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Paola Di Caro per "Il Corriere della Sera"
Gli parlano del governo, gli parlano del partito. Ma lui, Silvio Berlusconi, in queste ore ha in mente tutt'altro. La sua paura, l'angoscia, il suo pensiero primo, se non l'unico, va a quel conto alla rovescia inevitabile che lo porterà prima a perdere il seggio di senatore, poi la libertà personale.
Nel giro di tre settimane, lo sa bene il Cavaliere, la sua vita cambierà radicalmente. E il fatto che ne abbia consapevolezza non cambia lo stato d'animo, anzi lo peggiora. Anche perché non è solo l'applicazione della condanna per i diritti tv che lo tormenta, ma tutto il resto che - teme - potrebbe arrivare. Se siano timori concreti o la logica sensazione di strangolamento che prova chi si trova in una situazione come la sua, lo si scoprirà nei prossimi giorni.
Ma quello che gli fa perdere il sonno è che altre Procure possano muoversi contro di lui, chiedendone l'arresto, o comunque la privazione reale della libertà con gli arresti domiciliari. Il processo Ruby bis, e poi quelli che potrebbero aprirsi a Napoli e a Bari sono per lui pericoli incombenti, anche a brevissimo termine. «Se chiederanno la carcerazione cautelare - si lamenta con i fedelissimi - che farò a quel punto? Non potrei nemmeno fare la campagna elettorale se si andasse al voto, non potrei organizzare il partito, sarei fuori da tutto, impedito in tutto».
E così in queste ore la sua fortissima tentazione è quella di andare in tv, stavolta di persona, per spiegare le sue ragioni e in qualche modo prevenire le mosse di presunte procure ostili, denunciando la persecuzione mai cessata ai suoi danni. Già questa settimana, raccontano, Berlusconi potrebbe iniziare il cannoneggiamento mediatico contro i giudici e autodifensivo, con quali esiti è tutto da capire.
Sì perché, ad oggi, strategia per contrastare l'ondata che teme gli stia per arrivare addosso non c'è. Forzare la mano per rompere e andare subito al voto? L'idea al momento sembra accantonata. Per lui, passare per il leader che ha fatto cadere il governo in un momento difficilissimo e per i suoi interessi personali è un peso impossibile da sopportare. E infatti nel Pdl la linea scelta è quella dell'incalzare il governo, con toni alti, ma senza arrivare ad aut aut da rottura.
Con un Pd che, come dice Fabrizio Cicchitto, lasciato a se stesso e senza un nemico che stacchi la spina al posto loro «si sta distruggendo da solo, dimostrando enorme inadeguatezza», fare la prima mossa sarebbe certamente sbagliato. Mentre dalla pressione su Imu e Iva si potrebbero ottenere grandi risultati mediatici, da spendersi semmai quando davvero, per qualsiasi motivo, la situazione dovesse precipitare: «Siamo fermi sull'obiettivo, ma non siamo irresponsabili. à il Pd che si sta dimostrando incapace anche di amministrare un condominio», dice Maurizio Gasparri.
E infatti la ripresa di un ruolo più centrale e più visibile di Alfano, e nello stesso tempo la pausa che sembrano essersi presi anche i falchi in quella tregua non scritta ma siglata nel partito, hanno come fine ultimo quello di non commettere passi falsi. Ma se l'equilibrio durerà è tutto da vedere. Berlusconi e il suo atteggiamento restano un'incognita, e nel Pdl o in Forza Italia che dir si voglia si tengono pronti. Ad ogni scenario.
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