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Federica Bianchi per ''L'Espresso'' in edicola domani
Per l’Italia gli Usa sono il primo mercato di esportazione dopo quelli europei,
con un saldo commerciale di 21 miliardi. E sono il mercato con più potenzialità
carlo calenda, claudio marenzi, dario nardella, stefano ricci, matteo renzi, gaetano marzotto
di crescita, circa 10 miliardi di euro, soprattutto perché le barriere tariffarie esistenti sono concentrate sui settori di nostra specializzazione, in particolare tessile, ceramica, gioielleria e alimentare. A spiegarlo è Carlo Calenda, neo ministro dello Sviluppo Economico: «Il Ttip non solo non danneggerà gli interessi delle Pmi italiani ma aprirà nuove opportunità di guadagno».
Eppure il Trattato è molto osteggiato da chi lo accusa di distruggere le tutele per lavoratori e consumatori. Quali sono gli aspetti spinosi per l’Italia?
«L’indicazione geografica e il cosiddetto “procurement”, ovvero il sistema di appalti pubblici».
Iniziamo dal primo.
«Ci sono due ordini di problemi: il sistema americano protegge i marchi e non le indicazioni geografiche come da noi. Per capirci, oggi gli Usa sono grandi produttori di “formaggio Asiago” fatto nel Wisconsin. È improbabile che adesso smantellino le fabbriche e ne smettano la produzione. Quindi dobbiamo tutelare il più ampio numero di Ig possibile ma soprattutto ottenere dagli Usa il divieto di evocazione: un prodotto con un nome italiano fatto negli Usa non deve avere nulla che ricordi l’Italia sulla confezione».
E gli appalti pubblici?
«Esiste una legge protezionistica in America, la “Buy American” del 1933, che dobbiamo superare. Obbliga il governo e le istituzioni pubbliche a preferire negli acquisti prodotti Usa».
Gli oppositori insistono che questo trattato mette a rischio i servizi pubblici, dall’educazione alla sanità, e che ridurrà drasticamente la sovranità dei singoli Stati e dell’Europa…
«I servizi pubblici sono tutti fuori, inclusa la sanità. Nessun trattato commerciale può interferire nella decisione su ciò che un Paese vuole tenere pubblico e ciò che vuole rendere privato. Per quanto riguarda la tutela dell’agroalimentare e dell’ambiente invece, i due principi opposti di precauzione (Ue) e della prova scientifica (Usa), rimarranno in vigore, ognuno per conto suo. Mi pare ovvio: se il Ttip facesse arrivare il pollo alla clorina o il manzo agli ormoni, quanti parlamenti lo ratificherebbero?»
Un altro punto dolente: i tribunali per dirimere le dispute delle aziende con gli stati in cui investono. Non estendono il potere delle multinazionali?
«L’Italia ha in piedi più di 90 trattati bilaterali di investimento la cui clausola centrale è l’Isds, cioè l’arbitrato sugli investimenti. Il problema è che recentemente ci sono state aziende che hanno intentato cause su un concetto esteso di esproprio indiretto. Nessuna
di queste cause è stata vinta ma illustra un rischio per la sovranità nazionale. Per questo vogliamo un sistema diverso, in cui i conflitti di interessi degli arbitri siano impediti e sia vietato l’andirivieni tra tribunale internazionale e nazionale».
Come mai tutta questa segretezza intorno al Ttip?
«Non c’è nessun accordo negoziale nella storia dei trattati commerciali internazionali che abbia avuto il livello di trasparenza del Ttip e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. Il mandato negoziale è sempre segreto. Ma, vista l’agitazione intorno al Ttip, l’ho reso pubblico. Nessuna “sala di lettura” dei documenti negoziali è stata mai aperta per gli altri accordi. Ma il punto è che non possiamo fare un dibattito ad ogni round negoziale sul singolo pezzettino. Si vede all’ultimo round se c’è un equilibrio tale che si possa chiudere o no. Ad esempio, se non ottengo le indicazioni geografiche, o almeno il divieto di evocazione, per me il Ttip non si chiude, anche se c’è un vantaggio tariffario».
A proposito di chiusura, la vedo dubbioso.
«L’America ha perso troppo tempo con il trattato del Pacifico e non ha investito quanto avrebbe dovuto nella negoziazione con l’Europa, tra l’altro più facile per loro. Washington ha sempre dato un’attenzione al Pacifico superiore al rapporto con l’Europa, cosa che per me è stata un errore strategico».
ttip trattato usa europa 5
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STOP TTIP
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TTIP
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