ORA BASTA, ANGELINO, TORNA A CASA - ALFANO ROTTAMA GLI ULTIMI SCAMPOLI DI QUID, ARCHIVIA LE PRIMARIE E TORNA A ORECCHIE BASSE DAL BANANA PER CONFLUIRE CON I SUOI FEDELISSIMI NELLA NUOVA “FORZA ITALIA” - LA RUSSA E I SUOI RESTANO CON IL FEZ IN MANO MINACCIANDO UNA SCISSIONE CHE BERLUSCONI DESIDERA ARDENTEMENTE - IL POMPETTA HA BISOGNO ANCORA DEL ‘PORCELLUM’ PER BLINDARE LE SUE AMAZZONI IN UNA LISTA ‘GHEDDAFIANA’ DI LOTTA E DI POTTA…

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Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

La resa, Angelino Alfano la firma con una nota di due righe in serata, dopo una telefonata che raccontano breve e alquanto gelida con Silvio Berlusconi. Il Cavaliere preferisce restare tra Arcore e Milanello, ormai intento a incontrare più mister Allegri e l'ad Galliani che Cicchitto, Gasparri e gli altri dirigenti Pdl.

Un faccia a faccia col suo "delfino" potrebbe averlo forse domani.
Ma ha già concordato con Alfano la convocazione dell'Ufficio di presidenza che martedì farà scendere il sipario sulla chimera delle primarie («Per decidere su primarie e l'assetto migliore da presentare nella prossima campagna elettorale» smorza il segretario nella diplomatica nota).

Quello stesso organismo che il 7 novembre scorso le aveva approvate all'unanimità. Sconteranno la residuale opposizione interna dei concorrenti Giorgia Meloni e del rottamatore Alessandro Cattaneo. Ma tutti gli altri hanno già dato forfait, in linea con Arcore.

Il fatto è che, per Berlusconi, la storia di quel partito è già archiviata. Tanto più ora che il segretario molla gli ex An e torna col leader di sempre sposando il progetto della nuova Forza Italia. Con lui, i dirigenti pidiellini più vicini, da Fitto a Lupi, da Gelmini a Carfagna. Tutti pronti a lasciare in mezzo al guado i "colonnelli". La Russa e Corsaro continuano a minacciare la scissione. Ma sono i soli ad alzare i toni. Né Gasparri, né Alemanno e tanto meno Matteoli hanno alcuna voglia di lasciare il campo.

Ad innervosirli ancora di più, quel che lascia trapelare l'ex premier: per loro potrebbero esserci pochi posti in lista, dunque, meglio organizzarsi altrove. Il partito è allo sbando. Berlusconi prende tempo per l'annuncio del «gran ritorno», lo rinvia all'indomani delle primarie Pd.

Alfano nel faccia a faccia chiesto per domani tenterà di trattare ancora le condizioni della resa. La rinuncia alle primarie dovrebbe accompagnarsi a un suo ruolo di vertice nel nuovo partito e a un drappello di candidature blindate per i suoi. Sul tavolo della
trattativa però finisce pericolosamente anche la riforma elettorale, arma nelle mani di Alfano e dei suoi.

Se la prossima settimana in aula al Senato passasse l'attuale bozza, benedetta dal presidente Schifani, e sponsorizzata tra gli altri da Quagliariello e Cicchitto, sarebbero introdotte le preferenze e limitate le candidature multiple a tre circoscrizioni. Due trappole, per Berlusconi che vuole costruirsi le liste su misura e candidarsi ovunque. Verdini media, ma il Cavaliere è ancor più intenzionato a far saltare il tavolo per tenersi il Porcellum con le liste bloccate decise dall'alto.

Sia Berlusconi che il segretario hanno rinunciato alle loro apparizione pubbliche - il primo domenica dai Cristiano popolari riuniti a Milano e il secondo domani a Roma - per smorzare le tensioni. Che nel partito sono già esplose. Seduta da psicodramma collettiva protrattasi per ore, ieri mattina, al quarto piano di via dell'Umiltà, nelle stanze di Alfano. Col segretario e Verdini, c'erano La Russa e Gasparri, Cicchitto, Lupi e Fitto. Le grida si sentivano dalle stanze vicine, dicono, tra parole grosse e insulti reciproci di tradimento.

Il ritorno nella case del "padre" e il fallimento delle primarie al centro del tutti contro tutti finale che avrà una coda martedì nell'ufficio di Presidenza. Di tutto questo
Berlusconi ormai si dice «indignato » e stanco. Come pessima, racconta chi ha parlato con lui ieri, è stata l'impressione che gli hanno dato i pidiellini ospiti del Porta a Porta seguito al confronto tv Renzi-Bersani da 6 milioni di spettatori.

L'ex premier lo scontro tra Lupi e Meloni e Santanché e gli altri lo ha definito «roba da archeologia», nello scarto con il duello precedente. Duello nel quale, ancora una volta, secondo Berlusconi l'avrebbe spuntata Renzi a scapito del segretario: «Sul Pd il sindaco ha l'effetto della candeggina, dà l'impressione di smacchiare i residui di comunismo che si annidano ancora in quel partito». Ma purtroppo per lui Renzi gioca dall'altra parte.

 

VIGNETTA BENNY DA LIBERO BERLUSCONI E ALFANO SUL RING FACCIA A FACCIA BERLUSCONI E ALFANOROMANO E IGNAZIO LA RUSSAGianni Alemanno Mara Carfagna CICCHITTO FOTO MEZZELANI GMT