MAI DIRE PD - E SE IL CONTO DI BERSANI INTESTATO ALLA SEGRETARIA FOSSE SALTATO FUORI DURANTE LE PRIMARIE, MENTRE PONTIFICAVA CONTRO DAVIDE SERRA E LE CAYMAN?

1. CONTO BERSANI: BOLOGNA CHIAMA ROMA
Dal "Corriere della Sera"


Nessun indagato, nessuna ipotesi di reato. La Procura di Roma ha ricevuto da Bologna il fascicolo su un conto corrente intestato a Pier Luigi Bersani e alla sua segretaria, ma al momento si sa solo che c'è una inchiesta aperta. Impossibile ancora sapere se ci sia stata, da parte dei collaboratori dell'ex segretario del Partito democratico, una violazione della legge sul finanziamento ai partiti.

Bersani è «assolutamente sereno», pronto a chiarire ai magistrati, se sarà necessario, tutti i movimenti del conto corrente intestato a lui e a Zoia Veronesi presso il Banco di Napoli, sportello della Camera dei deputati. I versamenti negli anni passati sono tutti regolarmente registrati, assicura Bersani, che ieri al Fatto quotidiano ha detto: «Ho piena fiducia nella magistratura e sono assolutamente certo di avere rispettato le norme. Anzi, vorrei che accertassero tutto quello che ho, così vedranno che non c'è nemmeno un euro che non è tracciabile».

L'arrivo delle carte a Roma agita sottotraccia il Partito Democratico. La vicenda scoppiò durante le primarie tra Bersani e Matteo Renzi. Ma i parlamentari vicini al sindaco di Firenze non hanno intenzione di soffiare sul fuoco. Angelo Rughetti la mette così: «Ci fidiamo pienamente della magistratura, perché mai dovremmo polemizzare?». E Bersani stoppa le strumentalizzazioni sul nascere: «Di cosa parliamo? Attenzione ragazzi, non sollevate palloni».

Nessun mistero, a sentire l'ex segretario, i soldi trovati sul conto suo e della segretaria sono gli stessi registrati dal mandatario. Nell'arco di diversi anni sarebbero confluiti su quel conto corrente, aperto nel 2000, contributi privati per una somma complessiva che si aggira sui 450 mila euro. Soldi che, secondo Bersani, sono stati tutti «registrati e dichiarati alla Camera».

L'antefatto: il conto è emerso nell'ambito dell'indagine del pm bolognese Giuseppe di Giorgio nei confronti di Zoia Veronesi per truffa ai danni della Regione Emilia-Romagna, accusa per la quale la segretaria ventennale di Bersani ha ricevuto a suo tempo un avviso di garanzia. Il sospetto della procura bolognese è che, tra il 2008 e il 2010, la signora abbia lavorato indebitamente per l'allora segretario democratico nonostante fosse una dipendente della Regione Emilia-Romagna.

2. QUEL CONTO DI BERSANI DIMENTICATO: QUANDO LO SMACCHIATORE ATTACCAVA SULLA CATTIVA FINANZA...
Massimo Malpica per "Il Giornale"


Ci sono inchieste mediatiche e indagini fatte un po' meno alla luce del sole. Come quella, nata a Bologna e sbarcata a Roma a metà settembre, su un conto corrente dell'agenzia di Montecitorio del Banco di Napoli cointestato all'ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e alla sua segretaria Zoia Veronesi.

L'indagine, la cui esistenza è stata rivelata ieri dal Fatto Quotidiano, è uno stralcio dell'inchiesta bolognese affidata al pm Giuseppe Di Giorgio e nata da un esposto dell'ex deputato Fli Enzo Raisi, che vede la Veronesi indagata per truffa aggravata ai danni della regione Emilia-Romagna.

Tra giugno 2008 al 28 marzo 2010 la storica segretaria di Bersani avrebbe percepito lo stipendio dalla Regione (circa 140mila euro a cui vanno aggiunti i rimborsi) come persona di «raccordo tra le istituzioni centrali e con il Parlamento», mentre - di fatto - lavorava esclusivamente per l'esponente del Pd (che infatti a scandalo esploso l'ha assunta direttamente). E indagando sull'ipotesi di truffa, i magistrati bolognesi avrebbero scovato questo conto corrente, aperto 13 anni fa e movimentato da numerosi versamenti, quasi mezzo milione di euro secondo il Fatto.

Versamenti corrispondenti a contributi privati per il partito, dunque sottoposti all'obbligo di registrazione, e a contributi elettorali, per i quali la certificazione è affidata al mandatario elettorale: quello di Bersani, tra 2001 e 2008, è stato Fabio Sbordi. Quest'ultimo al quotidiano diretto da Antonio Padellaro ha dichiarato che i soldi, lui, li ha rendicontati tutti, e li ha versati sul suo conto corrente. Anche per Bersani, intervistato dal Fatto, è «tutto regolare», le somme del conto cointestato a lui e alla segretaria sarebbero le stesse registrate da Sbordi e poi fatte confluire da un conto all'altro.

Accertare la regolarità delle somme sarebbe stato, e sarebbe ancora, piuttosto semplice, con un mero controllo contabile incrociato con i dati in possesso della Camera. Ma non è stato fatto. Ed è proprio la tempistica della vicenda a far sollevare qualche interrogativo.

L'esistenza del conto era certamente già emersa il 26 ottobre dell'anno scorso, quando la Veronesi venne interrogata a Bologna per quattro ore e i magistrati - oltre a Di Giorgio era presente l'aggiunto Valter Giovannini - chiesero alla segretaria di Bersani chiarimenti anche su quel conto di deposito.

Il verbale venne secretato perché - spiegò l'avvocato della donna, Paolo Trombetti - c'erano ancora «delle indagini in corso», anche se - come detto - sul deposito cointestato non vennero fatti accertamenti. Il fascicolo è rimasto lì finché, a metà del mese scorso, la procura ha inviato alla Veronesi l'avviso di fine indagini, stralciando contestualmente la vicenda del conto e trasmettendone il fascicolo - che non ha indagati né ipotesi di reato - per competenza ai colleghi di Roma.

Eppure, tornando all'autunno 2012, va ricordato che in quei giorni Bersani era impegnatissimo contro Matteo Renzi per le primarie del Pd, in una battaglia senza esclusione di colpi. Se la notizia dell'indagine fosse emersa allora, avrebbe senza dubbio creato qualche grattacapo all'aspirante «smacchiatore».

Proprio a metà ottobre, l'ex segretario aveva attaccato il sindaco di Firenze per la cena di finanziamento organizzata per Renzi da Davide Serra, gestore del fondo Algebris, controllato da una società con base alle isole Cayman. Nelle polemiche incendiarie seguite tra i due su finanza «buona», banche e trasparenza, la storia del conto cointestato con la segretaria indagata sarebbe stata come benzina.

Tanto che ieri qualche renziano, letta la notizia, ha rievocato l'episodio. Arrivando a ipotizzare che, senza i riguardi e la riservatezza concessi all'ex segretario dalla magistratura, l'esito delle primarie - e delle successive elezioni - sarebbe stato diverso.

 

ZOIA VERONESI SEGRETARIA DI BERSANIBersani e Cuperlo Bersani Kienge ALFANO RENZI GIOVANI Il baciamano di Enzo Raisi DAVIDE SERRA renzi resize Matteo Renzi