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    POCHI VOTI E PURE PER DISPETTO – A OSTIA HA VOTATO UN ELETTORE SU TRE, MA IL M5S HA QUASI RADDOPPIATO I VOTI TRA IL PRIMO E SECONDO TURNO. DECISIVI GLI ELETTORI DI SINISTRA – GLI SCRUTATORI IMPEGNATI COL SUDOKU PER INGANNARE L’ATTESA. IN UN SEGGIO SOLO 4 VOTANTI: DUE PER LA DI PILLO (GRILLO), DUE PER LA PICCA (FORZA ITALIA) 


     
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    1. E CASAPOUND RESTA A CASA

    Diodato Pirone per Il Messaggero

     

    Due i pilastri che emergono da una prima analisi del mini-voto di Ostia. Il primo è di carattere generale: ancora una volta il ballottaggio ha fatto da trampolino alla vittoria grillina. Dal primo al secondo turno il patrimonio di consensi dei pentastellati di Ostia è lievitato dell'80,5% passando da 19.777 a 35.691 voti con un chiaro afflusso di preferenze, come vedremo, dalla sinistra a sinistra del Pd e da altri.

     

    raggi di pillo raggi di pillo

    Il fenomeno del trasbordo di voti da uno degli altri due poli politici verso i grillini era già emerso con prepotenza alle comunali di Torino e Roma. Nella Capitale - secondo i modelli matematici dei sondaggisti - dei 780 mila voti raccolti al ballottaggio dalla sindaca Virginia Raggi circa 250 mila arrivarono da elettori del centrodestra.

     

    IL PRECEDENTE

    Più in piccolo - ma significativamente - i pentastellati nel giugno 2016 erano riusciti a battere la destra a Nettuno passando dai 6.530 voti registrati al primo turno all'incredibile boom a quota 14.759 (il 69,1% del totale) del ballottaggio durante il quale asfaltarono un centrodestra vincente al primo turno. «Il ballottaggio può sfociare nel gioco del tutti contro uno - spiega Enzo Risso, direttore della casa di sondaggi SWG - Meccanismo che i 5Stelle usano ora contro la sinistra e ora contro la destra. E' uno degli effetti del cosiddetto tripolarismo asimmetrico ovvero della schizofrenia provocata da meccanismi elettorali bipolari applicati ad un sistema politico tripolare».

    Giuliana Di Pillo Giuliana Di Pillo

     

    Risso non lo dice esplicitamente ma alla luce anche del mini-test di Ostia si vede con chiarezza l'autogol grillino commesso sulla legge elettorale chiamata Italicum, voluta dall'allora premier Matteo Renzi nel 2016, che prevedeva il ballottaggio. Secondo gli osservatori più attenti quel sistema forniva su un piatto d'argento una possibilità concreta al M5S di vincere le elezioni politiche. Con la legge Rosato a un turno invece - a meno di sorprese - il polo grillino difficilmente guadagnerà più di una manciata dei 232 collegi maggioritari alla Camera e avrà meno possibilità di agguantare Palazzo Chigi.

     

    La campagna anti-Italicum pentastellata è ancora più inspiegabile agli occhi degli analisti se si considera che la Corte Costituzionale non ha considerato il ballottaggio illegittimo in sé ma lo ha cancellato (per le politiche) perché il referendum del 4 dicembre aveva lasciato in piedi anche il Senato. Dunque sarebbe stato folle tenere in piedi un ballottaggio che avrebbe potuto dare vita a maggioranze diverse nelle due Camere.

     

    I PORTATORI D'ACQUA

    ostia fascista ostia fascista

    Il secondo pilastro del caso Ostia riguarda le prime, grossolane, indicazioni sui flussi di voto locali che indicano come vari fattori hanno giocato a favore dei 5Stelle. Dai risultati delle singole sezioni emerge che i circa 6.000 voti raccolti dal candidato bersaniano, Don De Donno, soprattutto a Ostia Centro e Idroscalo, si sono diretti quasi in blocco verso la candidata grillina.  Stesso discorso a Ostia Antica, vecchio feudo Pd, dove una parte dei democrat pur di fermare la destra ha preferito sostenere i pentastellati al secondo turno. Insomma Pd e bersaniani presentandosi divisi hanno raccolto complessivamente circa il 23% dei voti, non pochi, ma sembrano aver finito entrambi - in misura diversa - per portare acqua ai grillini.

     

    Monica Picca candidata centro destra Monica Picca candidata centro destra

    I quali però non sembrano aver raccolto direttamente voti da Casapound che al primo turno ha raggiunto il 9% dei consensi. Piuttosto al secondo turno il candidato pentastellato ha mietuto voti generici di protesta sia nell'area di Ostia Nuova che nell'entroterra, ovvero nelle zone più disagiate. Invece il centrodestra, che pure al secondo turno ha ottenuto il 38% in più dei voti rispetto al primo turno, ha mostrato qualche debolezza a Casal Palocco, zona dove è tradizionalmente forte. Infine a favore dei pentastellati hanno giocato elementi localissimi come il fatto che solo se avessero vinto loro (ma sotto il 65%) i capi di alcune liste civiche sarebbero entrati nel parlamentino di Ostia.

     

    Tutto ciò detto i pentastellati hanno poco da gioire: gran parte del loro elettorato riunito alle Comunali stavolta è rimasto indifferente alla sfida ed è rimasto nell'oceano dei 120.000 abitanti di Ostia che non hanno votato. Due su tre. 

     

    2. NEL QUARTIERE CON SOLO 4 VOTANTI

    L.De Cic. per il Messaggero

     

    «Ma perché si votava?». Sì. «E dove?». A Ostia. «E che c'entra Ostia con noi?». Davanti alla scuola Santi Savarino, ultimo spicchio del X municipio di Roma, alla fine della tenuta di Castel Porziano, prima che questo pezzo di città diventi Tor de' Cenci e poi, una manciata di chilometri più in là, Eur, il lungomare di Roma squassato dalle cosche, le testate ai cronisti, le manifestazioni antimafia degli ultimi giorni, sembrano distanti quanto l'Australia. Infatti non ha votato nessuno.

    franco de donno1 franco de donno1

     

    Qui, davanti alle cabine nere del Viminale, si sono visti solo quattro elettori su 998 che ne avevano diritto. Lo 0,4 percento, hanno annotato i funzionari comunali. Un trionfo di partecipazione uguale uguale a quello di due settimane fa, perché anche al primo turno si presentarono in questa scuola deserta quattro votanti appena. Qualcuno deve avere pensato, allora, che forse con un terzo tentativo le cose possano andare meglio. «Ritenta, sarai più fortunato», si leggeva ieri pomeriggio su un cartone che qualche manina goliardica ha lasciato all'ingresso della scuola. 

     

    DUE A DUE

    Per gli amanti dei dettagli, lo spoglio - immaginiamo tra i più veloci della storia - ha rivelato una perfetta parità tra le due candidate in lizza: due voti per la grillina Giuliana Di Pillo, due voti per la sfidante del centrodestra, Monica Picca. «Almeno a contare le schede hanno fatto in fretta», ghigna Mirella, la storica custode di questa scuola, ormai in pensione. San Savarino è il caso limite, e anche un po' grottesco, di un'ondata di disaffezione elettorale da prendere invece molto sul serio, e che alla fine annacqua la vittoria dei Cinquestelle nel distretto di Ostia. Una vittoria decisa da pochi, da un elettore su tre; e dopo due anni di commissariamento per infiltrazioni criminali, forse ci si aspettava di più. 

     

    ZERO SCRUTATORI

    Franco De Donno Franco De Donno

    «Pochi votanti? Ma qui è stata già un'impresa reclutare gli scrutatori». Via dell'Idroscalo, Nuova Ostia, feudo del clan Spada. La presidente del seggio, sabato pomeriggio, si è ritrovata sola. Scrutatori presenti? Zero. «Dall'Ufficio elettorale ci avevano dato quattro nomi, ma non si è presentato nessuno. Nessuno. Mi creda, in tanti anni non mi era mai successo», racconta Ilaria Belli, 44 anni, costretta a dare la caccia ai sostituti all'ultimo minuto, pur di assicurare il voto in uno dei fortini delle cosche del litorale.

     

    «Alla fine ce l'abbiamo fatta - confida sollevata, all'indomani dello spoglio - Anzi qui ha votato anche un po' più di gente rispetto ad altre zone, dove c'è stato il deserto». I membri dei clan si sono tenuti alla larga. «Sul registro avevamo qualche Fasciani - racconta Belli - ma non si sono presentati».

     

    SCONFORTO E SONNO

    ROBERTO SPADA CON LUCA MARSELLA DI CASAPOUND ROBERTO SPADA CON LUCA MARSELLA DI CASAPOUND

    Alla scuola Giuliano da Sangallo, tra le palazzine residenziali di Ostia Lido, uno scrutatore forse colto dallo sconforto si è appisolato mestamente sui registri elettorali rimasti intonsi. Altri colleghi, per fuggire la tentazione di una siesta, sono ricorsi ai rimedi dell'enigmistica, tradizionali (cruciverba) e d'importazione (sudoku).

     

    «Qui abbiamo giocato a Nomi, cose e città, come alle elementari», racconta una scrutatrice dell'Istituto Amendola Guttuso, un'elementare appunto, a due isolati dalle case popolari di piazza Gasparri. Fuori, la polizia chiedeva a tutti documenti d'identità e tessere elettorali. Senza, non si entrava. «Hanno fermato anche i parenti».

     

    BAR E PERIFERIE

    marsella casapound marsella casapound

    Letta in filigrana, la mappa del voto racconta un territorio a due facce. Con i quartieri del lungomare, che hanno tirato la volata ai Cinquestelle, a cominciare da Nuova Ostia che due settimane fa aveva gonfiato i consensi di Casapound, mentre più ci si allontana dal bagnasciuga, virando verso l'entroterra, tra i palazzoni di Casal Bernocchi e Centro Giano, più straripa l'indifferenza e un cinismo popolare che diventa facile populismo. Entri in un bar qualunque, per esempio in via Gherardi, e senti le solite voci dei delusi. «E che ci andiamo a fare a votare? Tanto non cambia nulla. Pure con i Cinquestelle, lo scriva», si sbraccia Filippo Jaconello, 84 anni, «ho sempre votato Pci, scriva anche questo. Ora la domenica resto a casa. L'unica vittoria che mi interessa? Quella della Roma».

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