LODDO E GODO – AL PROCESSO RUBY IL BANANA TENTA LA CARTA DI MIRIAM LODDO, UNA DELLE TANTE RAGAZZE TESTIMONI (E DA LUI STIPENDIATE) CHE AFFERMA DI AVER AVUTO UN RUOLO CENTRALE NELL’ARRESTO E RILASCIO DI RUBY, SEMPRE PRESENTE QUELLA NOTTE, IN CUI SCATTARONO UNA SERIE DI TELEFONATE FRA LEI, MICHELLE CONCEICAO, LA MINETTI E LE ALTRE - PECCATO CHE I DOCUMENTI DELLA PROCURA LA SMENTISCANO…

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Gianni Barbacetto per "Il Fatto Quotidiano"

Teste chiamata dalla difesa di Silvio Berlusconi, Lisney Barizonte detta Lisa, 27 anni, cubana: "Quelle di Arcore erano serate normali, con balli erotici, ma non sexuali. Ci vestivamo da infermiere, o da bambine...". Sembra tanto un autogol, in un processo per prostituzione minorile. "Ci toccavamo le spalle, le gambe, ma niente attività sexuale", va avanti a dire Lisa, al difensore Niccolò Ghedini, terreo più del solito. Cene "normali", ribadisce anche Miriam Loddo, 29 anni, che si aggiunge alla lista delle ragazze stipendiate da Berlusconi ("Mi dà un aiuto mensile di 2.500 euro"), in un processo in cui tutti i testi a difesa ricevono soldi dall'imputato: le ragazze e i camerieri, il cantante e il pianista...

Nell'udienza di ieri del processo con imputato unico Silvio Berlusconi, fanno una rapida comparsa due giovani donne che per le ragazze di Arcore erano un modello da seguire, un traguardo da raggiungere: le ex ministre Mariastella Gelmini e (soprattutto) Mara Carfagna, dai calendari sexy al Consiglio dei ministri. Eppure la figura centrale dell'udienza è Miriam Loddo, protagonista della notte-chiave del caso Ruby, quella che è costata a Berlusconi l'imputazione più grave: concussione, per aver fatto pressioni sui funzionari della questura, affinché rilasciassero la minore Karima El Mahroug detta Ruby.

È la notte del 27 maggio 2010. Karima, denunciata per furto dall'amica Katia Pasquino, viene portata in questura. È un attimo scoprire che è minorenne, senza documenti, fuggita da una comunità. La ragazza ha la lingua lunga e sa troppe cose. Scatta subito una poderosa rete di protezione. Pasquino avverte la collega Michelle Coincecao, che in quel periodo ospita Ruby a casa sua. Michelle chiama subito al telefono Berlusconi e Nicole Minetti. Non li trova. Alle 21.55 avverte Miriam Loddo, che a sua volta chiama Silvio e gli parla. Nella notte, c'è un fitto rincorrersi di telefonate, tra Miriam, Michelle, Katia, Nicole (che pure dicono tutte di conoscersi appena). Intanto, Berlusconi passa all'azione: telefona più volte ai funzionari, chiedendo il rilascio di Ruby.

Tutto in una notte. Tre donne corrono in via Fatebenefratelli: Loddo vi arriva attorno a mezzanotte, benché ammalata ("Avevo 38 e mezzo di febbre"), e dopo aver parlato più volte e a lungo al telefono con persone (Michelle e Nicole) che pure dice quasi di non conoscere; Michelle si precipita in questura, nonostante la mattina avesse addirittura subìto un intervento chirurgico; alla fine si aggiunge anche Nicole, la più presentabile delle tre (è consigliera regionale). A lei Ruby viene affidata. Ma mica se la porta a casa: no, la ragazza torna nell'appartamentino sui Navigli di Michelle.

"Siamo andati via insieme, quella notte ho dormito anch'io con Ruby e Michelle", rivela ieri Miriam. Che insiste anche nel dire che, quella notte, lei è entrata dentro la questura. Non risulta. Nessuno l'ha identificata all'ingresso. Nessuno l'aveva detto fin qui. Neppure lei stessa, pure sentita a verbale da Ghedini, per molto previdenti indagini difensive, già il 26 ottobre 2010 (quel giorno, sul Fatto, le prime notizie sul caso Ruby).

Loddo ribadisce: "Io c'ero, quella notte". Si colloca al centro della scena. Uno: dice (ma solo ora) di aver saputo che Ruby era la nipote di Mubarak, dunque offre un senso all'intervento di B. per evitare un incidente diplomatico. Due: dice (ma solo ora) di essere stata lei ad annunciare dalla questura a Silvio che la ragazza aveva non 24, ma 17 anni. Di entrambe le cose non c'è traccia nelle carte fin qui raccolte dentro il processo.

 

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