Estratto dell'articolo di Arianna Finos per www.repubblica.it
paolo sorrentino - foto porcarelli
Paolo Sorrentino che significa per lei essere in concorso al Festival con “Parthenope”?
«Essendo l’ultimo film che ho fatto, come sempre rappresenta tutto. Sembra che i precedenti siano stati un semplice allenamento per arrivare a questo punto».
[…] Al centro di questo film c’è una protagonista femminile.
«Ho rinunciato subito alla missione di raccontare una donna, non penso che possa essere il compito di un uomo. Ma mi interessava mettere in sintonia il mio lato femminile con quello di un personaggio femminile. Quando parlo delle angosce e dei dolori relativi al tempo che passa, gli uomini mettono in moto il proverbiale infantilismo, fingendo che non li riguardi. Invece, con le donne sento una corrispondenza, parliamo lo stesso linguaggio».
paolo sorrentino and daria d'antonio sul set di parthenope photo by gianni fiorito.
C’è Napoli, nella complessità, nella grande bellezza e nel lato oscuro. Diversa da quella che abbiamo visto in “È stata la mano di dio”.
«Lì la città era uno sfondo, legata a dei luoghi, quelli in cui ero cresciuto. Qui c’è più l’ambizione, effettivamente, di raccontare più a fondo le contraddizioni della città, di farlo attraverso personaggi che poi si ergono a simboli delle diverse anime della città. Personaggi che fanno da corollario amoroso e non alla vita di Parthenope. C’è un sentimento forte con il fratello, il primo amore, quello paterno verso il suo professore, quello mancato per un malavitoso, quello per il vescovo. E per le due insegnanti Isabella Ferrari e Luisa Ranieri, che più di tutti le dicono qualcosa di vero su bellezza e solitudine, sul vivere con quella cosa informe ed eterea che è il successo».
paolo sorrentino foto porcarelli 7
Parthenope abbandona Napoli.
«A Napoli tutto è teatrale. Parthenope si stanca di perpetrare questa rappresentazione infinita di sé, lascia la città alla sua eterna recita. E così la ritrova, dopo quarant’anni dopo, in pieno festeggiamento per lo scudetto».
Lei ha detto che “La grande bellezza” e “Parthenope” sono due film rovesciati.
«Sì: il primo è uno sguardo sul mondo fatto di disincanto, nel secondo domina l’incanto: entrambi hanno al centro un personaggio guida».
celeste dalla porta paolo sorrentino - photo hollywood authentic greg williams
[…] Questo non è un film su nostalgia e rimpianti.
«No. Racconto il passaggio dell’età. Da giovani si è spensierati, ci si abbandona al sogno, al desiderio, si danza davanti allo specchio, si fa un racconto epico di sè. Poi passi dalla vita estetica ad etica, si diventa responsabili, diventi quel che sei. E spesso non ti piaci, tenti tante volte di uscire da te stesso, non ce la fai, e allora diventi Stefania (Sandrelli, che incarna Parthenope nell’età adulta ndr.), accetti ciò che sei, con la possibilità, però, di stupirti ancora una volta».
parthenope di paolo sorrentino 2
Con che sentimento consegna questo film al pubblico?
«È un film che ho fatto in maniera molto emotiva e sentimentale, e spero che questa dimensione arrivi. In altri film ambivo forse più a far ridere. In questo ancor di più a fare piangere».
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