DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Estratto dell’articolo di Liana Milella per “La Repubblica”
VIGNETTA ELLEKAPPA SUL PROVVEDIMENTO DI ENRICO COSTA
Il nemico giurato della cronaca giudiziaria ce l’ha fatta. Enrico Costa di Azione è riuscito a mettere il bavaglio alla stampa. La Camera ieri sera ha detto sì al suo emendamento che vieta di pubblicare l’ordinanza di custodia cautelare, l’atto con cui i giudici formalizzano una misura cautelare, su richiesta dei pubblici ministeri.
Lì dentro c’è tutta la storia di arresti, interrogatori, intercettazioni, perquisizioni, i nomi di chi finisce dentro e di chi è solo indagato. È il libro di un caso giudiziario con il racconto dei fatti e delle prove. Finora pubblicabile. D’ora in poi segreto fino al processo. Il bavaglio diventa legge. La cronaca giudiziaria perde la sua “carta” più importante. Le procure diventano mute.
Appena mezz’ora di discussione, ed è fatta. Finisce con 160 sì e 70 no. La maggioranza si allarga ad Azione, il partito di cui Costa è responsabile Giustizia, e a Italia viva. Contro tutta l’opposizione, Pd, M5S, Avs. Anche se ci sono molte sedie vuote. Entusiasmo alle stelle di Forza Italia, all’insegna della parola “garantismo”. Sono gli stessi protagonisti che oggi cercano di di intestarsi pure la prescrizione.
[…] Sul divieto di pubblicare le ordinanze - “piene di interrogatori e intercettazioni, di atti che devono restare segreti perché riguardano indagati e non imputati” dice lui Costa meditava il “colpo gobbo” da due mesi. Dal 2019, grazie alla legge dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando sulle intercettazioni, che ne fece una battaglia, quelle pagine erano pubbliche. Ora tornano segrete. Il buio sull’informazione.
Materialmente grazie a un emendamento alla legge di Delegazione europea (si chiama così perché recepisce le disposizioni Ue) e alla furbizia di Costa di legare la pubblicità delle ordinanze alla tutela della presunzione d’innocenza, questa sì imposta dall’Europa già nel 2016 e recepita in Italia l’anno scorso.
Un blitz che ha messo in seria difficoltà il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Che voleva dire no, ma alla fine ha dovuto cedere, visto che il rischio era quello che la sua maggioranza andasse in pezzi, visto che Costa chiedeva il voto segreto, certo della convergenza, come ha già scritto Repubblica il 14 dicembre, non solo dei forzisti, ma anche della Lega, nonché di Iv. Era più fredda FdI. Il voto segreto era l’arma giusta. Alla fine Nordio ha dovuto cedere. E dopo un lungo pour parler con Costa, e una mezza dozzina di modifiche proposte, ieri ha dato il via libera. In cambio Costa ha revocato il voto segreto. […]
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