PENSIONATO DALLE PENSIONI - IL BANANA SBUCCIATO IN UN VICOLO CIECO: O ACCETTA DI ANDARE A BRUXELLES CON UNA PROPOSTA AL RIBASSO, RISCHIANDO DI ESSERE BOCCIATO DA MERKEL E SARKOZY, O RIMETTE IL MANDATO E AFFIDA A LETTA IL COMPITO DI SALVARE LA BARACCA - UNO-DUE-ICTUS BOSSI SI OPPONE AL LIFTING DELLE PENSIONI MA SE IL GOVERNO SALTA, I BOBOMARONITI SONO PRONTI, COLTELLO TRA I DENTI, A DETRONIZZARLO - E TRA I MINISTRI È INIZIATO IL GIOCO “CHI METTEREBBERO AL POSTO TUO?”…

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Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Trattativa nella notte con lo spettro della crisi di governo. Il lunedì nero di Berlusconi, dopo il weekend europeo di paura, è affollato di queste voci. Ipotesi circolata a Palazzo Chigi, con lo stesso premier che avrebbe chiesto a Gianni Letta se fosse disponibile a guidare un nuovo esecutivo. Il sottosegretario alle presidenza avrebbe risposto di sì, sottolineando però che bisognerà provare di tutto prima di buttare la spugna. «Gianni, tieniti pronto», sarebbe stata la conclusione pessimista del Cavaliere. Addirittura raccontano che anche il capo dello Stato avrebbe sondato in maniera discreta la possibilità di aprire un paracadute nell'eventualità che non si trovasse un'intesa sulle pensioni.

Un'indiscrezione non confermata che contraddice la linea fin qui seguita dal Quirinale, quella di escludere un passaggio di mano di Berlusconi per non esporre l'Italia ad una bufera speculativa. Lo avrebbe escluso pure conversando nei giorni scorsi con la Cancelliera Merkel che chiedeva lumi al presidente della Repubblica.

Ma tutto questo è roba dei giorni scorsi, appunto, perché la situazione si è fatta alquanto pesante dopo che a Bruxelles è stato detto a Berlusconi che il problema è lui. Non è un caso che ieri al Consiglio dei ministri, convocato d'urgenza, il nostro premier ha raccontato che in Europa c'è «un clima ostile» nei nostri confronti.

Un «clima ostile» che lui avrebbe cercato di ribaltare. «Essere paragonati alla Grecia è una follia». Insomma, siamo al discorso «noi non accettiamo lezioni da nessuno». Detto questo però Berlusconi ha spiegato a Bossi che ci troviamo «con le spalle al muro». «Non possiamo evitare di fare la riforma delle pensioni e se cadiamo non mi salvo né io né tu». Messaggio chiaro del tipo «non pensare che nella Lega continuerai a comandare, perché Maroni non aspetta altro che farti la pelle».

Il Cavaliere gli ha fatto presente che certi ambienti non aspettano altro che fare un «Grande centro» in cui non c'è posto per il Carroccio. Sarebbero gli stessi ambienti che «avvelenano i pozzi in Europa». In ogni caso «chi mi attacca ogni giorno non riuscirebbe mai a mettere insieme una maggioranza parlamentare in grado di compiere quelle scelte storiche che ci consentiranno di uscire dalla crisi».

Nella sala del governo è calato il gelo. Sono molti i ministri che non credono più alla possibilità di farcela. E il silenzio dei tre ministri leghisti Bossi, Maroni e Calderoli è stato eloquente sul fatto che la Lega non è disposta a sbloccare la situazione sul versante delle pensioni. Ci ha provato Berlusconi nel vertice prima del Cdm e ha continuato a provarci nella riunione serale con un'ipotesi di mediazione che viene definita «al ribasso», cioè non in grado di consentire al Cavaliere di presentarsi mercoledì a Bruxelles superando l'esame.

Letta ha spiegato che invece bisogna mettere le misure nero su bianco sotto forma di una proposta convincente, «altrimenti si rischia di andare a Bruxelles allo sbaraglio». Per il sottosegretario una cosa deve essere chiara: il presidente del Consiglio potrà partecipare al summit Ue solo se ci saranno le condizioni per un'intesa nella maggioranza. «Berlusconi non può diventare il capro espiatorio delle divisioni nel governo».

Berlusconi avrebbe intenzione di inviare un documento di indirizzo all'Ue per indicare punti e scadenze delle misure della crescita allo studio del governo. Per Tremonti però non bisogna scendere troppo nel dettaglio per evitare che siano altri Paesi a determinare scelte che competono all'Italia. A detta dei presenti, il ministro dell'Economia è rimasto sul vago. «Un intervento generico», lo ha definito un ministro. Anzi, l'impressione è stata che Tremonti frenasse sulla possibilità di varare misure prima dell'appuntamento a Bruxelles.

Bossi è rimasto silente per tutta la riunione del Cdm, ma alla fine ha detto che «le pensioni non si toccano, non è giusto far pagare la crisi ai pensionati». Non è però detta l'ultima parola. La trattativa nella notte potrebbe portare ad un risultato perché il Senatur ha ben presente di trovarsi sul ciglio del precipizio. Non vuole che si proceda con decreto: solo un disegno di legge e in ogni caso le pensioni di anzianità non si toccano. Su questo «non cediamo di un millimetro».

A questo punto, spiega un ministro, «o Berlusconi accetta di andare a Bruxelles con una proposta equivoca e al ribasso, rischiando di essere bocciato, o rimette il mandato e affida a Letta il compito di tentare un'operazione dolorosa». Ecco, lo spettro di un nuovo governo ieri sera si aggirava nelle stanze di Palazzo Chigi. Prima che iniziasse il Cdm, mentre Berlusconi e Bossi discutevano in una stanza a parte, alcuni ministri già discutevano di questa eventualità. «Chi metterebbero al posto tuo?», si chiedevano l'un l'altro.

 

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