Nando Pagnoncelli per il "Corriere della Sera"
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L'elezione nel 2016 di Virginia Raggi a sindaco di Roma suscitò grande scalpore, anche se il risultato non poteva essere considerato un fulmine a ciel sereno: la delusione per le amministrazioni precedenti e lo scandalo dell'inchiesta giudiziaria denominata Mafia capitale avevano alimentato una grande aspettativa di cambiamento. Il successo di Raggi a Roma (come pure quello di Chiara Appendino a Torino) fu una ventata di novità e rappresentò la premessa della larga affermazione del M5S alle elezioni politiche del 2018.
A cinque anni di distanza, le valutazioni dei romani sull'amministrazione uscente sono molto severe: il 61% dà un giudizio negativo, contro il 37% che si esprime soddisfazione. La delusione è testimoniata dal voto medio decisamente basso ottenuto dalla giunta (4,4). Peraltro, le misure adottate dall'amministrazione comunale per contenere la pandemia sono state giudicate efficaci dal 59% dei cittadini (contro il 37% di critici).
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Tuttavia, le priorità della città sono molte e particolarmente sentite, a partire dalla gestione dei rifiuti, menzionata da oltre un romano su due (56%), seguita dai trasporti pubblici e della viabilità (46%) e, più a distanza, dal decoro urbano (23%) e dall'occupazione (21%). E anche a Roma, come nelle altre tre città analizzate nei giorni scorsi, prevale l'idea che la città dopo un anno e mezzo di pandemia sia più divisa (la pensa così il 58%) che unita (15%). In questo clima di diffuso scontento il voto ha un significato locale per il 46%, mentre il 37% lo considera un test che avrà riflessi sulla politica nazionale.
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E il desiderio di cambiamento è comprovato dall'elevato numero di candidati (22), di liste (39) e di aspiranti consiglieri comunali (circa 1.800) che si presentano alla competizione elettorale. Al momento il candidato del centrodestra Enrico Michetti con il 36% è stimato in vantaggio sul candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri (28,5%); a seguire Virginia Raggi con il 15,5% e Carlo Calenda con il 14%. Gli altri candidati fanno registrare valori molto contenuti, per un totale del 6%, mentre gli indecisi di attestano al 32,8%. Riguardo alle preferenze di lista si raccomanda grande cautela nella lettura delle stime, tenuto conto della complessità da parte degli intervistati nella scelta tra 39 diversi soggetti.
Ebbene il Pd è accreditato del 22,8%, FdI si attesta al 18,2%, la Lega al 14% e Forza Italia-Udc al 4,8%. Confrontando i voti attribuiti alle coalizioni con quelli stimati per i candidati si osserva che Michetti e Gualtieri otterrebbero meno voti rispetto alle coalizioni che li sostengono, mentre Raggi e Calenda sono accreditati di un risultato superiore a quello della lista. Quanto al ballottaggio, nell'ipotesi di una sfida tra Michetti e Gualtieri, a differenza di quanto emergerebbe al primo turno le stime danno in vantaggio l'ex ministro per 53% a 47%, grazie soprattutto al voto prevalente di coloro che al primo turno intendono votare per Raggi (75%) e per Calenda (83%).
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Per i romani il pronostico di chi approderà in Campidoglio è decisamente incerto: quasi uno su due non si sbilancia, il 17% prevede l'affermazione di Michetti, il 15% di Gualtieri, il 13% Calenda e solo il 7% la sindaca uscente. In conclusione, sulla base delle stime dei sondaggi realizzati nelle quattro principali città chiamate al voto, attualmente a Milano e a Napoli il candidato del centrosinistra fa registrare un vantaggio netto sia al primo che al secondo turno, mentre a Torino e a Roma la situazione appare più incerta, infatti il vantaggio del candidato del centrodestra al primo turno al momento non è accompagnato dalla garanzia di una vittoria al secondo turno.
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La campagna elettorale entra ora nel vivo e giova ricordare che alle ultime elezioni quasi un elettore su quattro ha deciso se e chi votare nelle ultime due settimane, quindi le stime percentuali pubblicate in questi giorni per i candidati e, soprattutto, per le liste potrebbero differire dal risultato finale. Giova anche ricordare che, sebbene (comprensibilmente) i commentatori all'indomani delle elezioni daranno un significato nazionale alle consultazioni comunali, le rilevazioni ci dicono che la scelta di voto della maggioranza dei cittadini si baserà sulle priorità e le aspettative riguardanti il proprio territorio e sulla credibilità dei candidati locali.
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