CASINI DIPLOMATICI - BAN-KI-MOON INVITA ALLA CONFERENZA DI PACE SULLA SIRIA ANCHE L'IRAN E PROVOCA L'IRA DI USA E UE - IL COREANO COSTRETTO A RIMANGIARSI L'INVITO

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Maurizio Molinari per "La Stampa"

Tempesta diplomatica sulla conferenza di pace sulla Siria alla vigilia dell'apertura dei lavori nel Palace di Montreux.
A innescarla è Ban Ki- moon, il segretario generale dell'Onu che domenica sera da New York annuncia a sorpresa l'invito all'Iran, alleato di ferro del regime di Bashar al Assad e nemico giurato dei ribelli. Per Vladimir Churkin, ambasciatore russo all'Onu, «Mosca e Washington erano state preavvertite della mossa». Ma il Cremlino lo avalla con il silenzio mentre Washington reagisce parlando di «sorpresa» ed «errore» con un comunicato del Dipartimento di Stato nel quale chiede al segretario generale dell'Onu di «ritirare l'invito».

Il motivo è la reazione infuriata della «Coalizione nazionale siriana», il fronte di ribelli filo-occidentali che appena 24 ore prima a Istanbul aveva deciso di partecipare a «Ginevra 2» al termine di un duro scontro interno. Luay Safi, portavoce della coalizione, è perentoria: «L'Iran può partecipare solo se accetta "Ginevra 1" e se ritira tutte le truppe dalla Siria, in caso contrario saremo noi a non partecipare», facendo fallire la conferenza.

Il riferimento a "Ginevra 1" è l'obiezione politica che accomuna Washington, Parigi e Riad: nel 2012 il processo partì sulla base dell'intesa sulla creazione di «un governo di transizione con l'inclusione di tutte le parti» ovvero la fine del regime degli Assad, iniziato nel 1970. Anche i ministri europei, riuniti a Bruxelles, ritengono che Teheran debba compiere questo passo. «La palla è nel campo dell'Iran» afferma l'Eliseo. Emma Bonino interpreta la giornata di trambusto come uno dei «scossoni» destinati a segnare la conferenza internazionale di pace.

Ma Teheran respinge le richieste dei ribelli, di Washington, dell'Ue e soprattutto di Ban Ki-moon, che telefona più volte al ministro degli Esteri Javad Zariff chiedendogli di rendere pubblica l'accettazione di "Ginevra 1". In realtà da Teheran arrivano segnali diversi. La portavoce del ministero degli Esteri spiega che «nel 2012 non abbiamo partecipato a "Ginevra 1" e dunque non possiamo condividerla» e Ali Akbar Velayati, stretto consigliere del Leader Supremo Ali Khamenei, chiude la strada ad ogni compromesso: «Non riconosceremo mai "Ginevra 1" perché significherebbe legittimare i terroristi siriani a cui ci opponiamo».

Se Teheran conferma la difesa del regime è perché Assad non ha intenzione di farsi da parte: «Non c'è grande differenza fra guerriglieri dell'opposizione e islamisti radicali sono tutti terroristi - dice all'Afp - e non vedo perché dovrei rinunciare alla possibilità di candidarmi ancora».

Rafforzato dai successi militari, spalleggiato da Mosca e Pechino, armato da Teheran e con davanti un'opposizione lacerata, Assad fa sapere a Montreux che non si farà da parte. Per la Coalizione nazionale siriana significa che Assad e Teheran vogliono adoperare «Ginevra 2» solo per guadagnare tempo e dunque ribadiscono a Ban Ki-moon che «senza un ritiro dell'invito all'Iran non ci presenteremo» facendo fallire sul nascere la conferenza di pace a cui sono invitate oltre 30 nazioni. Rimasto senza alternative Ban Ki-moon in tarda serata ritira il suo invito a Teheran, ammettendo lo smacco subito.

La giornata diplomatica sulle montagne russe si riflette in quanto avviene a Montreux, dove i negoziati dovrebbero aprirsi domani per continuare venerdì a Ginevra. Teheran cerca di prenotare le stanze ma trova ovunque la barriera del «tutto esaurito» visto che i delegati con le prenotazioni confermate sono oltre mille a cui bisogna aggiungere i partecipanti all'annuale Fiera dell'Orologio: 13 mila presenze per un evento che produce il 10 per cento dell'export elvetico.

In affanno anche il personale Onu a Montreux dove, al mattino, alcuni funzionari confessano trafelati ai reporter in arrivo di non saper dove trovare lo spazio per i delegati iraniani come anche le numerose bandiere iraniane destinate ad essere esposte in più luoghi «perché nessuno ci aveva detto che sarebbero servite» e dunque «non le abbiamo stampate».

 

 

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