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Matteo Pucciarelli per repubblica.it - Estratti
Piccolo promemoria per le forze politiche che oggi, premiate dai consensi, sentono il proprio peso inscalfibile e quindi il proprio potere non eterno ma comunque ben saldo: alle Regionali della Basilicata di cinque anni fa, M5S e Lega messe assieme - all'epoca governavano assieme - presero il 40 per cento dei voti, al voto europeo di poche settimane dopo ancora meglio: il 53 per cento.
Cinque anni dopo Movimento e Lega, nella stessa regione, si portano a casa poco più del 15 per cento dei consensi. Il Carroccio guidava la coalizione sempre di Vito Bardi conquistando sei seggi, i 5 Stelle corsero da soli eleggendone tre, ridotti rispettivamente a due per entrambi.
Il tonfo racconta bene la crisi di due partiti che dall'essere fulcro di un nuovo assetto politico dopo le Politiche del 2018 oggi si ritrovano ad essere le anatre zoppe della propria coalizione. E se nel gioco dei vasi comunicanti del centrodestra la perdita leghista viene riassorbita dagli alleati (FdI doppia la Lega, Forza Italia quasi e brucia parecchio), nel centrosinistra invece quei voti semplicemente spariscono nel nulla. Pensare che solo due anni fa, alle Politiche, il M5S spinto dalla propria campagna in difesa del reddito di cittadinanza in Basilicata mantenne il primato politico assoluto, con il 25 per cento dei voti: 61 mila.
Gliene sono rimasti un terzo, 20 mila, pari al 7,7 per cento. Solo che in virtù del 2022, il Movimento ha fatto il bello e il cattivo tempo in questi mesi con gli alleati del centrosinistra, costringendo il Pd a cambiare in corsa il candidato presidente: Angelo Chiorazzo lascia, poi ci riprova Domenico Lacerenza ma viene impallinato anche lui e allora alla fine si è ripiegato su Piero Marrese (che pure guadagna il 5 per cento rispetto al totale delle liste in suo sostegno). Un pessimo spettacolo per i lucani, condito tra l'altro dalla scelta - che si è rivelata ago della bilancia - di Azione di passare al centrodestra.
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