Alberto Mattioli per "La Stampa"
Anche in Francia (anche se meno che in Italia) capita che le notizie giudiziarie diventino notizie politiche. La notizia giudiziaria è che Nicolas Sarkozy è stato prosciolto in istruttoria e non sarà quindi processato con l'accusa di aver approfittato della debolezza dell'anziana multimiliardaria Liliane Bettencourt per farsi finanziare la campagna del 2007. Quella politica è che adesso superSarkò può tornare in campo per le presidenziali del 2017, riunendo nel frattempo i resti sparsi, divisi e litigiosi della destra.
CECILIA E NICOLAS SARKOZYL'«affaire Bettencourt» è una saga familiar-politico-giudiziaria così lunga e complicata che al confronto «Dallas» sembra una favoletta della buonanotte. Secondo i magistrati Jean-Michel Gentil e Valérie Noël, alla greppia di madame Bettencourt hanno mangiato in dieci. Rinviati a giudizio Eric Woerth, ex tesoriere e ministro di Sarkò, François-Marie Banier, favorito della miliardaria, l'uomo di fiducia Patrice de Maistre e altre figure della colorita fauna di faccendieri e parassiti che infestava casa Bettencourt. Sarkozy, no. I due giudici istruttori l'hanno braccato, interrogato, messo sotto inchiesta. Per loro, era lui «il vero cervello» del sistema «ben oliato» che ha munto 4 milioni di euro dai conti svizzeri dei Bettencourt fra il 2007 e il 2009.
CECILIA E NICOLAS SARKOZYMa, come ha ricordato la Corte d'appello di Bordeaux il 24 settembre scorso, una cosa sono gli indizi, l'altra le prove. Gentil & Noël sostengono che gli indizi contro Sarkò sono «gravi e concordanti». Ma le prove non le hanno trovate, quindi hanno preferito gettare la spugna.
SARKOZY BETTENCOURTSarkozy è pulito. Per la verità, il suo nome compare in almeno quattro dossier giudiziari caldi, anzi bollenti: i sondaggi dell'Eliseo (una commessa da un milione e mezzo di euro affidata senza concorso a Patrick Buisson, la sua eminenza grigia), l'«affaire Karachi» (retrocommissioni sulla vendita di sommergibili al Pakistan per la campagna presidenziale del 1995 di Edouard Balladur, di cui Sarkozy era portavoce), l'eventuale finanziamento dell'ex amico Gheddafi alla campagna del 2007 e infine l'«affaire Adidas-Tapie», cioè il discusso arbitrato che ha regalato all'ancor più discusso uomo d'affari 400 milioni di soldi pubblici.
sarko gheddafiPerò per ora sono solo indagini. Per Sarkozy, il macigno sulla strada del grande ritorno era il dossier Bettencourt. Adesso non c'è più. Lui, sobrio, ringrazia via Facebook «mia moglie, la mia famiglia, i miei amici, la mia formazione politica e in particolare il suo presidente Jean-François Copé» (non pervenuto l'altro gallo nel pollaio dell'Ump, l'ex premier François Fillon). Poi ha fatto la morale: «Non si guadagna mai a calunniare».
I suoi fedeli giubilano molto più rumorosamente. Domenica, a uno era scappato detto che Sarkò assolto sarebbe ripartito «come una Formula 1 che esce dai box». In pole position a destra c'è lui.
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