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PER LA SORA GIORGIA È IL NODO E' ARRIVATO AL PETTINE: RESTERÀ UNA CHEERLEADER TRUMPIANA O FARÀ GLI INTERESSI DELL’EUROPA – MARCELLO SORGI: “MELONI, IN PRIMA LINEA NELLA SOLIDARIETÀ CON ZELENSKY E CON GLI USA, DEVE SCEGLIERE SE SPOSARE LA NUOVA LINEA TRUMPIANA DI APPEASEMENT CON PUTIN E DI PROGRESSIVO DISIMPEGNO IN EUROPA, O QUELLA DELLA STESSA EUROPA” – “IL SILENZIO DI MELONI, A QUESTO PUNTO, HA LE ORE CONTATE. LA PREMIER DOVRÀ SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE” – IL GRAN CAOS SUI DAZI E LA CHIAMATA OBBLIGATA A URSULA: "AI DAZI SI RISPONDE CON I DAZI"

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PER LA PREMIER È ARRIVATA L'ORA DELLA SCELTA

Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”

 

GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN

E adesso? Stretta tra Washington e Mosca da una parte, e Kiev e Bruxelles dall'altra, Meloni tace. La telefonata tra il presidente americano e l'autocrate russo ha dissolto in un attimo le velleità di mediazione dell'Italia tra Usa e Europa. E l'amicizia, la vicinanza radicata subito con il tycoon tornato alla Casa Bianca risulta imbarazzante, ora che l'Europa cerca di entrare nella trattativa sulla pace in Ucraina che per il momento sembra chiusa tra Trump e Putin.

 

[…] Trump […] intende negoziare con Putin e Zelensky, ma con evidente preferenza per il primo, con il quale ritiene possibile un accordo tra potenze mondiali. Immagina, poi, che il compito di un'interposizione a salvaguardia della pace debba essere affidato non solo alla Nato, chiedendo all'Europa di assumersi la responsabilità della difesa del proprio territorio […]

 

DONALD TRUMP ACCOGLIE GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO

Se ne ricava che Meloni, in prima linea nella solidarietà con Zelensky e con gli Usa, deve scegliere se sposare la nuova linea trumpiana di appeasement con Putin e di progressivo disimpegno in Europa, o quella della stessa Europa che non accetta di farsi carico in prima linea, e senza un'effettiva copertura Nato, che Hegseth ha escluso, del compito di fronteggiare la minaccia di nuove aggressioni russe (quando quella attuale contro Kiev sarà finita).

 

È un cambio di prospettiva troppo repentino e impegnativo, come ha spiegato il ministro della Difesa Crosetto […] Atterrando a Monaco e poi a Bruxelles, Hegseth forse si renderà conto che Trump l'ha messa giù troppo facile. Ma anche il silenzio di Meloni, a questo punto, ha le ore contate. La premier dovrà scegliere da che parte stare.

 

SPIAZZATA DAL TYCOON MELONI CAMBIA LINEA E CHIAMA VON DER LEYEN “RISPONDIAMO UNITI”

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/economia/2025/02/14/news/meloni_spiazzata_trump_dazi_europa-424002026/

 

GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - MEME BY EDOARDO BARALDI

Attendista. Silente. Ma soprattutto: in una posizione scomoda. Giorgia Meloni sperava di giocare una partita diversa con Donald Trump. Sui dazi, soprattutto. E sull’Ucraina. Puntava a diventare fin da subito l’europea capace di parlare con la Casa Bianca, senza intermediari. Il ponte.

 

La premier non rinuncia all’obiettivo, ci crede ancora, ma per il momento deve gestire un dato di realtà: il tycoon sta colpendo l’Europa, senza troppe distinzioni. Cerca di disarticolarla, a volte mortificandola.

 

E così, la presidente del Consiglio ha dovuto compiere nelle ultime ore alcuni passi informali, quasi obbligati. Ad esempio, ha comunicato alla Commissione europea che l’Italia sarà compattamente al fianco di Bruxelles nella reazione alle barriere doganali imposte da Washington. «Ai dazi si risponde con i dazi».

 

volodymyr zelensky giorgia meloni foto lapresse 10

Un concetto, questo, che la presidente del Consiglio ha condiviso con Ursula von der Leyen. Non era scontato lo facesse. Anzi, nel corso dell’ultimo Consiglio europeo, lo scorso 3 febbraio, Meloni aveva contestato alcuni colleghi – Emmanuel Macron in particolare - che con questo stesso slogan reclamavano reazioni uguali e contrarie verso gli Stati Uniti. «Trump è un negoziatore la tesi meloniana durante il summit - e sarebbe un errore scegliere la strada del muro contro muro». E invece, almeno in questa prima fase e per reagire ai dazi americani, sarà proprio muro contro muro.

 

[…] Meloni, comunque, aderirà alla reazione promessa da Ursula e sostenuta da Macron. Deve difendere i mercati italiani e non apparire troppo schiacciata sul repubblicano (soprattutto dopo lo strappo all’Onu nel documento sulla Corte penale internazionale).

 

giorgia meloni e donald trump meme by edoardo baraldi

Dopodiché, continuerà a spendersi per trattare. E si riproporrà come mediatrice.

C’è una data cerchiata di rosso: il 24 febbraio. Quel giorno dovrebbe tenersi una videoconferenza dei leader del G7, in occasione dell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina. In quella sede, Meloni intende affrontare anche il nodo dei dazi, spendendosi per un accordo. Ma è chiaro che quel summit sarà monopolizzato soprattutto dalla trattativa tra Usa e Russia per chiudere il conflitto ucraino.

 

È l’altro grande punto di frizione tra le due sponde dell’Atlantico. Il dossier che forse più di tutti mette in difficoltà Meloni. La premier si è a lungo spesa per le ragioni di Kiev.

Con l’avvento di Trump, ha ovviamente sfumato alcune posizioni. Si aspettava un segnale dalla nuova amministrazione, che non è arrivato (la missione europea del generale Kellogg è stata ridotta al minimo e non passerà da Roma). Ma il problema, ormai, investe l’Europa nel suo complesso.

 

ursula von der leyen giorgia meloni foto lapresse

Nelle cancellerie Ue c’è il fondato sospetto che il tycoon abbia davvero deciso di imporre una pace ingiusta all’Ucraina. La reazione di mezzo continente sarebbe furiosa. E l’altra metà, che include l’Italia, non potrebbe sfilarsi.

 

[…] non si può rompere l’unità continentale. Anche perché Roma si ritroverebbe isolata nel continente e oltreoceano. […]

 

Certo, la presidente del Consiglio ribadirà ancora che non può essere l’Ue a sostenere da sola - e senza Usa – la battaglia di Kiev. Che bisogna continuare a parlare con Trump (Roma medita di invitarlo alla conferenza sulla ricostruzione in Italia). Ma se davvero Trump volesse “scaricare” gli ucraini, Meloni resterebbe ancorata all’Unione, a costo di scontentare Matteo Salvini. Soprattutto se Washington non assicurerà un punto essenziale: le garanzie di sicurezza per Kiev.

volodymyr zelensky giorgia meloni foto lapresse 6GIORGIA MELONI IN VERSIONE TRUMP - VIGNETTA BY MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANO DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A PARIGI PER L INAUGURAZIONE DI NOTRE DAMEDONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI