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Giovanna Vitale per "La Repubblica"
Balleranno da soli da soli Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Nonostante il gran lavorio di ambasciatori e un corteggiamento al limite dello stalking, l'attuale sindaco di Roma e quello che vorrebbe diventarlo non ce l'hanno fatta a convincere "mister 10%", ovvero l'imprenditore Alfio Marchini, a sposare una o l'altra delle due coalizioni in corsa per il Campidoglio. Facendo così spirare il termine per avanzare formale richiesta di apparentamento.
Centrodestra e centrosinistra si presenteranno dunque ai blocchi del ballottaggio con lo stesso cartello elettorale proposto in apertura di campagna. E la speranza di attrarre i voti non solo di chi, il 26 e il 27 maggio, ha scelto altro, ma anche dei tanti, tantissimi romani quasi uno su due - che una settimana fa hanno disertato le urne.
In realtà è solo quest'ultima opzione a tenere acceso il sogno di Alemanno: dovendo rimontare 12 punti su Marino e avendo incassato la bocciatura degli sconfitti al primo turno, il sindaco uscente può solo augurarsi di ribaltare il risultato grazie a un poderoso ritorno dei disillusi al seggio. Tant'è che «se la gente va a votare la partita è aperta, sennò prevalgono gli apparati» è l'appello lanciato di nuovo ieri.
Ma ormai in pochi, anche fra i fedelissimi, coltivano illusioni. Sebbene il grillino De Vito, deluso per il magro 12,4%, abbia lasciato libertà di coscienza perché «fra Alemanno e Marino non c'è differenza», la base del M5S sarebbe orientata sul chirurgo pd. Mentre il
"civico" Marchini, sulla carta determinante in virtù del suo 9,5%, pur mantenendosi equidistante ha chiuso le porte al centrodestra: «Ora serve discontinuità ed è difficile che arrivi da Alemanno la cui azione è stata deludente».
Da qui il cambio di strategia in casa Pdl: persa per persa, meglio incrudelire i toni e attaccare brutalmente l'avversario. In un'escalation di dichiarazioni terroristiche («I Rom con Marino per avere casa; i tossici per avere droga libera» l'ultima perla di Storace) che ricorda molto la tattica utilizzata dalla Moratti contro Pisapia a Milano.
Due i fronti su cui spingere: i valori cristiani elencati ieri su Avvenire e rivendicati da Alemanno come propri (difesa della vita, libertà di educazione, famiglia) e i faccia a faccia tv. «Marino pensa di essere in vantaggio, attua questa melina e scappa dal confronto» ha caricato l'uscente. E lo sfidante? Al grido di «liberiamo Roma» gira per i quartieri, parla con la gente e replica secco: «La vittoria non si gioca in tv ma per strada e nei pianerottoli. I protagonisti devono essere i cittadini». Quelli che, il 9 e 10 giugno, decideranno chi dovrà governare la capitale d'Italia.
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