Salvatore Mannino per www.corriere.it
davide piampiano 4
«Vorrei essere morto io al suo posto, la mia vita è finita quando ho ucciso Davide, che consideravo il figlio che non ho mai avuto». È drammatico l'interrogatorio di garanzia che Piero Fabbri, 56 anni, accusato di omicidio volontario, sotto il profilo del dolo eventuale, per la tragica fine nelle campagne di Assisi dell'amico Davide Piampiano, lasciato agonizzare senza chiamare i soccorsi, ha reso stamani davanti al Gip nel carcere di Capanne a Perugia. […]
Piero Fabbri
L'interrogatorio avviene in camera di consiglio, quindi senza la presenza di pubblico, e perdi più dentro una galera. Nessun estraneo quindi assiste alle frasi di pentimento del muratore assisano, per le quali bisogna affidarsi alle parole del suo avvocato Luca Maori.
È lui a riferire anche la spiegazione che Fabbri dà del suo atteggiamento, prima la menzogna anche col terzo protagonista della battuta al cinghiale, un coetaneo di Davide, poi con la famiglia, dinanzi alla quale ha ostentato per giorni la sua partecipazione al dolore, in prima fila alla camera ardente, in prima fila anche al funerale. «Ha fornito una versione stupida e assurda – spiega il legale – per senso di colpa e di vergogna, non aveva il coraggio di ammettere coi genitori di essere stato lui ad uccidergli il figlio».
davide piampiano 1
L'accusato, tuttavia, nega di aver depistato le indagini ed è questo il passaggio decisivo, perché l'accusa di omicidio volontario regge solo se davvero Fabbri ha tenuto quell'atteggiamento omissivo che gli contesta la procura di Perugia, accettando il rischio che Davide morisse, pur di non apparire lui come il responsabile dello sparo, nascondendo il suo fucile, spogliandosi degli abiti da caccia e non rispondendo alle disperate richieste di aiuto del ragazzo: «Non lasciarmi qui a morire», almeno stando alle immagini riprese dalla telecamera Go Pro che Piampiano portava nel berrettino e che è volata a terra dopo la fucilata al petto.
Davide Piampiano
«Era quasi buio, ho sentito un fruscio e ho sparato. Credevo fosse il cinghiale». L'audio della telecamera integra il suo racconto. Si sente il Biondo che dice a Davide: «Dove ti ho preso, pensavo fossi il cinghiale». Poi la telefonata al terzo cacciatore, che infine chiamerà i soccorsi, in dialetto: «Curre, Curre che a Davide gli è partito un colpo. Tocca arcacciallo di qui (dal sottobosco impervio Ndr), io sto di qui, cerco de non fallo svenì». I soccorsi? «Chiamali tu», dice all'altra doppietta. […]