1. ALFANO, IL DELFINO CON LA LUPARA: COME TI DEFALCHIZZO IL BERLUSCONISMO MORENTE 2. BANG! FUORI I COORDINATORI, SANDRO BONDI E IL “MACELLAIO” VERDINI, A CUCCIA L’ABBAIANTE CAPOGRUPPO ALLA CAMERA RENATINO BRUNETTA, FUORI DALLE PALLE L’IRRESPONSABILE ORGANIZZATIVA SANTADECHÉ E IL SUO PITONE DEL “GIORNALE”, SALLUSTI 3. IL BANANA PRONTO A SACRIFICARE LA SANTANCHÉ, MA NON VERDINI, E RESISTE SU SALLUSTI: “ANGELINO NON PUÒ PRETENDERE DI AVERE IN MANO IL 100% DEL PARTITO” 3. ANGELINO, TELEGUIDATO COME UN’AMBRA DAL SUO BONCOMPAGNI-SCHIFANI: “PRESIDENTE, SE CREDE IN ME, VORREI CHE NON CI FOSSERO ALTRI OSTACOLI NELLA COSTRUZIONE DELLA LEADERSHIP DEL CENTRODESTRA, RENZI È GIÀ IN CAMPO DALL’ALTRA PARTE”

Carmelo Lopapa per La Repubblica

Via la catena di comando del partito, ancora in mano ai falchi, e candidatura alla premiership del centrodestra. Angelino Alfano, che aveva già strappato il sostegno di Berlusconi al governo con la prova di forza al Senato, va a rivendicare e in parte ottiene una mezza rivoluzione nel Pdl. Tre ore di colloquio tra i due, iniziato a pranzo e concluso alle 17, negli appartamenti di Palazzo Grazioli, presenti i capigruppo Brunetta e Schifani. È con tutti loro il Cavaliere quando da Palazzo Madama viene gelato dal via libera alla decadenza in giunta.

Ma la residenza è un approdo da tutte le sponde pidielline, in mattinata arriva Claudio Scajola e a seguire la coordinatrice dei giovani Annagrazia Calabria. Il piatto clou tuttavia è servito a ora di pranzo. Il segretario detta le condizioni per tenere unito il Pdl, ora che Berlusconi lo va predicando a chiunque incontri e che Sandro Bondi e altri fedelissimi lanciano appelli per scongiurare la spaccatura.

Ma tutto dovrà passare attraverso un «repulisti» sul quale il vicepremier, e dopo di lui Cicchitto e i ministri Lupi, Quagliariello e De Girolamo - ricevuti anche loro in serata - sono irremovibili. E allora ecco la rimozione dei coordinatori, Bondi e Verdini, del capogruppo alla Camera Brunetta, della responsabile organizzativa Santanché, l'avvicendamento alla direzione del "Giornale" (Sallusti), tra le pesanti richieste messe sul tavolo. La notizia fa il giro dei palazzi in poche ore e surriscalda un clima già tesissimo, nel partito.

«Presidente, se crede in me, vorrei che non ci fossero altri ostacoli nella costruzione della leadership del centrodestra, Renzi è già in campo dall'altra parte» è uno dei passaggi cruciali del discorso di Alfano a Berlusconi. Un punto sul quale il Cavaliere concede ampie garanzie.

Del resto, quando la sera prima decine di deputati erano andati a Palazzo Grazioli portandogli le firme di cento parlamentari disposti a restare al suo fianco contro i "governativi", li aveva quasi fulminati: «Dal sondaggio che mi hanno consegnato, emerge che il 70 per cento dei nostri elettori era per la fiducia», la loro linea era quella giusta, insomma. «Non posso permettere ora che venga distrutto il progetto politico che ho costruito in questi vent'anni: con la spaccatura ci indeboliremmo. E poi, se rompiamo con Alfano, che risultato otteniamo».

Saverio Romano, ma anche Verdini e poi Fitto tra i più animati. «Non possiamo essere spazzati via per il solo fatto di essere stati leali a lei, il partito dovrà rappresentare tutti» è la tesi del deputato pugliese. È in quell'area che matura l'idea di affiancare ad Alfano un coordinamento di otto dirigenti. Dentro, oltre ai capigruppo, Lupi, Bondi, Carfagna, Gelmini e lo stesso Fitto. Ipotesi già stroncata ieri, tanto dal vicepremier quanto dai ministri arrivati a Palazzo Grazioli.

Alfano non vuole alcuna struttura che abbia l'impronta del commissariamento. «Si tratta di defalchizzare il partito» è semmai il problema, per dirla con Cicchitto. Sembra che nei colloqui a due in giornata Berlusconi abbia concesso ampie aperture: «Io ad Angelino voglio bene e lo stimo pure. Per me resta il migliore dei nostri, nonostante quel che mi ha fatto. Al momento è lui il nostro candidato premier».

Sul repulisti sa di dover concedere qualcosa, il capo. Raccontano si sia detto pronto a sacrificare la Santanché all'organizzazione, ma non Verdini, oppone resistenza sul direttore del Giornale Sallusti. Brunetta alla Camera diventa molto in bilico. «Angelino non può pretendere di avere in mano il cento per cento del partito » si è sfogato Berlusconi, garantendo comunque a tutti i suoi «piena agibilità politica» anche nel partito a impronta Alfano.

Loro, i falchi, non si sentono affatto sicuri, ora che perfino l'avversario Cicchitto ha trovato udienza a Grazioli. Il segretario è stato chiaro col leader: «Se la linea premiata dagli elettori è la nostra, non vorrei che da domani si tornasse a sparare a zero contro il governo, diversamente sarebbero loro a mettersi fuori dal partito». Ecco perché si torna a parlare di gruppo forzista autonomo. La resa dei conti non è finita.

 

ENRICO LETTA E ALFANO NEL GIORNO DELLA FIDUCIA AL GOVERNO FOTO LAPRESSE ANGELINO ALFANO DA GIOVANE ALFANO E BRUNO VESPA ALFANO E BERLUSCONI BY VINCINO PER IL FOGLIO ALFANO CON LA TESTA DELLA SANTANCHE SANTANCHE CICCHITTO ALFANO images jpegSALLUSTI Berluschinoberlusconi alfano brunetta verdini santanch nella nuova sede di forza italia