DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. HONG KONG, ARRESTATO IL LEADER DEGLI STUDENTI
Ilaria Maria Sala per “la Stampa”
poliziotti sgombrano i manifestanti di occupy hong kong
Dopo due mesi di stallo, il governo di Hong Kong ha sferrato ieri un durissimo attacco ai manifestanti che chiedono elezioni libere e vera democrazia. Il leader simbolo della protesta, il 18enne Joshua Wang, è stato arrestato assieme a un centinaio di manifestanti. L’offensiva della polizia ha avuto inizio a Mongkok, a lungo considerata l’area più volatile e potenzialmente più violenta delle occupazioni, ma di nuovo il governo ha preferito mantenere un profilo defilato.
Lo sgombero è stato imposto in seguito all’ingiunzione della Corte, dopo che l’associazione dei tassisti e dei minibus ha denunciato gli occupanti per danni economici. Due giorni fa un ufficiale giudiziario ha letto agli occupanti a Mongkok l’ordine di sgombero ed è cominciato lo smantellamento delle barricate.
poliziotti cacciano i manifestanti di occupy hong kong
All’alba di ieri però gli agenti sono passati alle maniere forti e hanno di nuovo tirato fuori i manganelli e lo spray al peperoncino, e anche una nuova «acqua lacrimogena» che viene spruzzata sui dimostranti dall’alto di torri di metallo su ruote. Più di cento persone sono state arrestate, compresi leader più carismatici del «movimento degli ombrelli»: Wang il fondatore del gruppo Scholarism, e Lester Shum, della Federazione degli studenti.
poliziotti sgombrano i manifestanti di occupy hong kong
Ieri sera, poi, 4000 uomini hanno mantenuto sgombera Nathan Road, l’arteria principale di questa parte della città, e le strade adiacenti, di solito adibite a mercato.
Ma a Mongkok centinaia di studenti mascherati, con elmetti gialli di plastica e occhiali da nuoto contro gli spray, hanno continuato a sfidare la polizia. Gladys Yeung, prometteva di restare «tutta la notte: sono troppo arrabbiata per il modo in cui la polizia dice che essere per la strada è illegale, nella nostra città, mentre il governo ci ignora».
poliziotti cacciano i manifestanti di occupy hong kong
Ora dunque la battaglia per il suffragio universale a Hong Kong passa ad una nuova fase: ad Admiralty, ancora occupata, molti studenti promettono di «restare fino a Natale», come dice Ariel Chen, che dorme in tenda dalla fine di settembre: «Vogliamo un vero suffragio universale, come ci è stato promesso. Non questi trucchi sporchi con cui ci arrestano e ci feriscono». E altri dimostranti cercano di portare avanti occupazioni-lampo in altri punti della città, ma sono sistematicamente intercettati dalle forze dell’ordine. Admiralty resta in mano agli studenti. Non si sa ancora per quanto.
2. E IL CORO DEMOCRATICO PER HONG KONG? SMONTATO ASSIEME ALLE TENDE
Da "il Foglio"
Il movimento per la democrazia a Hong Kong è bloccato, paralizzato dal suo stesso pacifismo e dall’incapacità di agire, e Pechino e il governo della città lo stanno frantumando pezzo per pezzo.
Le proteste per il suffragio universale, iniziate a settembre, sono arrivate ieri al loro sessantesimo giorno, più di quanto chiunque si aspettasse, analisti e governo e gli stessi studenti, ma ormai il gran campeggio democratico delle prime settimane, con le opere d’arte e i ragazzi che fanno i compiti per strada, si è trasformato nell’attesa tediosa di una mossa del governo che sblocchi la situazione, dialogo o repressione che sia, basta che qualcuno ci dica cosa succederà, qui siamo pronti a trattare e a combattere, se il governo non si muove anche noi siamo bloccati sull’asfalto.
Ma il governatore Chun-ying Leung e la sua vice Carrie Lam hanno chiuso tutti i canali di dialogo – e per quanto riguarda la repressione, la usano con accortezza sufficiente per non far tornare le simpatie della città dalla parte degli studenti. Perché l’altro problema è questo: la maggioranza della popolazione ancora sostiene le cause della protesta, ma una maggioranza ancora più grande, dicono i sondaggi, vuole che i manifestanti tornino a casa, disfino le tende e lascino la città al suo traffico infernale.
Così negli ultimi due giorni, quando il governo della città ha sgomberato il presidio nel quartiere dello shopping di Mong Kok (uno dei tre siti occupati dagli studenti; gli altri due sono Admiralty, il più importante, e Causeway Bay) distribuendo anche qualche manganellata, e quando ha arrestato più di cento manifestanti, tra cui anche Joshua Wong, il diciottenne leader della protesta che il mese scorso è finito perfino sulla copertina di Time, e quando il governatore Leung ha provocato esortando i cittadini a “fare shopping” nel quartiere, la reazione dei manifestanti non è stata quella che sarebbe stata un mese fa – né lo è stata quella dei media occidentali dopo l’arresto di uno dei suoi beniamini.
Certo, manifestanti e polizia hanno iniziato a litigarsi le strade del quartiere, ci sono state scaramucce e contusi, gli studenti hanno cercato di alzare nuove barricate a poca distanza, e per due sere di fila su Twitter sono circolate mappe che mostravano i ragazzi e la polizia (oltre settemila agenti) che giocavano al gatto col topo. Ma alla fine il governo si è preso un grosso pezzo della protesta, e i manifestanti l’hanno lasciato andare. Gli sgomberi di questi giorni (la scorsa settimana la polizia si è presa un’altra strada ad Admiralty) sono il ritratto di come la protesta si stia sgretolando lentamente.
La polizia usa delle ingiunzioni giudiziarie (sollecitate dalla filo governativa federazione dei tassisti) per chiedere lo sgombero di un pezzo di strada, di una carreggiata, di un incrocio. Davanti alla giustizia che si pronuncia nero su bianco i manifestanti lasciano fare, e così la polizia si riprende un pezzo di presidio, poi un altro, aiutata dagli ufficiali giudiziari e da gruppi di “volontari” in pettorina fluorescente che appaiono dal nulla, smontano le barricate e poi scompaiono. La strategia del lento sgretolamento sta funzionando, e tra gli studenti nascono movimenti minoritari che vorrebbero fare azioni più plateali, come quando la settimana scorsa qualcuno ha rotto i vetri del palazzo legislativo.
Lunedì il Wall Street Journal ha raccontato che da Pechino sta per arrivare un “aggiornamento” della norma elettorale autoritaria che a settembre diede inizio alle proteste. Sarà un cambiamento cosmetico, quanto basta per mostrare all’opinione pubblica della città, già spazientita, che gli oltranzisti sono gli studenti con i loro accampamenti – che perderanno altri pezzi.
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