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LA VITTORIA DEI NEO-NAZI AUSTRIACI E UN PRETESTO PER L'ENNESIMO LITIGIO TRA TAJANI E SALVINI ...
1. SE VIENNA APRE UNA CREPA NEL GOVERNO
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”
marcello sorgi
Ci mancava anche la lite tra Tajani e Salvini sui risultati del voto in Austria, con la destra estrema del Fpoe che diventa primo partito e le due principali forze politiche, popolari e socialdemocratici, che prendono una batosta. E con Tajani che dà consigli al Capo dello Stato austriaco, Van der Bellen, che per la verità sa già cosa fare in un momento così complicato, suggerendogli di emarginare i filonazisti […].
[…] Van der Bellen, appunto, ha già detto che darà l'incarico «a chi ha più probabilità di formare il governo», e quindi, malgrado la sconfitta, toccherà ai popolari costruire un'alleanza con socialisti, liberali, e forse con i verdi […].
HERBERT KICKL MATTEO SALVINI
[…] La replica di Salvini, che considera Kickl un suo alleato, e lo ospiterebbe volentieri sul palco della prossima adunata di Pontida, è stata nel suo genere: ha definito Tajani e le sue accuse ai filonazisti l'effetto di cattiva digestione per aver mangiato troppo.
Ma al di là dello scambio non proprio elegante di battute, i rapporti di Forza Italia con la Lega da tempo non sono buoni. È Salvini a spingere Meloni a chiudere al più presto una volta e per tutte il discorso sullo ius scholae. Ed è Tajani ad aver messo da parte con una dura lettera al ministro Calderoli le richieste delle regioni, grazie alla riforma delle autonomie, in materia di commercio con l'estero.
antonio tajani ursula von der leyen manfred weber donald tusk
Se non proprio ogni giorno, ogni settimana ce n'è una, all'interno della maggioranza. Fuochi che s'accendono e poi finiscono, lasciando solo tracce nel clima interno che si deteriora. Sarà che sono in arrivo le regionali e con esse un'altra campagna elettorale, in cui la Lega vuol rimontare il sorpasso di Forza Italia.
2. TAJANI: "ISOLARE I NEONAZISTI" MA È SCONTRO CON SALVINI
Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “La Stampa”
MANFRED WEBER CON ANTONIO TAJANI AL CIRCOLO DEGLI ESTERI
Un vicepremier esulta per la vittoria del Partito della libertà alle elezioni in Austria, l'altro vicepremier lo definisce un movimento «neonazista». Uno li chiama «storici alleati», l'altro li vorrebbe vedere isolati. Le due visioni del mondo di Matteo Salvini e Antonio Tajani non sono mai state così distanti.
L'Europa, le riforme, i diritti: qualunque sia il terreno, i leader di Forza Italia e Lega si muovono con posture diverse […]. E l'epilogo, spesso inevitabile, è lo scontro.
Giorgia Meloni preferisce assistere in silenzio […]. Chiusa nel suo ufficio di Palazzo Chigi segue l'inasprirsi del dibattito e dà ordine alle truppe di non esporsi. Chi ha avuto modo di coglierne gli umori, però, racconta che la premier abbia considerato l'uscita di Tajani «un po' sopra le righe».
MARINE LE PEN E GIORGIA MELONI COME LE GEMELLE DI SHINING - MEME BY SIRIO
Il ministro degli Esteri è il primo a commentare la vittoria dell'estrema destra austriaca sostenendo che «sia da isolare tutto quello che fa pensare a rigurgiti neonazisti». Salvini non la prende benissimo: «Stamattina qualcuno parlava di nazismo: dorme male o mangia pesante, perché non penso ci sia l'allarme neonazista in Francia, in Germania, in Olanda».
Una delegazione del Partito della libertà, ricorda il leader della Lega, «sarà a Pontida e nessuno si offenda». Ma i veleni, ormai, scorrono tra le truppe e si fa fatica a nascondere l'insofferenza nei confronti degli alleati. […]
giorgia meloni santiago abascal - atreju
[…] Si getta nel polverone pure l'europarlamentare in quota Lega Roberto Vannacci: «Accusano di fascismo, ma i veri antidemocratici, intolleranti e discriminatori sono loro». Lo dice alla sinistra, ma l'impressione è che valga anche per Tajani. Il leader del Carroccio, invece, continua a difendere i suoi alleati. «Nessun allarme neonazista» nei Paesi in cui militano i partiti più vicini alla Lega.
In realtà, in Germania così come in Francia, in Olanda o in Austria, è stato lanciato più volte in passato l'allarme sugli amici di Salvini, ritenuti «xenofobi», «neofascisti» o «neonazisti». Per Tajani è proprio questo il punto: «I Popolari in Europa non dialogano con l'estrema destra. Non lo fanno in Germania con l'Afd, né lo faranno in Austria. L'estrema destra da sola non è in grado di vincere, come si è visto anche in Francia», dove a subire il cordone sanitario dei partiti moderati è stato il Rassemblement National di Marine Le Pen.
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
È qui che Meloni si trova in disaccordo con il ministro degli Esteri. Tajani, infatti, partendo da queste premesse arriva a un'unica soluzione possibile per il governo austriaco: «La formazione di una maggioranza diversa, magari con Liberali e Socialisti, e a guida Popolare. Perché di fatto il Partito popolare è il più forte dopo l'estrema destra». In altre parole, auspica per l'Austria una maggioranza che ricalchi quella di Ursula von der Leyen in Europa, dalla quale Meloni e Salvini sono rimasti fuori. La premier, invece, continua a spingere sul centrodestra unito. Proprio come fa Salvini.
herbert kickl dopo la vittoria alle elezioni. foto lapresse 5
L'ordine che arriva alle truppe di Fratelli d'Italia è di non commentare l'esito del voto austriaco e tantomeno di entrare nel litigio tra Lega e Forza Italia. Titolato a dare la linea di partito è solo Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI a Bruxelles e coordinatore dei Conservatori: «Partito della libertà e Popolari - dice Fidanza - raccolgono più del 55% dei voti e dei seggi. Sono due partiti che, per quanto rivali, hanno già governato insieme in passato e mi auguro che possano riprovarci».
L'alternativa […] «sarebbe l'ennesima alleanza di tutti gli sconfitti contro i vincitori. Una scelta che farebbe il gioco della sinistra e di solito non porta bene». Così, Meloni - attraverso Fidanza - si allontana dalla linea di Tajani. Intorno alla premier c'è chi inizia a pensare che dalle elezioni austriache arrivi un segnale preoccupante: in Austria l'estrema destra ha ottenuto gran parte dei suoi voti "rubandoli" ai Popolari, che ora rifiutano un'alleanza di governo e questo è uno schema che si ripete in altri Paesi […]. Insomma, si bisbiglia nei corridoi di FdI, «la tentazione potrebbe venire anche qui».
carlo fidanza VORTICE DI MAGGIORANZA - IL GIORNALONE - LA STAMPA antonio tajani manfred weber