DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Amedeo La Mattina e Ugo Magri per “la Stampa”
raffaele fitto silvio berlusconi
Altro che «cieca obbedienza» nei confronti di Renzi come accusa l’indignato Fitto, altro che «tradimento nei confronti degli elettori». Berlusconi è gasatissimo e vende ai suoi una straordinaria vittoria che rimette Forza Italia al centro della scena. Il day after del Cav. è un tripudio di sorrisi e di abbracci, perfino con chi meno te lo aspetti: basti dire che ieri Silvio, durante l’affollato incontro con la delegazione di Area popolare, ha baciato con trasporto tutti gli (ex) traditori alfaniani, compresa la (ex) bestia nera Quagliariello.
Addirittura ha ostentatamente preso appunti mentre parlava Angelino, come se pendesse dalla sue labbra. Ormai lo considera di nuovo membro della famiglia, dalla quale invece vorrebbe espellere quanti lo avevano aiutato nella guerra contro lo stesso ministro dell’Interno. Cominciando proprio da Fitto. E assieme a lui ha anche indicato il candidato comune per il Colle. Almeno per le prime tre votazioni: l’ex ministro Antonio Martino. «E’ lui il nome giusto per i moderati». Martino, tra i fondatori di Forza Italia (tessera numero 2 del partito) ha ringraziato orgoglioso. «Non lo sapevo. Mi sembra uno scherzo da prete». Tutto vero.
DI NUOVO CENTRALI
«Il Pd al Senato non ha più la maggioranza, per cui noi siamo tornati ad essere determinanti», si è in ogni caso autocongratulato il Cav. davanti ai deputati del suo partito. Toti, il consigliere politico, rafforza il concetto: «Forza Italia stavolta ha azzeccato tutte le mosse». Perfino il Mattinale, gola profonda di Brunetta fa un triplo salto mortale e, dopo averla demonizzata, si compiace della svolta filogovernativa: «Non siamo un carrello attaccati al treni di Renzi, siamo quel treno...».
ANGELINO ALFANO BERLUSCONI PASCALE DUDU
Inutile dire che già qualcuno sta provando l’abito buono caso mai diventasse ministro o anche solo sottosegretario di un nuovo governo figlio del Nazareno. Romani, capogruppo al Senato, non esclude ma frena sui tempi: «Entrare in maggioranza? Prematuro». Nel senso che prima ci sono un paio di passaggi: il Quirinale e i decreti fiscali con la norma salva-Silvio. Berlusconi è il primo che dopo aver dato denaro, vuole vedere cammello. Cioè si aspetta riconoscenza concreta dal «giovanotto» per il sostegno determinante sulla legge elettorale (senza Fi non sarebbe passata).
ALFANO E BERLUSCONIBERLUSCONI LUSTRA LE SCARPE AD ALFANO
L’ASSE CON ALFANO
Il succo del loro incontro è: non farsi mettere nel sacco. Da chi? Da Renzi. Il quale è abilissimo nel giocare l’uno contro l’altro i suoi interlocutori, «addirittura un genio», secondo il forzista Donato Bruno, «capace di calcolare tutte le mosse fin dal giorno in cui Berlusconi mise piede al Nazareno».
ALFANO E BERLUSCONI BY VINCINO PER IL FOGLIO
Alfano e il Cav giurano di non tradirsi a vicenda, di concordare tutte le mosse senza farsi confondere dalla girandola di finte candidature gettate avanti dal premier. Terranno la barra dritta su Amato e Casini, più sul secondo che sul primo, pronti comunque a valutare le controproposte Pd poiché sarebbe da stupidi volere un capo dello Stato ostile a Renzi con i voti di Renzi, osserva realisticamente Alfano. Lanciato poi Martino il Cav ha chiarito ha che è sostanzialmente uno slancio sentimentale. Possibile anzi la scheda bianca, in attesa del vero nome dal quarto scrutinio.
ROTTURA CON FITTO
Praticamente l’ha invitato a togliere il disturbo: «Chi non è d’accordo cerchi un’altra strada». Il guaio è che «ad andarsene sono gli elettori», ha replicato l’ex fedelissimo Capezzone. Berlusconi a questo punto è sbottato letteralmente e ha detto: «Voi non capite. Queste riforme mi fanno schifo. Le voto perché sennò avrei un presidente della Repubblica nemico e, se dovesse succedere, prenderei tutto e scapperei all’estero. Se perdiamo voti è colpa della fronda interna. Ma anche del Milan che non vince più».
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