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    CHIAMATE UN DOTTORE, SE RIUSCITE A TROVARLO – OGNI GIORNO DIECI MEDICI SI LICENZIANO DAGLI OSPEDALI ITALIANI. COLPA DELLO STRESS, DELLE RIPETUTE AGGRESSIONI SUBITE E DELLE PAGHE BASSE – C’È CHI VA ALL'ESTERO E CHI PREFERISCE IL SETTORE PRIVATO. E COSÌ SI REGISTRA UN BOOM DI “GETTONISTI”, CAMICI BIANCHI A CHIAMATA, CHE COPRONO I BUCHI NELLA SANITÀ PUBBLICA E GUADAGNANO FINO A 110 EURO ALL'ORA – LA SINDROME DA BURNOUT, CHE COLPISCE LA METÀ DEL PERSONALE SANITARIO, CAUSA OGNI ANNO 100MILA ERRORI MEDICI…


     
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    1 - STRESS E AGGRESSIONI LA FUGA DEI MEDICI BOOM DI “GETTONISTI”

    Estratto dell'articolo di Mauro Evangelisti per “Il Messaggero”

     

    medici stressati medici stressati

    Ogni giorno dieci medici si licenziano dagli ospedali italiani.

    Chi può va all'estero, altri preferiscono il settore privato, c'è perfino chi fa il concorso per medico di base perché così ritiene di avere una vita più tranquilla. E poi ci sono i "gettonisti": coloro che vanno a lavorare per cooperative a cui si rivolgono le aziende sanitarie per colmare le lacune degli organici.

     

    Solo che un medico "gettonista" guadagna 110 euro all'ora, lavorando meno incassa molto di più di quando era in reparto come dipendente. I numeri sono stati raccolti da Anaao Assomed, l'associazione dei medici dirigenti.

     

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    I numeri consolidati dimostrano che "la grande fuga", che in realtà è un fenomeno che riguarda anche altri settori e non solo in Italia, negli ospedali ha caratteristiche molto più marcate. Tra il 2019 e il 2021, 21mila medici hanno lasciato gli ospedali italiani. Quel dato elaborato da Anaao Assomed includeva 12.645 pensionamenti, compresi quelli anticipati. Lo studio però faceva notare che in 8mila se ne erano andati per scelta, si erano licenziati, soprattutto nelle strutture sanitarie di regioni del Sud, come Calabria, Sicilia e Liguria, ma anche nel Lazio, in Lombardia e in Liguria.

     

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     Al fenomeno poco virtuoso dei "gettonisti" il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha promesso che sarà dato un freno: «Possibile che dovessi arrivare io per accorgermi che questo tipo di gestione degli ospedali è inaccettabile?». Schillaci ha deciso di porre un limite al numero di affidamenti e comunque prima di ricorrere a incarichi esterni bisogna verificare la disponibilità del personale interno. Ci sarà inoltre molta più attenzione nei controlli del possesso dei requisiti professionali dei "gettonisti". Raccontano al Ministero della Salute: quando abbiamo disposto ispezioni da parte dei Nas, sono emersi casi di medici a gettone mandati in reparti per i quali non avevano qualifica necessaria.

     

    ORAZIO SCHILLACI ORAZIO SCHILLACI

    Ricapitolando: la "grande fuga" dagli ospedali italiani è stata aggravata dallo stress causato dagli anni difficili del Covid, ma è causata anche da salari ritenuti bassi (su questo il Ministero sta intervenendo per chi è impiegato nei pronto soccorso); dalle «carenze degli organici che costringono a turni massacranti» dice Di Silverio; dalla tentazione rappresentata da stipendi più ricchi nel settore privato e del lavoro da "gettonista".

     

    C'è poi una serie di concause. La prima: la frequenza di aggressioni subite, soprattutto per chi lavora in prima linea. «E non dimentichiamo le continue cause giudiziarie di chi ritiene di avere subìto un torto in ospedale, che quasi sempre terminano in archiviazione perché sono ingiustificate, ma comunque alimentano lo stress tra i medici» osserva il leader di Anaao Assomed. […]

     

     

    2 - UNO SU DUE HA L’ESAURIMENTO OGNI ANNO CENTOMILA ERRORI

    Estratto dell'articolo di Mauro Evangelisti per “Il Messaggero”

     

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    La pandemia ha dato il colpo di grazia, ma la situazione era già drammatica prima. Tra medici e infermieri degli ospedali stanno crescendo stanchezza, scoraggiamento, stress, nervosismo. Un camice bianco su due è affetto dalla sindrome da burnout, che significa esaurimento psico-fisico delle forze e perdita di lucidità. Questo ha un effetto inevitabile anche sull'assistenza ai pazienti, perché un medico o un infermiere in crisi, inevitabilmente, commette più errori. Secondo uno studio commissionato da Fadoi sono almeno centomila all'anno.

     

    stanchezza negli operatori socio sanitari stanchezza negli operatori socio sanitari

    […] «Il quadro è devastante - spiegano a Fadoi -. I camici bianchi sono depressi, stressati e in perenne carenza di sonno per orari di lavoro che vanno ben oltre il lecito, impossibili da gestire. Il tutto aggravato da mancanza di riconoscimento del valore di quanto con competenza professionale si fa, un numero di pazienti per medici e posti letto che rende quasi impossibile instaurare un rapporto empatico con i pazienti e la burocrazia che rende tutto ancora più difficile.

     

    medico sotto stress per il covid medico sotto stress per il covid

    C'è questo e di più in quello che in gergo tecnico si definisce "sindrome da burnout", quell'insieme di sintomi determinati da uno stato di stress permanente con il quale devono vivere il proprio lavoro il 52 per cento dei medici e il 45 per cento degli infermieri che prestano la loro opera nei reparti ospedalieri di medicina interna». In altri termini ci sono 56mila medici e 125.500 infermieri che si trovano in corsia pur affrontando la sindrome da burnout. Ma dal punto di vista del paziente questo cosa significa? Inevitabilmente si alza la percentuale degli errori medici.

     

    ORAZIO SCHILLACI ORAZIO SCHILLACI

    Fadoi ha incrociato i numeri con gli studi realizzati da Johns Hopkins University School of Medicine e dalla Mayo Clinic del Minnesota, arrivando a concludere che quasi 100mila errori medici in corsia sono determinati da questa situazione di disagio di medici e infermieri. E come ci siamo arrivati?

     

    Spiega Dario Manfellotto, presidente della Fondazione Fadoi, del Dipartimento Medicina interna dell'Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina Gemelli di Roma: «Vent'anni fa non avremmo avuto questi dati. Contano tre variabili. La prima: l'invecchiamento del personale medico e infermieristico, provato da tanti anni di professione. Aggiungiamo i tre anni del Covid, che sono stati devastanti. Dal punto di vista emotivo, organizzativo e personale quell'esperienza ha inciso in modo drammatico: si è lavorato senza soluzione di continuità, prendendosi dei rischi, trascurando le famiglie. Infine, oggi il sistema sanitario è diverso da quello di vent'anni fa. Prima avevamo pazienti con un carico sanitario minore, oggi spesso hai ricoverati che necessitano di un'assistenza continua».

     

    infermiere stanco per il covid infermiere stanco per il covid

    […] Dalla ricerca emerge che l'84 per cento dei camici bianchi crede di influenzare positivamente la vita delle altre persone con il proprio lavoro e nel 73 per cento dei casi si sente "rallegrata dopo aver lavorato con i propri pazienti". Sarebbe importante anche liberare i camici bianchi da un pesante fardello di procedure burocratiche».

     

    Altra zona oscura, l'aumento delle aggressioni ai danni di medici e infermieri, specialmente di chi lavora nei pronto soccorso (quattro episodi ogni giorno, secondo gli ultimi dati), mentre si è ormai affievolito il ruolo del filtro dei medici di base. Osserva Francesco Dentali, presidente di Fadoi: [...] «L'influenza del burnout sulle malattie professionali è un fatto oramai acclarato dalla letteratura scientifica. Il rischio di infarto del miocardio e di altri eventi avversi coronarici è infatti circa due volte e mezzo superiore in chi è in burnout, mentre le minacce di aborto vanno dal 20 per cento quando l'orario di lavoro non supera le 40 ore settimanali salendo via via al 35 per cento quando si arriva a farne 70» […]

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