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Marco Ludovico per "Il Sole 24 Ore"
«Nessuna informazione è stata data al ministro Alfano». Lo sottolinea la relazione sull'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia che il capo della Polizia Alessandro Pansa ha consegnato al ministro Angelino Alfano. Ma poi aggiunge che «non c'era alcun obbligo».
E nota: «In nessuna fase della vicenda, fino al momento dell'esecuzione dell'espulsione con la partenza della donna con la bambina, i funzionari italiani hanno avuto notizia alcuna sul fatto che Ablyazov fosse un dissidente politico fuggito dal Kazakistan e non un pericoloso ricercato in più Paesi per reati comuni».
Gli agenti non hanno mai neanche saputo, perché non c'era informazione negli archivi di polizia, dello «status di rifugiato per Ablyazov». Pansa in alcuni passaggi è duro: «Non è stata seguita per niente dal Dipartimento di Pubblica sicurezza la fase relativa all'espulsione della moglie del ricercato, a cui gli organi territoriali hanno attribuito un mero valore di ordinarietà burocratica».
Per forza: la questione è stata considerata ordinaria e «si evince anche dal tipo di coinvolgimento della prefettura di Roma, che ha predisposto il provvedimento di espulsione, la cui richiesta è prevenuta ordinariamente via fax e senza particolari sollecitazioni o particolari avvertimenti».
E tuttavia «non risulta che Alma Shalabayeva o i suoi difensori abbiano mai presentato o annunciato domanda di asilo, pur avendone la possibilità , né è risultato che la cittadina kazaka abbia mostrato o affermato di possedere un permesso di soggiorno rilasciato da Paesi Schengen, cosa che hanno fatto i difensori solo in sede di ricorso contro il provvedimento».
Del resto, sottolinea la relazione, la questura di Roma, sulla scorta di quanto accertato dalla Farnesina - la mancanza di uno status diplomatico per Alma Shalabayeva, la presenza di un passaporto alterato, la mancanza di visti specifici e la totale assenza di passaporto kazako - ha proposto l'espulsione della donna che viene disposta dal prefetto.
In sintesi, la relazione sembra puntare il dito non tanto sulla questura, che avrebbe agito correttamente anche sulla base dell'ok di quattro diversi uffici della procura di Roma, ma sul gruppo allora di vertice della Ps: Pansa, ironia della sorte, è stato nominato dal Consiglio dei ministri il 31 maggio, proprio il giorno del rimpatrio di madre e figlia.
La relazione di Pansa è il passaggio decisivo per una rivoluzione in queste ore ai vertici del dipartimento di Pubblica sicurezza. L'attesa è per il prossimo Consiglio dei ministri: potrebbe spostare circa una decina di prefetti, se non di più, tra quelli in sede e il gruppo dirigente della Ps. Ecco allora che, come ha promesso Alfano, parte un profondo rinnovamento nella Polizia di Stato.
Il prefetto Sandro Valeri, stimato da tutti, che lascia in realtà con un paio di mesi di anticipo sulla sua scadenza naturale, dovrebbe essere sostituito dal collega di Reggio Calabria, Vincenzo Panico: se così sarà si torna alla tradizione di Gianni De Gennaro e in parte di Antonio Manganelli, cioè avere a capo della segreteria del Dipartimento - un posto fondamentale per il funzionamento della macchina - un prefetto "doc" così come lo sono stati Giuseppe Pecoraro, Giuseppe Procaccini, Pasquale Piscitelli e Vincenzo Cardellicchio.
Alfano dovrà trovare il sostituto di Procaccini al gabinetto, potrebbero essere in corsa Luciana Lamorgese e Paolo Tronca. E rimpiazzare la sede ancora vacante lasciata da Pansa al dipartimento affari territoriali del Viminale.
Il ministro poi deve subito nominare il titolare dell'Immigrazione e polizia delle frontiere: dovrebbe essere il questore de L'Aquila, Giovanni Pinto, promosso prefetto. Stessa promozione dovrebbe avere Arturo De Felice, che lascerebbe così la Dia.
In bilico sono anche le posizioni di Alessandro Marangoni, vicecapo vicario, e Francesco Cirillo, vicecapo alla Criminalpol: potrebbero andare in una sede. Ed entro i primi mesi dell'anno si liberano anche le direzioni dell'Ucigos, degli Affari generali, della direzione Anticriminalità e dell'Agenzia dei beni confiscati e sequestrati.
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