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Malpica per "il Giornale"
Il braccio di ferro tra politica e giustizia nella vicenda dell'Ilva di Taranto non vede tregua alle schermaglie tra governo e magistrati nemmeno di domenica, alla vigilia dell'arrivo al Quirinale del decreto per la firma di Napolitano. E nella polemica interviene anche Beppe Grillo,che commenta il provvedimento dell'esecutivo evocando Mussolini. Ad aprire le ostilità è il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini,che in un'intervista alla Stampa spara a zero contro la procura di Taranto, imputando ai provvedimenti delle toghe pugliesi e non al Gruppo Ri-va il mancato avvio dei lavori per l'ammodernamento dell'impianto. Le bonifiche, secondo il ministro, «stavano partendo», ma «il sequestro ha rinviato tutto».
E l'ordinanza del gip di lunedì, insiste Clini, ha finito di far «precipitare la situazione », impedendo che partissero, lo stesso giorno, «i primi interventi previsti dall'Aia». Partito all'attacco, il titolare dell'Ambiente invita però a evitare lo scontro, perché «conflitti tra le istituzioni dello Stato» avrebbero per lui lo stesso effetto di blocco delle misure per il risana-mento ambientale.
A Clini risponde Maurizio Carbone. Il pm tarantino e segretario dell'Anm, che già sabato aveva rimarcato come il sequestro non potesse «essere sospeso da un decreto legge», definisce «ingeneroso nei confronti della magistratura dire che è stato l'intervento di sequestro a bloccare il risanamento dell'Ilva».
E se per il ministro le toghe hanno stoppato il via ai lavori, per Carbone è il sequestro di luglio a non «essere mai stato eseguito »,poiché l'Ilva ha continuato a produrre senza iniziare le attività di risanamento. Il segretario dell'associazione nazionale magistrati rivendica anzi alle toghe il merito di aver trasformato quello dell'Ilva in un «caso nazionale», innescando «l'impegno delle istituzioni a risolverlo».
Nella querelle entra a gamba tesa Beppe Grillo, che approfitta della polemica sull'acciaieria per lanciare un attacco alla seconda repubblica, al «sistema» che ormai avrebbe come «ultima strategia quella di mettere la polvere sotto il tappeto ». Sul «salva-Ilva », il giudizio dell'ex comico è durissimo. «Mussolini aveva più pudore di questo governo che cancella per decreto legge le sentenze dei giudici. E alla «classe politica che rimanda ogni giorno il suo 8 settembre per non finire sotto il tappeto», Grillo annuncia minaccioso: «Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere».
Tra gli aspri toni di giornata, il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera parlando a Repubblica si veste da colomba, augurandosi che «i magistrati capiscano che i loro obiettivi e i nostri non confliggono, ma coincidono». A prevalere, secondo il ministro, do-vrebbe essere la «volontà comune », quella di «tutelare la salute e di salvare il lavoro di tut-ti».
L'ex ad di Banca Intesa prova a stemperare lo scontro in atto con le toghe, ribadendo che non è intenzione del governo «vanificare le sentenze dei tribunali né ledere la maestà del potere giudiziario », ma solo «trovare una soluzione condivisa, nel rispetto del diritto ». Ma a richiamare un clima emergenziale provvede, sull' Huffington post , il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo. Che azzarda una stima dell'effetto che una chiusura dello stabilimento avrebbe sul Paese, ipotizzando un influsso pesante sull'indice della produzione industriale (-5) e, considerando il danno sull'indotto dallo stop all'acciaio e dal conseguente aumento delle importazioni, quasi catastrofico sul Pil. L'addio all'Ilva costerebbe quattro punti. Che sfondano quota sei sommando le previsioni (-2,3) per l'anno in corso. Aia o no, farebbe male.
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