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Pierluigi Panza per il Corriere della Sera
Potrà passare ancora da Milano la futura storia del design globale? La sfida lanciata dalla Triennale presieduta da Stefano Boeri è proprio questa: i suoi affollati comitati scientifici, le sue proposte inclusive, il desiderio di affrontare temi controversi, una «rivoluzionaria comunicazione aperta e onesta» (Boeri) rispondono a questo obiettivo.
Il menù è lungo come quello di un pranzo di nozze, il sindaco, Giuseppe Sala, lo sostiene con le consuete parole d' ordine della milanesità come «pensiero che si tramuta in azione», «trasparenza e coinvolgimento», «idee che diventano realtà»; l' appoggio degli altri enti (come Scala, Piccolo Teatro, Pinacoteca di Brera) massiccio e manifesto.
Riusciranno, dunque, i nostri eroi a includere la Triennale nel pellegrinaggio tardo radical-chic che passa dalla Tate Gallery, dal Moma, dalla Serpentine, da Basel, Miami da..da?
Questo è quel che si vorrebbe fare, «con un po' di pazienza», citando T.S.Eliot, e con una certa dose di hybris: è vero che negli anni Venti-Trenta, quando nacque la Triennale, eravamo la capitale del disegno d' autore ma, allora, la Cina era un Paese contadino, gli Stati Uniti solo in ascesa, i Paesi petroliferi a secco e il Far East una colonia inglese o francese. Oggi sono le capitali finanziarie del mondo e noi abbiamo duemila miliardi di debito.
Il lungo elenco di iniziative presentate ieri ha, comunque, questo comun denominatore: esserci nella società global in barba a ogni sovranismo. Così, a fine febbraio, dovrebbe aprire il tanto sospirato Museo permanente del design. L' obiettivo è quello di mettere in mostra e valorizzare la collezione della Triennale che riunisce 1.600 oggetti.
«Ne esporremo un migliaio», racconta Joseph Grima che curerà anche l' allestimento.
«Intendiamo partire da qui per costruire un grande e vivo archivio del design, raccogliere le carte di protagonisti e industrie, schedare i pezzi rendere visibile e leggibile la storia del disegno industriale». Il Museo sarà al piano terreno, nella curva di destra dell' edificio, e gestito da un comitato di dieci celebri nomi del settore.
Dal 1° marzo la Triennale apre la 22ª Esposizione internazionale con tema Broken Nature: Design Takes on Human Survival: titolo inglese, tema anti-trumpiano, curatrice Paola Antonelli del Moma e partecipazioni internazionali anche da Sri Lanka, Camerun, Senegal, Australia. Spazio anche a Sigil, un collettivo arabo con basi a Beirut e New York che presenterà il progetto Birdsong, «un' analisi della relazione tra gli uccelli (o «corpi aviari», reali o fantastici) e gli umani».
La programmazione affidata al Comitato scientifico composto da Umberto Angelini, Lorenza Baroncelli, Myriam Ben Salah e Grima ha messo in programma una retrospettiva su Enzo Mari a cura di Hans Ulrich Obrist (2019), mostre sull' architetto romano Carlo Aymonino e sul celebre studio d' architettura BIG Bjarke Ingels Group (2020), una sull' architetto messicano Pedro Reyes e una su Mollino. «Abbiamo avviato contatti con Tate, Moma, Serpentine Gallery - assicura Baroncelli - e intendiamo proporre una mostra sulle trasformazioni urbane connessa al tema dei profughi, un festival sulle politiche del quotidiano e interrogarci su democrazia e governance».
Intanto, domani sera s' inaugura la mostra su Achille Castiglioni: una grande porta e una camera oscura «illuminata» dalla voce di Castiglioni ricorderanno il designer a cent' anni dalla nascita.
Nello stesso solco le proposte del Triennale Teatro dell' Arte curate dal sovrintendente del Teatro Grande di Brescia Umberto Angelini, pure al via domani sera. Qui si terrà anche il festival Milano Triennale Performing Arts, da marzo a giugno 2019, con ottanta rappresentazioni di «prosa» molto sperimentale.
Quindi Milano calcio city, Festival dei diritti e Festival dell' amore.
C' è molto altro ancora in programma, ad esempio un contro-restyling della sede per farla tornare più simile all' originale progettato da Giovanni Muzio. «Questa riorganizzazione degli spazi sarà anche associata a un intervento finalizzato a migliorare l' efficienza energetica dell' edificio». Il Palazzo dell' Arte è versatile e accoglie al suo interno, oltre a 8 mila metri quadrati di spazi espositivi, un teatro da 500 posti, una biblioteca sul design e l' architettura, un laboratorio di restauro per il design contemporaneo, un giardino, un ristorante, due caffè e un bookshop.
È questo il nostro Moma? Sì, ma con «un bel debito consolidato». Tuttavia, dichiara Boeri, «il modo migliore per affrontare il futuro è non fermarsi. La situazione è grave, ma possiamo contare su un gruppo di partner importante». Andiamo avanti.
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