Gustavo Bialetti per “la Verità”
lerner de benedetti
Ma perché agitarsi così tanto per rifarsi una verginità a 60 anni suonati, quando si potrebbe tranquillamente cambiare idea (spiegandolo, ovvio) senza rinfacciarsi l'un l'altro decenni di allegro (e ben pagato) libertinaggio?
Negli ultimi giorni abbiamo dovuto leggere l'eminenza bigia della sinistra roma, Goffredo Bettini, ammettere che la sinistra è prona ai poteri forti.
Poi ecco Ezio Mauro, dimentico di aver diretto per anni Repubblica, spiegare al popolo che il politicamente corretto nuoce al dibattito e alla democrazia.
E ieri ecco Gad Lerner che prende spunto dal (tardivo) pugno di ferro del governo con Atlantia per denunciare «l'omertà» della sinistra e dei giornali dopo il crollo del Morandi. Lerner, vicino di casa a Dogliani del suo storico padrone e amico Carlo De Benedetti (con il quale è stato ritratto in un tête-à-tête nella villa in Sardegna dell'industriale) ha ricordato sul Fatto «l'atteggiamento dei grandi giornali dell'establishment nei giorni successivi alla tragedia.
luciano benetton
Invano, nei loro titoli, si sarebbe potuto rintracciare anche solo il nome degli azionisti di Autostrade». «Pesava, certo, il fatto», rivela Lerner, «che i Benetton erano parte del capitalismo di relazione insediato nelle proprietà dei giornali, che l'ad dell'editoriale Gedi sedeva anche nel cda di Atlantia, e che questi ultimi erano ottimi inserzionisti pubblicitari.
Ma quell'istinto di subalternità è stato alla base di un'informazione distorta che solo oggi trova parziale e tardiva riparazione». I nostri lettori, queste le cose le sanno bene, ma quando le scrivevamo noi erano «fango» e «illazioni».
Vi risparmiamo poi la lezioncina del compagno Gad sul «voto operaio finito alla Lega» (ma dai?) e torniamo al dilemma iniziale. Ma quando la casa d'appuntamenti chiude, bisogna per forza fare le catechiste?