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DOVE C'È POTERE, C'È SCAZZO - UN ANEDDOTO CHE RACCONTA IL CLIMA DI DIFFIDENZA TRA SERVIZI E GOVERNO: IL GIORNO DELLA MORTE DI BERLUSCONI PARTONO DAL SAN RAFFAELE DI MILANO DUE TELEFONATE, POCHI MINUTI DOPO LA NOTIZIA: UNA DIRETTA AL CAPO DELL’AISI, L’ALTRA AL CAPO DELL’AISE. IL PRIMO INFORMA LA BELLONI. IL SECONDO INFORMA ALFREDO MANTOVANO, A PALAZZO CHIGI – BELLONI NON SI SAREBBE PIÙ SENTITA PROTETTA DI FRONTE ALLA PRESUNTA ESCALATION DI POTERE DI MANTOVANO. E A QUEL PUNTO HA SFANCULATO ANCHE GIORGIA MELONI…
Estratto dell'articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
ELISABETTA BELLONI - FOTO LAPRESSE
[…] Ma i possibili retroscena sono tanti. Per restare nel registro degli eufemismi anche il rapporto con Gianni Caravelli, capo dell’Aise, il nostro servizio segreto per gli affari esteri, si è nel tempo sfilacciato. Con recriminazioni reciproche: l’eccessiva autonomia, critica di lei a lui; l’eccessiva tendenza all’operatività, con la compressione del suo ruolo, critica di lui a lei.
Un aneddoto leggero ma significativo svela parte di queste dinamiche. Il giorno della morte di Berlusconi partono dal San Raffaele di Milano due telefonate, pochi minuti dopo la notizia: una diretta al capo dell’Aisi, l’altra al capo dell’Aise. Il primo informa la Belloni. Il secondo informa Alfredo Mantovano, a Palazzo Chigi. Una sorta di doppio registro.
C’è da aggiungere che Belloni […] non si è sentita sufficientemente protetta, di fronte a diversi episodi di presunta escalation […] proprio dall’Autorità delegata, in prima e ultima istanza, sui nostri servizi, ovvero il sottosegretario Alfredo Mantovano, che di Giorgia Meloni è braccio destro irrinunciabile. E probabilmente anche insostituibile.
Spaccature e incomprensioni che hanno deteriorato relazioni personali e la necessaria fiducia. Che in questi casi è innanzitutto con il premier, rispetto alla quale forse Belloni, rispetto alla vicenda Fitto, ma non solo, si sarebbe attesa maggiore protezione.
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