della comunità è doppia, spiega Kappler: in quanto italiani, per il tradimento dell’8 settembre, e in quanto ebrei, perché appartenenti alla razza degli eterni nemici della Germania. Di fronte alla minaccia, la comunità israelitica si mobilita e raccoglie la somma richiesta per scongiurare le deportazioni.
In realtà, la razzia dell’oro non è che l’inizio: qualche giorno dopo segue l’irruzione nella sede della Comunità, con asportazione di archivi, registri e due milioni di denaro contante; poi la perquisizione delle biblioteche del Collegio rabbinico, con l’asportazione di incunaboli, codici, pergamene, edizioni rare, volumi antichi che vengono caricati su due carrozze ferroviarie dirette in Baviera. Quando il bottino è assicurato, si passa alla deportazione: all’inizio di ottobre Himmler invia a Roma un gruppo mobile di intervento, composto da un centinaio di SS comandate da Theodor Dannecker.
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Sono loro ad entrare in azione nella notte del 15/16: bloccano le vie d’accesso, sfondano le porte delle case, strappano ebrei di ogni età dalle loro abitazioni. Ora per ora, il panico si diffonde nel ghetto: «dalla via del Portico di Ottavia giungono lamenti mischiati con grida - scrive ancora Debenedetti -. Prendono tutti, ma proprio tutti, peggio di quanto si potesse immaginare. Nel mezzo della via passano, in fila indiana un po’ sconnessa, le famiglie rastrellate: sui loro visi, più forte ancora che la sofferenza, è impressa la rassegnazione». […]
Il rastrellamento dura sino al primo pomeriggio del 16 e il luogo di concentrazione delle vittime è un’area di scavi vicina al Teatro: lì arrivano i camion militari, che fanno la spola con il Collegio della Lungara, trasformato in prigione […]. Il “bottino” è alto: 1259 ebrei (di cui 207 bambini), la stragrande maggioranza catturati nel ghetto, qualcuno in altri rioni romani. […]
OTTANT’ANNI DOPO RASTRELLAMENTO, IL GHETTO DI ROMA CAMBIA: “OGGI LA PRIORITÀ È LA SICUREZZA”
Estratto dell’articolo di Marco Carta Gabriella Cerami per “La Repubblica – Edizione Roma”
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L’allerta è massima nel giorno in cui si ricorda il rastrellamento del Ghetto di Roma, quando 1.259 persone furono portate via delle loro case e arrestate […] A nove giorni dagli attacchi di Hamas a Israele e dallo scoppio del conflitto, oggi la comunità ebraica si riunisce in Largo 16 ottobre 1943, super blindato, insieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella e al sindaco Roberto Gualtieri, in un clima di grande apprensione.
Il dispositivo messo in campo dal Viminale e dalla questura di Roma è imponente e prevede controlli rafforzati nel perimetro del Portico d’Ottavia, area di massima sicurezza, e centinaia di agenti delle forze dell’ordine e militari in assetto antiterrorismo impegnati sul campo per garantire il normale svolgersi degli eventi, durante tutto l’arco della giornata. Al Ghetto si accede da quattro varchi e sarà permesso solo a chi è residente, a chi lavora, alle autorità e sempre previo controllo. […]
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