Adelaide Pierucci per “il Messaggero”
Sul suo computer non è stato trovato nemmeno un file sospetto. Lo ha consegnato spontaneamente quando si è ritrovato alle costole gli agenti della polizia postale. È sullo smartphone che l' allenatore di una palestra in zona Torre Gaia, sospettato di avere smanie pedofile, nascondeva il suo tesoro: 1.256 foto e 449 video dal contenuto pedopornografico.
pedofilo arrestato
Tutte immagini con minori in giovanissima età, persino neonati, fatti circolare su Telegram, e talvolta su WhatsApp.
L' OSSESSIONE
Ieri per Michele A., 40 anni, finito ai domiciliari a giugno, è arrivata la condanna. Il pm Eugenio Albamonte, titolare dell' inchiesta aveva chiesto cinque anni di carcere. Ha avuto una pena di sei. La Corte non gli ha riconosciuto nessuna attenuante. Nemmeno la frequentazione del Cipm di Roma, il centro italiano per la promozione della mediazione che fornisce assistenza dei disturbi psichiatrici manifestati dagli autori di reato a sfondo sessuale, era riuscita a calmare la smania sessuale dello sportivo. Che intervistato prima dell' arresto in un servizio delle Iene ammetteva appunto la sua ossessione di cercare materiale pedopornografico, assicurando però di non avere mai sfiorato un bambino.
ARRESTATO PEDOFILO A ROMA
Al momento dell' intervista aveva già due indagini a carico. Con la denuncia del programma tv se ne è aggiunta un' altra. L' inchiesta cruciale era partita da una segnalazione di un uomo, abituale frequentatore di un sito di incontri sessuali per adulti, che, dopo essere entrato in contatto col palestrato di Torre Gaia, ed aver scambiato con quest' ultimo foto e video di natura pornografica, si era accorto di aver ricevuto anche immagini di una minore, indicata come figlia della sua attuale compagna. Ma lo stesso Michele con altri frequentatori di chat aveva parlato di ragazzine smaliziate di 9 anni viste in palestra, evitando di parlare della moglie, ma sostenendo di poter portare a degli incontri la figliastra, per giocare un po'.
Gli inquirenti hanno poi verificato che l' allenatore della palestra non era sposato e, fortunatamente, non aveva neanche una compagna madre di una bambina. Gli accertamenti sul suo conto però non si sono comunque chiusi. Non si poteva trattare solo di un mitomane. E i duemila file, giudicati, particolarmente scabrosi trovati sullo smartphone lo hanno confermato. Considerato l' ingente quantità di materiale pedopornografico posseduto e fatto circolare su Telegram, per ottenere in cambio altri video e foto del genere, per l' uomo era stato così chiesto l' arresto. Capitolo ora chiuso con la condanna, senza sconti.