idiota di Bobo - staino
Pasquale Chessa per “il Messaggero”
Nel 1979 nasce Bobo, muore Marcuse e Deng inventa il comunismo capitalista. Siamo all'alba degli anni Ottanta. Non saranno anni ruggenti, anche se arrivati al punto di svolta del decennio si chiuderanno con il ruggito della Pantera. La Storia non lo sente.
Saranno il decennio della restaurazione: con Ronald Reagan in America e con Margareth Thatcher in Inghilterra, con la svolta a destra di Deng Xiaoping in Cina, con Gorbaëv a Mosca, con la Marcia dei quarantamila, i quadri della Fiat che sfilano a Torino contro i sindacati. C'è anche Bettino Craxi, disegnato da Giorgio Foratini con gli stivaloni totalitari di Mussolini.
staino
Della rivoluzione del Sessantotto non rimane che la memoria. Sopravvive nel mito romantico di una generazione nata «troppo tardi», che si rammarica di aver mancato l'appuntamento con la Grande Storia, quella «seconda gente» di cui parlava il poeta Giovani Pascoli, costretta a rivivere la missione etica e politica degli ideali ereditati dai padri.
Adolfo Scotto di Luzio
Freud la chiamava «coazione a ripetere». Ne sentiamo ancora l'eco nella autobiografia che Sergio Staino ha dettato a due suoi fervorosi estimatori, Mario Gamba e Marco Feo, intitolata Quell'idiota di Bobo. Idiota come Mykin, si intende: «Quello che credo è di essere stato educato molto bene dall'etica di mio nonno comunista ... ». Bobo funziona come un alias nostalgico e romantico, coscienza critica del passato sessantottino...
Adolfo Scotto di Luzio
«Politica e illusioni di una generazione nata troppo tardi» spiega il sottotitolo del saggio di Adolfo Scotto di Luzio che «Nel groviglio degli anni Ottanta» cerca il bandolo della nostra e della sua storia generazionale. («Nascere troppo tardi è in questo senso un sentimento tipico della modernità politica, che affiora fin dagli anni successivi alla Rivoluzione francese e alla fine dell'avventura napoleonica»).
Vent'anni dopo l'eredità dei maestri è degradata di fronte alle sentenze della storia, di fronte allo sfaldarsi delle strutture culturali, politiche ed esistenziali: dal trionfo del privato alla dimensione postideologica lo spirito della generazione ritrova la sua immagine nei versi di Vasco Rossi: «ognuno diverso, / e ognuno in fondo perso dietro ai fatti suoi».
thatcher Reagan
POTERE
È successo infatti che i maestri del Sessantotto si ritrovino dall'altra parte del potere, nei giornali, nelle fabbriche, in parlamento, per i nuovi contestatori che hanno coltivato le illusioni della prima rivoluzione studentesca.
E persino Herbert Marcuse, il filosofo del grande rifiuto della democrazia repressiva, diventa per loro difficile da maneggiare... Come l'ossimoro di Staino che si dichiara «anarchico-riformista». Nonostante l'accostamento, davvero azzardato con il principe Myskhin, «L'idiota» di Dostoevskij, la satira di Bobo non riesce a uscire dalla gabbia del genere, la cultura della satira surrogato della politica, per farsi interprete della Storia.
IL SESSANTOTTO - MANIFESTAZIONE DI PIAZZA
Al contrario Scotto di Luzio si immerge con puntiglio nei grovigli degli anni Ottanta. Riesce così a individuare i processi di modernizzazione nati con il Sessantotto, dagli stereotipi esistenziali ai modelli abitativi, dai rapporti famigliari ai rapporti sessuali, costruendo un sapiente reticolo di citazioni e suggestioni che vanno da Umberto Eco a Bob Dylan, da François Furet a John Lennon, da Raymond Aron a Pat Garrett and Billy the Kid (regia di Sam Peckinpah), da Guy Debord a Lawrence Kasdan autore del Grande freddo. Giusta la diagnosi: gli Ottanta sono gli anni della resa dei conti.
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