DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Estratto dell’articolo di Antonella Baccaro per www.corriere.it
roberto sergio giampaolo rossi
C’è una cosa su cui l’amministratore delegato e il direttore generale della Rai non litigheranno mai: la fede per la Magica. Fino a qualche tempo fa Roberto Sergio, l’ad, e Giampaolo Rossi, il dg, vedevano le partite della Roma insieme, gioendo e patendo all’unisono. Ma da qualche mese a questa parte il clima è cambiato: i rapporti sono più freddi, le interlocuzioni ridotte allo stretto necessario. [...]
Che qualcosa non funzioni nell’antica amicizia che li lega, è più che mai vero dopo il caso Scurati, con il monologo dello scrittore, previsto nella trasmissione di Serena Bortone, che rimane sulla carta provocando un’eco infinita.
Il gelo è calato, all’esplodere delle accuse di censura, dopo quindici telefonate (l’ad le ha contate) intercorse con il dg senza trovare una linea comune. Questioni minime: pare che l’ad volesse citare nel comunicato la cifra «esagerata» richiesta da Scurati per il suo intervento e che Rossi non gradisse. Dopo un tira e molla, il comunicato congiunto non è stato emesso, rompendo una liturgia venuta meno un altro paio di volte.
Una a Sanremo, quando Sergio criticò a caldo la parola «genocidio» usata dal cantante Ghali per descrivere la guerra di Israele a Gaza. E mal gliene incolse, visto che fu attaccato duramente sui social e messo sotto scorta.
[...] anche questa volta, di fronte allo stillicidio di critiche piovute sulla Rai, Sergio non ha retto: «Io cerco di far capire ai miei amici che così l’azienda va a sbattere, ma è tutto inutile» ha detto al Corriere. Parole che riecheggiano un altro sfogo finito proprio ieri sulla Stampa, in cui Sergio parla di qualcuno che «vuole distruggere la Rai».
Così, senza precisare, permettendo all’Usigrai di coglierne la vaghezza e chiedergli a chi si riferisca. Ma molti sanno che quelli che democristianamente Sergio definisce «amici che non capiscono», sono non tanto Rossi, quanto il suo entourage. È su questo che l’ad ha moltissimo da ridire, perché pensa che tiri l’amico Giampaolo per la giacchetta, facendolo sbagliare ma soprattutto semini zizzania nel loro rapporto, mettendo in giro voci infondate sulle sue mire professionali.
giampaolo rossi roberto sergio carlo conti foto di bacco
Questo giro stretto, che innerva l’azienda in alcune direzioni di genere, è lo stesso che viene accusato di aver «molestato» Amadeus o di fare pressioni per ottenere questo o quello. Del duello tra Sergio e Angelo Mellone, direttore del Day-Time, per fare un esempio, molto è già emerso alla luce del sole.
Nel caso Scurati, invece, Sergio trova il modo di prendere le distanze dalla gestione del direttore degli Approfondimenti, Paolo Corsini, facendo sapere di non essere stato messo al corrente della trattativa sullo scrittore e ricorrendo alla formula magica: «Chi ha sbagliato, pagherà».
Oggi infatti riceverà i protagonisti della vicenda: da Bortone a Corsini, ai responsabili dei contratti che non avrebbero comunicato la chiusura di quello di Scurati a 1.500 euro. Il punto è che non è chiaro se, nel rapporto col dg, Sergio voglia strappare o meno.
La prima rottura risale oramai a mesi fa, a causa delle indiscrezioni circa una riunione della Lega in cui si brigava perché Sergio rimanesse al suo posto, sfilando la futura poltrona a Rossi. Da quel momento qualcosa si incrinò: un solco reso più profondo da alcune interviste rilasciate dall’ad nello stesso periodo, in cui sembrava assecondare il disegno di scalzare Rossi.
«Tutte fandonie» dice ancora oggi Sergio con veemenza, citando gli ottimi rapporti con Meloni oltre che con mezzo mondo politico: da Gianni Letta a Pier Ferdinando Casini a Romano Prodi. A un mese dal rinnovo del cda, c’è chi si chiede se il caso Scurati avrà un peso.
marinella soldi roberto sergio giampaolo rossi simona agnes
Ma se Meloni confermasse la fiducia all’attuale dg, malgrado tutto, il destino di Sergio resterebbe legato a quello di Rossi, che potrebbe ancora sceglierlo come suo braccio destro. Simul stabunt, simul cadent. Era così ieri, e lo è ancora.
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