O.D.P. per “il Messaggero”
Sono circa 50 le banche, attualmente residenti nel Regno Unito, che hanno preso contatto con la Bce per informarsi sulle procedure di trasferimento delle loro attività da Londra verso un Paese dell' Eurozona. E una ventina hanno già chiesto l' autorizzazione a stabilirsi altrove. Inoltre, sebbene sulla questione dei diritti dei cittadini europei in territorio inglese ci siano ancora problemi da risolvere e la questione dei rimborsi finanziari è tutt' altro che definita vista la distanza delle posizioni, il fatto che il 20 novembre a Bruxelles si voti per la nuova destinazione dell' Agenzia per il farmaco prova che il processo di distacco è concretamente avviato.
BREXIT
Eppure, nei circoli londinesi che subito avevano male accolto il verdetto di un referendum poco meditato, sempre più spesso aleggia una domanda: e se revocassimo la Brexit? Se tornassimo indietro da questo sentiero impervio che sembra non portare da nessuna parte? A quasi un anno e mezzo dal voto con cui il 52% degli inglesi ha deciso di sganciare la loro terra dall' Europa, il dibattito politico interno è segnato da ben poca chiarezza che, anziché migliorare, peggiora ogni giorno, con una premier, Theresa May, ostaggio di un partito che non la manda a casa - nonostante un bilancio più che deludente - perché è l' unica in grado, proprio per la sua debolezza, di tenere insieme le due anime dei conservatori: l' euroscettica-isolazionista e la liberale-europeista.
murale brexit di bansky
Per ora nessuno osa indicare una via alternativa, perché è in corso un processo difficile da interrompere, col rischio di dover ricominciare tutto daccapo. E tuttavia, dopo che la scorsa settimana la Bank of England ha deciso di aumentare i tassi dallo 0,25% allo 0,5%, primo rialzo da 10 anni, il tema della reversibilità della Brexit si è fatto più attuale. E' bene precisare che a Londra il rialzo dei tassi era in cantiere da tempo, ma viene da chiedersi quanto abbiano inciso sul governatore Mark Carney le crescenti pressioni esterne.
Se dovessimo basarci sui fondamentali del Paese, si capisce infatti come la decisione sia stata tutt' altro che facile: nonostante in Gran Bretagna l' inflazione si attesti al 3%, un punto percentuale sopra il livello obiettivo, i segnali che arrivano dall' economia sono tutt' altro che incoraggianti, mentre la fiducia delle imprese è piuttosto bassa e la crescita lenta. Peraltro, si ricordano poche occasioni in cui la banca centrale di un' economia occidentale abbia deciso di alzare i tassi in un contesto economico in cui sono presenti così tanti segnali di rallentamento.
theresa may firma la richiesta secondo l articolo 50
Insomma, fino a questo momento non sembra che la Gran Bretagna abbia fatto un grande affare. Ma anche l' Europa, nonostante i suoi fondamentali siano migliori e soprattutto più promettenti nonostante le molte contraddizioni, ha bisogno di fare chiarezza al proprio interno su quale modello intende proporre ai 27 partner dopo il distacco della Gran Bretagna.
Soprattutto dovendo fare i conti con i nuovi equilibri emersi dalle elezioni francesi e tedesche e con le spinte centrifughe impresse dai vecchi e nuovi autonomismi, fortemente cresciute dopo la Brexit - non a caso - fino a minare l' integrità di Stati consolidati. La Catalogna è un esempio, ma non il solo. E' dunque giunto il momento di fare il punto sulla situazione onde individuare i percorsi più diretti per un rilancio dell' idea Europa allo scopo, anche, di cogliere le opportunità - non solo economiche - che da un evento disgregante possono nascere. È in questo ambito che il Messaggero Economia, nel solco del progetto Obbligati a crescere che nel 2016 ha riscosso grande successo, si ripropone quest' anno con un nuovo appuntamento.
theresa may
«Europa dopo Brexit» è il titolo dell' evento che si svolgerà oggi a Roma presso l' auditorium dell' Abi al quale parteciperanno il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, il negoziatore ufficiale della Ue per la Brexit, Michel Barnier, e il presidente dell' Europarlamento, Antonio Tajani, nell' ambito di un dibattito che sarà arricchito dai contributi del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, dall' ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, dal presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, e dallo storico e sociologo francese Marc Lazar.