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Marco Palombi per "Il Fatto Quotidiano"
Il governo: votate pure la mozione, avete il nostro "parere favorevole", basta che sia chiaro che alla fine decidiamo noi. La maggioranza: certo, diciamo di fermare per ora l'acquisto degli F-35, ma tranquilli, alla fine li compriamo. Il minuetto danzato ieri nell'aula del Senato sui cacciabombardieri statunitensi è tutto qui: Pd, Pdl e Scelta civica non fanno neppure finta - come era successo alla Camera un paio di settimane fa - che ci sia qualche possibilità reale di bloccare il programma; il governo non si preoccupa nemmeno di dare l'idea di considerare questa faccenda una cosa seria. Tutto agli atti.
Comincia il ministro della Difesa, Mario Mauro: gli F-35 ci servono e non hanno alternative tecniche credibili; comunque il Parlamento ha votato a favore del programma moltissime volte in quindici anni e, se non bastasse, abbiamo preso impegni vincolanti coi nostri alleati. Quanto alla faccenda su chi decide cosa in merito all'acquisto di armi - tema sollevato dal Consiglio supremo di difesa, secondo cui le Camere "non hanno poteri di veto" in materia - Mauro è ancora più netto, quasi insultante: le commissioni Difesa possono dare "un parere - cito la legge - motivato con riferimento alla mancata coerenza con il piano di impiego pluriennale".
Insomma, il Parlamento può controllare solo "la coerenza tra quanto il governo ha dichiarato e quanto contenuto nei decreti" di spesa. Conclusione: "Invero - e lo dico con il conforto di autorevolissimi costituzionalisti - tutta questa materia non ha minimamente la possibilità di alterare l'equilibrio tra Parlamento e governo come definito dalla Costituzione". Tradotto: il programma è già approvato, basta chiacchiere.
La maggioranza, dal canto suo, è perfettamente d'accordo col governo, soprattutto sulle magnifiche e progressive sorti dell'industria italiana: a regime gli F-35 ci frutteranno "diecimila posti di lavoro" super qualificati in ben tre insediamenti produttivi (calcoli contestatissimi).
C'è pure chi, come Bruno Alicata del Pdl, sottolinea quanto sia necessario essere armati bene in un momento in cui tra Nord Africa e Medioriente si sprecano rivoluzioni e golpe. E la mozione che impegna il governo a "non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso"? Beh, spiega Alicata in aula, "risponde alle sollecitazioni che provengono dall'opinione pubblica per un supplemento di riflessione", ma "bisogna aver chiaro che l'Italia non può uscire dagli scenari di sinergia industriale e ricerca tecnologica".
E il Pd? La parola al vice capogruppo Nicola Latorre: "Va subito detto che un Paese moderno, industrializzato, parte di un consesso internazionale, non può e non deve rinunciare ad un sistema di difesa". Quindi, alla fine, questi cacciabombardieri li comprate? Sì, ma "sentendo tutto il peso della responsabilità di chi sa che c'è un confine tra la politica e la testimonianza".
Il riferimento è alla mozione "pacifista" di Felice Casson (e pochi altri senatori democratici): "Dissento dal mio gruppo - si alza infatti l'ex magistrato - perché non solo, finora, i parlamentari del Pd non avevano mai votato a favore degli F-35, ma anche perché nel programma elettorale c'era scritto che bisogna assolutamente rivedere il nostro impegno nel programma". Parlano contro i cacciabombardieri anche Sel e il Movimento 5 Stelle: l'F-35, spiegano i grillini, è un sistema "d'attacco", pensato persino per trasportare ordigni nucleari, dunque assolutamente inconciliabile con l'impostazione militare difensiva sancita dalla Costituzione. Finito, si vota: passa la mozione Pd-Pdl, il governo è contento, i militari pure, ora inizia la riflessione e tra un po' decolleremo in verticale.
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