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    OK, I MINI BOT NON LI POSSIAMO USARE MA CI SONO OLTRE 73 MILA FATTURE NON PAGATE DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PER UN DEBITO, A FINE 2018, DI 588 MILIONI DI EURO - MA L’ARRETRATO COMPLESSIVO E’ DI 27 MILIARDI - TRA I PEGGIORI PAGATORI CI SONO L’ANAS, IL COMUNE DI ROMA, IL MINISTERO DELLA DIFESA E QUELLO DELL’INTERNO - LO SPIEGONE DI "LIBERO": ECCO COME DOVREBBE FUNZIONARE LA NUOVA VALUTA ELETTRONICA...


     
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    1 - DEBITI ARRETRATI, INTERNI E DIFESA I PEGGIORI PAGATORI

    Mario Sensini per il “Corriere della sera”

     

    Oltre 73 mila fatture non pagate, per un debito residuo, accertato e scaduto, di 588 milioni di euro alla fine dello scorso anno. Matteo Salvini invita il ministro dell' Economia, contrario ai mini-Bot, ad accelerare i pagamenti dello Stato alle imprese, ma tra le amministrazioni pubbliche che hanno nei confronti delle imprese un arretrato di 27 miliardi, il suo ministero, quello dell' Interno, è tra i peggiori pagatori in assoluto.

    CLAUDIO BORGHI CON UN FACSIMILE DI UN MINI BOT CLAUDIO BORGHI CON UN FACSIMILE DI UN MINI BOT

     

    Nell' elenco delle amministrazioni che hanno più debiti arretrati, un rapporto che il Mef ha pubblicato per la prima volta un paio di settimane fa,il Viminale è al quarto posto. Al primo c' è l' Anas, con 1,4 miliardi di debiti scaduti a fine 2018, poi ci sono il Comune di Roma e il ministero della Difesa guidati dal Movimento 5 Stelle, in pressing altrettanto feroce sul ministero dell' Economia. Il Campidoglio ha 648 milioni di debito arretrato, mentre quello della Difesa arriva a 614 milioni. Fatti i conti, le imprese lamentano quasi 2 miliardi di euro di crediti scaduti nei confronti di tutti i ministeri.

     

    Quello della Giustizia ha 269 milioni di euro di fatture arretrate da saldare, quello del Lavoro 117, quello dei Beni Culturali 130, ed è uno di quelli che ha il portafoglio più piccolo. Il ministero dell' Economia, cui Lega e M5S chiedono una soluzione per accelerare i pagamenti, ed ha il bilancio di gran lunga più grande di tutti i ministeri, è tra i più puntuali. L' arretrato è di 29 milioni, e nel corso del 2018 il Mef ha saldato il 99% delle fatture in appena 13 giorni di media.

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    Il ministero del Lavoro si è fermato al 14%, e paga con un ritardo medio di 6 giorni, quello dello Sviluppo, anch' esso guidato da Luigi Di Maio, ha pagato il 56% delle fatture, ma rispettando pienamente i tempi (che in genere sono di 30 giorni). Il Viminale ha pagato l' 84% delle sue fatture del 2018: 2,4 miliardi su 3,1 complessivi, in un tempo medio di 85 giorni e un ritardo medio di 37, il peggiore in assoluto tra i ministeri.

     

    E dire che, rispetto a quelli biblici del passato, che ci sono costati una procedura d' infrazione europea, i tempi si sono già accorciati molto. Anzi, i dati registrati dal sistema informatico dello Stato dicono che nel 2018 il tempo medio per pagare le forniture di beni e servizi è stato di 46 giorni, in anticipo di un giorno rispetto alla scadenza. A fine 2017 il tempo di pagamento era di 55 giorni, con un ritardo medio di una settimana.

     

    Bankitalia offre cifre un po' diverse sulle passività commerciali dello Stato, valutate 43 miliardi al netto di quelle già conteggiate nel debito pubblico, ma in questa somma non ci sono soltanto i crediti scaduti. Quelli accertati dal Tesoro, i 27 miliardi di fine '18 non sono comunque un' eredità del lontano passato, ma quasi tutti maturati nel corso del 2018. Le imprese, l' anno scorso, hanno emesso 163 miliardi di euro di fatture, incassando 120 miliardi. Il resto è un credito che si può certificare e scontare in banca o usare per pagare le tasse. Come i mini-Bot.

     

    2 - COME DOVREBBE FUNZIONARE LA NUOVA VALUTA ELETTRONICA

    Paolo Becchi Giovanni Zibordi per “Libero quotidiano”

     

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    Alla fine anche Mario Draghi è intervenuto ieri nella discussione sull' emissione di 50 o 60 miliardi di mini-Bot: «...i mini-Bot sono moneta e in questo caso sono illegali oppure sono debito e allora il debito pubblico aumenterebbe...». I mini-Bot sono stati proposti da Claudio Borghi come biglietti di piccolo taglio emessi dal Tesoro per pagare i debiti arretrati di circa 60 miliardi verso le imprese e - non bisogna dimenticarlo - sono stati recepiti nel famoso "contratto" di governo tra M5S e Lega.

     

    Il ministro dell' Economia Tria non li ha presi in considerazione per cui non se è più parlato, fino a quando, a sorpresa, pochi giorni fa è passata una mozione sui debiti arretrati dello stato in cui si diceva che possono essere pagati "anche con biglietti di piccolo taglio" emessi dal Tesoro. Tutti i partiti l' hanno votata all' unanimità, perché molti non avevano letto bene il testo. A quel punto è iniziata la polemica, cominciando da quella per cui si aumenta il debito pubblico.

     

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    I 60 miliardi di debiti arretrati dello Stato verso fornitori sono stati già conteggiati nei deficit degli anni precedenti per cui si tratta di un fatto contabile formale e il mercato finanziario sa già che, in realtà, fanno parte del debito pubblico effettivo. Non è riconoscere contabilmente questo debito, che già esiste, nel debito pubblico che impressionerrebbe i mercati. Il punto critico è se funzionino come moneta, anche se non sono moneta legale.

     

    I mini-Bot sarebbero cartacei, con un valore nominale di 10 euro, 20 euro, 50 o 100 euro, come le banconote. Non pagano interessi e non hanno scadenza, per cui sono un tipo di debito pubblico particolare, somigliano alla "moneta" che appunto non paga interessi e non scade. Non sono moneta legale (quella che tutti siamo obbligati ad accettare in pagamento) come gli euro e non sono garantiti dalla BCE. Avrebbero però lo stesso un valore simile agli euro.

     

    IL SISTEMA Lo Stato italiano può accettare direttamente 1,000 mini-Bot come se fossero 1,000 euro. Se tu oggi detieni dei Bot (o BTP) e devi pagare 1,000 euro di tasse, li vendi, ottieni 1,000 euro sul conto corrente e poi fai un bonifico. Ma se lo Stato può accettare direttamente dei Bot in pagamento senza passare per il conto in banca e gli euro. E se lo Stato la accetta quasi tutti i privati la accettano anche loro, volontariamente (senza obbligo legale).

     

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    Nello schema di Borghi i mini-Bot sarebbero cartacei, ma previo accordo del fisco con le banche, si potrebbero versare sul conto titoli e bonificare 1,000 mini-Bot al fisco per pagare 1,000 euro di tasse. Se una impresa allora riceve 1,000 di mini-Bot in pagamento di crediti arretrati può saldare una pendenza con il fisco di 1,000 e non le conviene darli via per una cifra minore altrimenti chi glieli compra per 800 o 900 ci guadagna la differenza. Se chi riceve Minibot non ha tasse da pagare li rivende, ma ci sarà molta gente che offre di comprarli per pagare le sue tasse se si offre uno sconto del 10% o forse anche solo del 5%.

     

    Quale sarebbe la reazione della Ue, dei mercati, della Bce e anche dei cittadini? Qui c' è un problema. Oltre a saldare questi debiti verso le imprese e mettere in circolazione liquidità, i Minibot servivano secondo Borghi per avere una moneta cartacea in circolazione nel caso di ritorno alla lira. Se un governo allora emette MiniBot, questo potrebbe essere interpretato dai mercati e dai cittadini come una messa in discussione dell' euro e questo potrebbe scatenere il panico tra chi ha parecchi soldi in banca e una fuga dalle banche e dai titoli italiani. Supponiamo però che gli italiani non si facciano impressionare da chi grida "si vuole in segreto tornare alla lira" e il governo predisponga l' emissione di 60 miliardi di Minibot. Come va valutato il loro effetto?

     

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    Ci sarebbero più soldi in giro e l' economia reagirebbe positivamente, ma lo Stato riceverebbe decine di miliardi di euro in meno di tasse e quindi saremmo da capo al problema del deficit che schizza dal 2% al 5% del Pil ad esempio?

     

    LO SCAMBIO

    Borghi sostiene che quasi tutti i negozi e business li accetterebbero per cui verrebbero scambiati come se equivalenti agli euro e non si avrebbe una riduzione di gettito perché si continuerebbe a pagare le tasse in euro. L' ipotesi è che, per un verso i MiniBot hanno valore pari agli euro perché il fisco li accetta, e per l' altro i cittadini si abituano ad usarli come se fossero contanti e alla fine se li tengono in tasca.

     

    È realistico che vengano scambiati allo stesso valore degli euro anche se di fatto non li si usa per pagare le tasse? I MiniBot non pagano interessi, non sono garantiti dalla Bce e Bankitalia che anzi sono contrarie alla loro circolazione e non si possono usare all' estero, sono cartacei (anche se si può predisporre di versarli in un conto titoli...) e non tutti li accetteranno, perlomeno subito. È ovvio che si svalutino, magari di poco (dipende dalla percezione dei cittadini) rispetto agli euro che non hanno queste limitazioni e sono una moneta consolidata da venti anni nel mondo. Sembra probabile che le imprese li usino per pagare le tasse o per rivederli a qualcuno che a sua volta appena li riceve ci paga le tasse.

    CLAUDIO BORGHI E ANTONIO MARIA RINALDI CLAUDIO BORGHI E ANTONIO MARIA RINALDI

     

    I 60 miliardi emessi di Minibot spariranno quindi quasi tutti dalla circolazione e torneranno allo Stato tramite il fisco. L' impatto sul deficit sarebbe in realtà minore di 60 miliardi perché stimolano a spendere, lavorare e produrre di più per cui il Pil e anche il gettito aumenta.

     

    CONSEGUENZE

    Alla fine dell' anno però il Tesoro incasserà 60 miliardi di mini-Bot invece che 60 miliardi di euro, mentre le pensioni, stipendi e redditi di cittadinanza vari li paga in euro e non in mini-Bot. Il deficit salirebbe, forse, al 5% del Pil facendo espandere l' economia, ma provocherebbe la solita reazione ostile da parte della Ue e dei mercati.

     

    Affinché il meccanismo funzioni occorre quindi che i cittadini li utilizzino come se fosse moneta appunto, a fianco agli euro, e non se ne sbarazzino subito girandoli al fisco.

    DEBITO PUBBLICO DEBITO PUBBLICO

    La proposta per essere efficace nel lungo periodo potrebbe allora essere così riformulata: i) Trasformare i mini-Bot in moneta fiscale elettronica e non cartacea, perché una moneta su carta di credito e bancomat è molto più liquida e utilizzabile (del resto tutte le proposte di "moneta fiscale" elaborate finora in Europa sono state pensate per moneta elettronica).

     

    E creare un circuito di pagamenti agganciato al fisco e a tutti gli esercizi commerciali interessati; i) Occorre annunciare che se ne emetterà ogni anno a venire, come politica permanente, non una volta e poi basta. Vanno emessi a favore di tutte le famiglie e imprese per facilitarne la diffusione (in funzione dello stato dell' economia e degli obiettivi sociali del governo); ii) Devono anche pagare un interesse pari a quello medio di Btp, diciamo intorno all' 1,5%, in modo che ci sia un incentivo a detenerli (anche come forma di risparmio).

     

    In questo modo potrebbero diventare una "Moneta Elettronica del Tesoro" che paga un interesse come un Btp a 5 anni e che il Tesoro si impegna a ricomprare alla pari con gli euro. E in più che si può usare direttamente per ogni pagamento, per cui compri una pizza da 7 euro e addebiti i 7 euro direttamente ai 50 mila euro che hai nel conto presso il Tesoro e che ti remunera all' 1,5%.

    MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

     

    Se è emessa dal Tesoro che garantisce che puoi pagarci le tasse, paga anche interessi come un Btp medio ed in più è utilizzabile per tutti i pagamenti elettronici, questa moneta elettronica sarà anche più conveniente che tenere soldi nei conti correnti o in fondi comuni. I cittadini italiani avranno convenienza ad usarla e detenerla e lo Stato si finanzierà più facilmente con questo nuovo tipo di debito pubblico che funziona anche come moneta.

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