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    FUORTES GIU’ DALLA SCALA – PANZA: "NELLA CORSA ALLA SUCCESSIONE DI PEREIRA ALLA SOVRINTENDENZA DEL TEATRO MILANESE SI SFILA IL CANDIDATO PIU’ PAPABILE: CARLO FUORTES RESTERÀ ANCHE NEI PROSSIMI ANNI ALLA GUIDA DELL'OPERA DI ROMA" - RESTA IL FRANCESE MEYER - MATTIOLI: "L'ONDA SOVRANISTA NON TOCCA LA SCALA CHE AVRA' IL TERZO SOVRINTENDENTE STRANIERO DI FILA" - I TRE POTERI FORTISSIMI (SINDACATI, CHAILLY E BAZOLI) CHE AVEVA CONTRO FUORTES..."


     
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    Pierluigi Panza per il “Corriere della sera”

    carlo fuortes carlo fuortes

     

    Carlo Fuortes ha dichiarato ieri che resterà anche nei prossimi anni alla guida dell' Opera di Roma. Si sfila dunque dal novero dei possibili successori ad Alexander Pereira come sovrintendente del Teatro alla Scala quello che sembrava il candidato più papabile. Il 18 giugno, infatti, il Consiglio di amministrazione del teatro del Piermarini dovrebbe decidere se rinnovare l' incarico all' attuale dirigente austriaco per altri cinque anni (il suo contratto scade a fine anno) oppure affiancargli una nuova figura, che potrà subentrargli in un lasso di tempo ancora da definire.

     

    A questo punto, l' ipotesi tecnicamente più probabile è che si vada a un rinnovo parziale della sovrintendenza di Pereira, forse allineandone il termine a quello del direttore musicale Riccardo Chailly (fine 2022). Intanto, come prevede lo statuto, Pereira potrà essere progressivamente affiancato dal sovrintendente che lo seguirà alla guida del teatro e che, a questo punto, vede come favorito il francese Dominique Meyer.

     

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    Meyer è stato dal 1989 al 1990 direttore generale dell' Opera di Parigi, dal 1994 al 1999 direttore a Losanna e ora è sovrintendente della Wiener Staatsoper. Sarebbe il terzo sovrintendente, di fila, non italiano alla Scala. Sempre che l' Opera di Parigi, pure impegnata a sostituire Stéphane Lissner (ex Scala), non lo «scippi». Restano comunque sul tappeto anche altri nomi selezionati dalla società di cacciatori di teste Egon Zehnder, tra i quali dovrebbero esserci quelli di Fortunato Ortombina, ora alla Fenice, e di Filippo Fonsatti, già riconfermato alla guida dello Stabile di Torino. Meyer ha un profilo più simile a Pereira, Fonsatti sarebbe l' eventuale outsider.

     

    La Cgil si era detta contraria all' arrivo di Fuortes.

    Pierluigi Panza Pierluigi Panza

    Ieri il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana (che designa un rappresentante nel Cda della Scala), si è sbilanciato verso Meyer: «Se dei due possibili candidati uno si è sfilato, penso possa essere l' altro il sovrintendente», ha dichiarato. «Ma ci affidiamo al sindaco e presidente del Teatro, Giuseppe Sala, che è una garanzia nella scelta».

     

    All' osservazione che sarebbe, ancora una volta, un sovrintendente non italiano a guidare la Scala, Fontana ha tagliato corto: «Siamo europeisti tutti quanti, appartiene a un' altra nazione, ma non è straniero».

     

    Tuttavia le successioni alla Scala, sia di sovrintendenti che di direttori musicali, non sono mai scontate e dunque sarà bene attendere il 18 giugno. Solo allora i tre consiglieri (Giovanni Bazoli, Francesco Micheli e Alberto Meomartini) incaricati dal sindaco di selezionare un numero ristretto di nomi tra quelli proposti dalla società Egon Zehnder scopriranno, ufficialmente, le loro carte. Pereira, intanto, cercherà di giocarsi le sue per un completo rinnovo. Pochi giorni fa, in occasione della presentazione del cartellone scaligero del 2019-20, il sindaco è stato molto lusinghiero verso il manager austriaco.

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    L'ONDA SOVRANISTA NON TOCCA LA SCALA IL FRANCESE MEYER DOPO DUE STRANIERI

    Alberto Mattioli per “la Stampa”

     

    La Scala avrà il terzo sovrintendente straniero di fila, dopo il francese Stéphane Lissner, dal 2005 al '14, e l' austriaco Alexander Pereira, dal '14 a oggi. Il nuovo sommo sacerdote del Tempio è una specie di sintesi dei predecessori: Dominique Meyer è infatti francese ma dirige la Staatsoper di Vienna. In ogni caso, straniero. Nell' attuale movida sovranista e autarchica della politica italiana, è una notizia, anche se la decisione finale verrà presa martedì prossimo, quando il Consiglio d' amministrazione della Fondazione Scala si riunirà prima della «prima» dei Masnadieri di Verdi. La coincidenza, ovvio, sta già scatenando i battutisti.

     

    PEREIRA WERBA PEREIRA WERBA

    Per la successione di Pereira erano rimasti in lizza soltanto due candidati, appunto Meyer e l' italiano Carlo Fuortes, sovrintendente dell' Opera di Roma. Ma Fuortes ieri si è ritirato con un comunicato nel quale rivendica i suoi risultati (fare dell' Opera un teatro serio, in effetti, è stata un' impresa) e annuncia di aver offerto alla sindaca Virginia Raggi «la mia piena disponibilità a proseguire il lavoro intrapreso negli ultimi sei anni». Exit Fuortes, resta solo Meyer.

     

    Resta da capire quando traslocherà a Milano. Il contratto di Pereira scade a febbraio.

     

    Benché indebolito dalla gestione dell' Arabiagate, Pereira vuole una riconferma, se non del mandato pieno, almeno di due anni, che porterebbe la sua scadenza al '22, come quella del direttore musicale, Riccardo Chailly. Di questo si discuterà martedì. In CdA c' è una fazione molto anti-Pereira, guidata dal finanziere Francesco Micheli e finora minoritaria. Però era anche quella che sosteneva Fuortes: può darsi che, non essendo riuscita a piazzare il suo candidato, ottenga come contropartita la testa di Pereira.

    ariadne pereira ariadne pereira

    Alla scelta di Meyer si è arrivati dopo un forte scontro di potere, una battaglia aspra ma tutta combattuta nei salotti milanesi. Il sindaco, Beppe Sala, che è anche presidente della Fondazione, si era affidato a una società di cacciatori di teste che per 30 mila euro gli ha fornito la stessa cinquina di candidati che avrebbe potuto partorire, gratis, qualsiasi globetrotter operistico. Oltre a Meyer e Fuortes, c' erano Fortunato Ortombina (Fenice di Venezia), Christina Scheppelmann (Liceu di Barcellona, poi nominata a Seattle) e Filippo Fonsatti (Stabile di Torino).

    Una scrematura ha portato al derby Fuortes-Mayer, finché il primo ha rinunciato. Dunque, arriva Meyer? «Penso proprio di sì, se dei due nomi, due ottimi nomi, uno si è sfilato - dice Attilio Fontana, governatore della Lombardia -. Comunque sulla scelta rimetto le decisioni al CdA e penso che la capacità del sindaco Sala garantisca tutti». Sul fatto che il prescelto sia straniero, il leghista Fontana taglia corto: «Siamo europeisti tutti quanti. Meyer appartiene a un' altra Nazione, ma non è straniero».

    beppe sala chiara bazoli beppe sala chiara bazoli

     

    Al netto di qualche errore tattico dei suoi sostenitori, Fuortes ha gettato la spugna quando ha capito di avere contro tre poteri fortissimi della Scala. Il primo sono i sindacati, che non lo amano. Il secondo è Chailly, che punta a un rinnovo del suo, di mandato, mentre Fuortes è legato a Daniele Gatti che ha nominato direttore musicale a Roma. Il terzo è Giovanni Bazoli, il grande vecchio del CdA. Perché Bazoli appoggi Meyer non è dato sapere: in realtà, dicono che fosse per Ortombina. Di certo non vuole Fuortes, e qui il perché lo si può immaginare: perché lo vuole Micheli.

    bazoli bazoli

     

    La Scala sarà presto alle prese con il trasloco nei nuovi spazi di via Verdi e molte sue figure apicali, dal direttore generale al maestro del coro, sono prossime alla pensione. Però progetti e idee per l' istituzione culturale italiana più celebre al mondo sono, pare, l' ultima preoccupazione, mentre la gestione viennese di Meyer non sembra particolarmente brillante. Ma, salvo sorprese, i giochi sono fatti. L' unica incognita è se Pereira se ne andrà adesso o fra due anni, insomma se riuscirà a strappare l' agognata riconferma a tempo. In cda, probabilmente, la maggioranza per dargliela c' è. E, se qualcuno avesse davvero a cuore le sorti della Scala, dovrebbe proporgli di restare poi come foundraiser. Sulla gestione artistica di Pereira si può discutere; sulla sua prodigiosa capacità di trovare soldi, no: 52 milioni in quattro anni.

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