1. IL SORPASSO DEI PIRATI PER IL CANALE ILLEGALE PIÙ CLIENTI DI MEDIASET
Marco Mensurati per ''la Repubblica''
pezzotto iptv
Altro che Rai e Mediaset, altro che Sky e La7. Da qualche tempo a questa parte il già traballante mercato televisivo italiano è costretto a registrare la resistibile eppure incontrastata ascesa, in termini sia di pubblico sia di guadagni, di un nuovo, insospettabile canale: Pezzotto tv.
Gli addetti ai lavori hanno preso a chiamarlo così, ispirandosi allo slang campano che con "pezzotto" indica lo "scatolotto", e cioè il decoder illegale (nome tecnico Box Android) che, al costo di 10 euro di abbonamento più 110 di hardware, consente piuttosto facilmente di vedere in chiaro tutti i canali altrimenti criptati, tra gli altri, Sky, Dazn, Mediaset Premium e Netflix.
Operatori nel mirino La fenomenologia del Pezzotto tecnologia straniera implementata in Italia - è nota da tempo, quello che non era noto fino pochi giorni fa erano le sue reali, crescenti, dimensioni.
Secondo le stime ufficiose che circolano negli uffici della Lega Serie A, l' istituzione più danneggiata da questa forma di pirateria, il Pezzotto quest' anno ha fatto più abbonati di quanti ne aveva lo scorso anno Mediaset Premium. Due milioni contro un milione e mezzo.
Un dato che ha fatto suonare l' allarme rosso ai vertici del Palazzo del calcio che, stanco del saccheggio, ha deciso insieme a Sky e Dazn di reagire. Portando in tribunale le Telco - Telecom, Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali - sulla cui rete si appoggia l' intera infrastruttura illegale. L' accusa, in sostanza, è quella di una forma indiretta di connivenza.
Storia di un sorpasso I dati del sorpasso del Pezzotto ai danni di Mediaset sono saltati fuori mentre in Lega cercavano di analizzare il comportamento degli utenti, chiamati a migrare dal sistema "Sky-Mediaset" dell' ultimo triennio, a quello attuale "Sky-Dazn".
il pezzotto decoder illegale
«Leggendo i flussi - spiegano da via Rosellini ci siamo accorti che almeno un milione di utenti ce li siamo persi per strada». Questo milione va sommato agli utenti del Pezzotto già censiti lo scorso anno. «Alla fine, quella di due milioni, è una stima per difetto».
In realtà, la migrazione degli utenti è avvenuta eccome, ma nella direzione sbagliata: quella illegale. Svariate, secondo le analisi, le ragioni di tale successo.
Si va dalla "predisposizione culturale verso la pirateria di una grossa fetta del Paese" (a quanto pare tra i "clienti" ci sarebbero persino dei calciatori di Serie A) alla facilità di accesso alla "scatoletta" (che nel caso in cui gli utenti dispongano di una smart tv non serve nemmeno, basta un codice): le prime indagini della Direzione nazionale antimafia raccontano di un giro di tassisti campani che insieme al box danno in omaggio una maglietta col brand PZZ8 ( grafica stile Dazn).
I danni al sistema Al di là degli aspetti più folkloristici del fenomeno, va chiarito che il Pezzotto produce un danno enorme al sistema. Basti pensare che circa il 60 per cento del calcio italiano si sostiene grazie agli introiti dei diritti tv, per acquistare i quali Sky e Dazn versano ogni anno 970 milioni di euro alla Lega. Dall' altra parte il giro d' affari annuale derivante dalla sola pirateria relativa alla Serie A si aggira intorno ai 200 milioni di euro l' anno, e distrae guadagni che secondo le stime più ottimistiche sarebbero di poco inferiori al miliardo l' anno.
Lo scontro con le Telco Oltre alle associazioni criminali che gestiscono il racket, nel mirino di Lega, Sky e Dazn così sono finiti gli operatori telefonici.
il pezzotto decoder illegale
Accusati di non fare abbastanza per contrastare il fenomeno, pur avendone tutte le possibilità.
Un comportamento ambiguo che si spiegherebbe con l' interesse delle varie Telco a gestire traffico dati. «Un tempo - spiegano fonti della Lega - le Telco avevano bisogno di acquistare i diritti tv della A, adesso grazie al Pezzotto possono saltare questo costoso passaggio». Anche così si spiega l' assenza delle Telco all' ultima asta.
La controprova di questa teoria starebbe nella lentezza con cui gli operatori eseguono gli ordini di "spegnere" i canali pirati emessi dal tribunale su richiesta di Sky e Dazn o della Lega. Trattandosi di eventi live, lo spegnimento dovrebbe essere "immediato" per avere efficaia. Gli operatori invece ci impiegano molto di più di 90'.
andrea zappia sky q
E così sono stati portati davanti al tribunale di Milano che, in tre diverse sentenze - l' ultima è del 28 marzo - ha imposto loro di spegnere il segnale incriminato "immediatamente", e comunque non oltre le 48 ore, termine oltre il quale scatta una penale.
La risposta degli operatori La decisione del giudice si è scontrata con la riottosità degli operatori, che ancora il 3 aprile, sempre davanti al giudice, hanno ribadito l' impossibilità di agire "immediatamente".
Tra i vari motivi addotti, anche il fatto che disputandosi molti dei match nel week-end, il costo per la disattivazione dei segnali illegali sarebbe altissimo. Secondo Vodafone per "l' immediata disabilitazione in qualunque momento venga richiesta" servono «almeno tre persone, una per ricevere e verificare le richieste, una per disabilitare gli indirizzi IP e una per disabilitare i DSN» per un "totale annuo di 1.230.000 euro". Per lo stesso motivo anche Tiscali si è detta contraria: «Facciamo lo stesso con i siti pedopornografici. Se il tribunale ci chiede di disattivarli ma è sabato non possiamo procedere prima di lunedì».
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L' apertura di Telecom Decisamente più collaborativa Telecom. Pur schierata anch' essa con le altre Telco, è l' azienda che sin qui ha prodotto lo sforzo maggiore, riuscendo - anche se in un solo caso - a ridurre i tempi fino a 50 minuti dall' arrivo della richiesta. L' ad Luigi Gubitosi ha più volte incontrato il presidente della Lega Gaetano Micciché dicendosi disponibile "a studiare insieme una soluzione".
Soluzione che però andrà trovata in fretta anche perché Sky, Dazn e i presidenti della Serie A stanno perdendo la pazienza e hanno già dichiarato l' intenzione «di chiedere alle Telco un risarcimento per i danni provocati dall' inadempienza strumentale alle disposizioni del tribunale».
2. MA TU CE L'HAI IL PEZZOTTO?
Umberto Brindani per ''Oggi''
Ci sono dei momenti in cui uno si sente un po’ stupido. Come dicono a Milano, un po’ pirla. Mi è già capitato due o tre volte, nell’ultimo periodo, e sempre per la stessa ragione. Vado a casa di un amico per vedere la partita e gli dico: «Grazie dell’invito, da quando ti sei abbonato a Sky?».
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Lui, con aria complice: «Non ho Sky, ho il pezzotto». Un altro conoscente lo chiama più semplicemente decoder e mi spiega: «Con questo posso vedere tutto: Sky, Dazn, Amazon, Netflix, tutto quello che ti viene in mente. Ed è praticamente gratis eh!». E allora pensi: ma sono l’unico che paga salato per vedere la «nuova televisione»? Quella digitale, via Web, che ha moltiplicato l’offerta e consente di scegliere cosa guardare e quando?
Be’, proprio l’unico no. Ma la truppa di chi gode della tv pirata è consistente, e tende a crescere. Stando a una bella inchiesta di Federico Fubini sul Corriere della Sera, «in Italia oggi sono attivi 2 milioni di abbonamenti illegali, e 4,6 milioni di italiani assistono alle partite nei bar, negli hotel o dal divano di casa versando denaro a organizzazioni che rubano i diritti». Sì, perché qualcosina si paga, è ovvio. Ma molto meno di quanto bisogna sborsare per gli abbonamenti legali. E questi soldi vanno a finire alle mafie, che guadagnano tanto rischiando pochissimo. In fondo si viola “solo” il diritto d’autore, che tanto viene già massacrato quotidianamente, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo dai giganti della Silicon Valley...
il pezzotto decoder illegale
Intendiamoci, chi si è preso il pezzotto, cioè il set top box che consente la visione di migliaia di canali piratati, è ben consapevole di stare facendo una cosa che non va del tutto bene. Ma è un po’ come quando, qualche anno fa, tutti scaricavano musica gratis. O si comprava il cd farlocco al mercatino. Oppure ancora si fotocopiavano i libri di testo per risparmiare. Guardiamoci negli occhi: chi non ha mai fatto qualcosa del genere? In più, stavolta, c’è pure la malcelata soddisfazione di fregare quegli esosi dei network televisivi privati.
Come facevano i tantissimi che non pagavano il Canone Rai, prima che quella tassa venisse inserita nella bolletta elettrica. Il retropensiero di alcuni è: «La tv è gratuita, deve essere gratuita, come l’aria: perché mai devo cacciare soldi per ciò che è un mio diritto?». Altri, più realisticamente, pensano: «E che sarà mai? D’accordo, non ne vado fiero, ma non faccio mica male a nessuno!».
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E poi: si è mai sentito di qualcuno che sia stato non dico arrestato o indagato, ma neppure beccato a usufruire di contenuti pirata? È abbastanza improbabile che una sera in casa facciano irruzione i Corpi Speciali come in Minority Report e un omone col visore notturno urli «Fermi tutti! Faccia a terra! Avete il pezzotto!». Certo, con la nuova legge sulla legittima difesa (vedi l’articolo a pag. 22) forse si potrebbe rispondere al fuoco, ma insomma stavamo guardando un film, mica eravamo dentro un film!
Più seriamente: questo è un tema che si trova all’incrocio fra l’educazione civica (che manca) e le regole per la fruizione dei contenuti (che ci sarebbero, ma vengono troppo spesso ignorate). Da un lato, i doveri normali di un cittadino onesto imporrebbero di pagare l’Iva, non sostare in doppia fila, non buttare le cicche dal finestrino, fare la raccolta differenziata e, nel caso specifico, versare il dovuto per ciò che si guarda, si ascolta o si legge.
Dall’altro lato, esistono persone che per mestiere producono contenuti: scrittori, giornalisti, artisti, autori di musiche o di prodotti audiovisivi, attori, cantanti e così via. Queste persone devono essere retribuite per ciò che fanno, esattamente come un artigiano che fabbrica un oggetto. Solo che l’artigiano l’oggetto lo vende e incassa, mentre nel mondo della comunicazione ormai quasi tutto passa dal Web, che è libero, incontrollato, selvaggio e percepito come gratuito. Alla fine ci guadagnano solo Google e le altre grandi compagnie internettiane. Oltre ovviamente alle mafie che forniscono il pezzotto. E così, mentre guardiamo il film o la partita piratati, ognuno di noi dà il suo piccolo contributo alla distruzione di un valore, quello dell’umana creatività.