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2015, ODISSEA NELL’IGNAZIO/2 – CON CAUSI A BADARE AI CONTI ED ESPOSITO AL DRAMMA TRASPORTI, ORFINI E' IL TUTOR DI MARINO – IL RESTO LO FARÀ GABRIELLI, CHE GESTIRÀ IL GIUBILEO – PER PITTIBIMBO ROMA HA TRE MESI DI TEMPO PER INVERTIRE LA ROTTA, POI ARRIVA IL COMMISSARIO

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Goffredo De Marchis per “la Repubblica

 

«Non c’è un solo assessore renziano», dice Matteo Renzi commentando la nuova giunta Marino. Ancora una volta il premier prende le distanze dall’amministrazione del Campidoglio. Si tiene le mani libere, non ci mette la faccia e non è così sicuro che l’ennesimo tentativo di salvare la Capitale con questo sindaco vada in porto. «Ci sono tre mesi di tempo per vedere non dico la rivoluzione ma un’inversione di rotta», spiega ai suoi collaboratori.

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Dopo di che, in caso di fallimento, Roma si dovrà preparare ad andare al voto con due anni di anticipo, la prossima primavera. Insieme con Milano, Torino e Napoli. Con l’incognita dell’Anno santo in pieno svolgimento.

 

L’umore a Palazzo Chigi è questo. Luca Lotti, il braccio destro delle partite difficili, si defila (e non è da lui): «Non mi occupo di Roma». I cosiddetti renziani capitolini parlano apertamente di «accanimento terapeutico» (Lorenza Bonaccorsi) e si mettono sulla riva del fiume. Ma a questo punto il Marino ter ha bisogno dell’esecutivo che in cambio ottiene un sostanziale commissarimento del sindaco.

ignazio marino  alla festa di selignazio marino alla festa di sel

 

Del Giubileo infatti si occuperà il prefetto Gabrielli con pieni poteri. Il governo glieli darà al più presto, nei prossimi giorni, «anche per evitare, visti i tempi strettissimi, il ricorso a procedure d’urgenza negli appalti, una stagione che appartiene al passato», sottolineano gli uomini del presidente del Consiglio. I finanziamenti del governo per la Capitale verranno gestiti dal nuovo vicesindaco con delega al Bilancio Marco Causi, già pezzo forte della giunta Veltroni, conoscitore profondo di Roma e dei suoi conti. Una persona di cui Renzi si fida molto e che in sostanza riferirà più a lui che al sindaco.

 

Ai Trasporti, assessorato chiave di una città dove muoversi è quasi impossibile, va Stefano Esposito, vicino a Matteo Orfini ma con un filo diretto a Palazzo Chigi con il premier ancora prima che con i suoi fedelissimi.

MATTEO 
ORFINI
MATTEO ORFINI

 

Su questi tre pilastri si regge la scommessa di Orfini, commissario romano. Ma è anche la scommessa del Pd. «Un grande partito come il nostro — spiega Orfini — non può non considerare prioritario governare Roma». Questo è quello che ha detto a Renzi: una rovinosa caduta di Marino si rifletterebbe sul governo e sul segretario dem, va fatta un’ultima prova. Parole che il premier ha accolto con scetticismo ma «mettendosi a disposizione », come ha detto sia a Causi sia a Esposito che lo hanno chiamato prima di accettare. Non a caso già martedì è stato convocato nella sede dell’esecutivo il tavolo istituzionale per le risorse da destinare a Roma. L’annuncio della nuova giunta perciò ha sbloccato la situazione.

 

Restano altre scommesse in ballo. Quella di un gruppo di renziani è che Marino cadrà comunque. La sua maggioranza, dopo l’uscita di Sel, balla su un voto di scarto. E non è detto che Marino accetti senza ribellioni quella che molti chiamano già “giunta Orfini” e il commissariamento formale o sostanziale di tutti i dossier più delicati di Roma: Giubileo, mobilità, soldi. Tolti al sindaco e delegati a dirigenti non scelti da lui.

Marco Causi Marco Causi

 

Il tentativo, per arrivare al 2018, è quello di creare una filiera stabile, dialogante, collaborativa che attraversa una catena composta tutta da uomini del Pd: il premier, il presidente della Regione Nicola Zingaretti, il primo cittadino Marino. La formula dovrebbe coinvolgere quindi il partito ai massimi livelli, cercando di tenere tutti insieme questi ruoli in modo che nessuno possa fare scherzi all’altro.

 

Ma l’opinione del capo del governo è diversa. Non vuole essere coinvolto nell’eventuale disastro perché «il sindaco è eletto direttamente dai cittadini. Io l’ho fatto e so che gli onori e gli oneri sono di una persona sola». Non è sua intenzione confrontarsi direttamente con Marino e anche in queste ore tra i due non c’è stata nemmeno una telefonata. Al tavolo di martedì siederà per conto dell’esecutivo il sottosegretario alla presidenza Claudio De Vincenti. E’ sempre capitato così, ma la presenza di Renzi avrebbe dato un altro sapore alla nuova avventura.

stefano espositostefano esposito

 

Non c’è, quindi, e non ci può essere l’impronta del premier- segretario sul nuovo corso della Capitale. Roma però chiederà al governo di non tirarsi indietro. Ovvero di dare un po’ di ossigeno alla città che ha presentato un piano di rientro del debito di proporzioni giganti, che approva i bilanci in anticipo, che sostanzialmente anche per via di queste misure non ha più un euro. Alla fine, dunque, in un modo o nell’altro il premier dovrà entrare in Campidoglio garantendo una collaborazione alla giunta. Lo farà magari bypassando Marino affidandosi a una squadra i cui campioni sono Orfini, Gabrielli, Causi, Esposito.