DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Marco Agnoletti
@AgnoMarco
Il segretario del @pdnetwork @matteorenzi parlerà oggi pomeriggio alle 17.
Marco Agnoletti
@AgnoMarco
A noi non risulta. (L’Ansa che lancia le dimissioni di Renzi)
RENZI NON MI DIMETTO MA LA TENTAZIONE ESISTE
Alberto Gentili per “il Messaggero”
«Dimissioni? Non se ne parla». Matteo Renzi, mentre le prime proiezioni danno il Pd rovinosamente al 18-19%, si barrica nella sua stanza al Nazareno.
Poi, minuto dopo minuto, dopo un colloquio con i fedelissimi e Dario Franceschini, affiora la delusione, la voglia di mollare: «Deciderò se lasciare quando avremo i dati definitivi». Nell' attesa, il segretario in bilico manda a dire: «Il Pd non darà mai i voti a Di Maio. L' unica strada che i Cinquestelle hanno per andare al governo è fare un accordo con la Lega. Noi staremo all' opposizione».
E' dura, durissima, la notte del segretario dem che a sorpresa piomba a Roma. Renzi aveva fissato la soglia di soddisfazione intorno al 22-23% e le proiezioni lo danno 4-5 punti sotto.
MARCO AGNOLETTI A SINISTRA CON RENZI
Un tracollo: meno della metà di quanto preso alle europee del 2014. Certo, possono arrivare i voti della lista della Bonino se (come sembra) non supererà il 3%. Ed è a questa speranza che Renzi si aggrappa: «Nelle prossime ore, quando conosceremo il riparto dei resti», confida ai suoi, «le cose potrebbero cambiare. Non può finire così, due punti in più possono fare una grande differenza...».
Nella notte però il redde rationem aleggia nell' aria pesante del Nazareno. Lo stesso segretario, secondo qualcuno dei suoi, medita l' addio. In ogni caso per la resa dei conti, per il processo al leader sconfitto, è solo questione di ore. Perché è ormai evidente, consacrato dai numeri, che è finita molto diversamente da come prevedeva Renzi.
Ancora due giorni fa il leader confidava: «Saremo primo gruppo parlamentare e comunque vada dovranno passare per il Pd.
Per fare qualsiasi governo dovranno rivolgersi a noi. Saremo sicuramente noi il baricentro di qualsiasi equilibrio politico». Invece il grillino Di Maio può fare un governo con il leghista Salvini. E sarà Salvini, sorpassato Berlusconi, a dare le carte nel centrodestra. Ciò significa che le larghe intese, segretamente auspicate, diventano un miraggio.
La reazione di Renzi, oltre a essere tentato di mollare tutto, sono i mugugni contro Gentiloni che si è tenuto ben distante dal Nazareno: «Ho sbagliato a darvi retta parlando di squadra, a indicare Paolo come premier e a tenere i toni bassi», la recriminazione con i suoi. E contro Mattarella, reo di non averlo mandato a votare nell' aprile scorso e di aver spinto per la riforma elettorale. In più, la proposta al Pd di un bagno salvifico e catartico all' opposizione. «Questi dati non consentono alcuna presenza in alcun governo», è il pensiero notturno, «dobbiamo restare fuori da tutto».
Una mossa che potrebbe essere utile per provare a ricompattare il partito e per progettare la riscossa alle prossime elezioni. Sempre che resti al timone del Nazareno.
Il no a un patto con Di Maio e i Cinquestelle arriva in queste ore tormentate anche dall' ala governista. Da chi è particolarmente attento a quanto filtra dal Quirinale che, a fine mese, dovrà affrontare la complessa impresa di mettere insieme una maggioranza e tirare su un governo. «Se sosteniamo un esecutivo con i grillini siamo morti», dice un esponente di alto rango anti-renziano, «e questo vorrebbe dire uccidere l' unica speranza che il Paese ha in prospettiva».
LE POSSIBILI SORPRESE
Eppure se la partita diventerà più lunga e tormentata del previsto, se si farà insistente il pressing del Quirinale per dare vita a un governo più equilibrato, qualcosa potrebbe cambiare.
Tant' è, che c' è chi già non esclude un sostegno a un esecutivo con i Cinquestelle. Andrea Orlando è molto prudente, ma come ha suggerito durante la campagna elettorale qualche padre nobile, ai suoi confida di non dare per liquidata questa ipotesi. E Michele Emiliano parla di «possibile appoggio esterno».
Insomma, potrebbe accadere che alla fine il Pd si segga al tavolo delle trattative. Tutto dipenderà dal destino di Renzi, dalla portata della tempesta che si scatenerà nei mercati finanziari, da quanto schizzerà in alto lo spread. E, appunto, da quanto insistente si farà l' appello di Mattarella alla responsabilità. Nel frattempo il Pd si aggrappa a Gentiloni. La presenza del premier a palazzo Chigi, la possibilità che possa continuare a galleggiare fino a nuove elezioni, offre qualche chance di attutire gli effetti della
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