DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Giuseppe Gaetano per www.corriere.it
Guy Verhofstadt contro Giuseppe Conte
«Mi domando per quanto tempo ancora lei sarà il burattino mosso da Salvini e da Di Maio» chiede il leader dei liberali Guy Verhofstadt a Giuseppe Conte, al termine del suo intervento all’Europarlamento di Strasburgo. «Parlo in italiano, sono innamorato dell’Italia, per me è più di un paese: è un’intera civiltà, è dove è nata la nostra civiltà europea - aggiunge -. Per questo mi fa male vedere la sua degenerazione politica, che non è iniziata ieri o un anno fa, ma 20 anni fa. Questo bellissimo paese è diventato da fondatore dell’Europa a fanalino di coda dell’Unione». «Non sono un burattino» risponde il premier, lo saranno semmai quelli che «rispondono a lobby e comitati d’affari». «Sono orgoglioso di interpretare la voglia di cambiamento di un intero popolo», si difende.
«Non è questa l’Italia che conosciamo, l’Italia che conosciamo è quella di Spinelli» aveva rincarato la dose, prima della replica di Conte, il leader dei socialisti Udo Bullmann: «Il vostro governo deve smettere di mostrarci questo viso inumano» sul dramma migratorio, ha detto riferendo del suo recente viaggio a Catania durante lo stallo sulla Sea Watch.
Guy Verhofstadt contro Giuseppe Conte 5
Ma il parlamentare tedesco è anche «molto rattristato dall’escalation senza senso con la Francia: in contesti come questi nessuno esce vincente, è una classica situazione perdenti-perdenti». Gli affondi proprio nel giorno in cui il Consiglio d’Europa, a proposito di fanalini di coda, piazza il nostro paese all’ultimo posto per quanto riguarda la libertà di stampa nel vecchio continente, proprio per colpa dei continui attacchi ai media dei due vicepremier. Ma per Conte «alcuni interventi non andrebbero commentati, perché hanno offeso non solo il sottoscritto ma l’intero popolo che rappresento».
Secondo Conte il «viso inumano» non è che la «politica di rigore» inaugurata dall’esecutivo gialloverde rispetto al passato, e lo rivendica «a testa alta». «E’ l’unica strada per contrastare il traffico di essere umani- ribatte -. “Porto sicuro” significa solo che lo sbarco è in Italia, questo non va bene: devono essere tutti a partecipare a questo meccanismo di solidarietà». Non solo con i profughi ma anche con i «migranti economici», che «restano dove sbarcano».
Guy Verhofstadt contro Giuseppe Conte
Bando all’«ipocrisia: l’accoglienza indiscriminata non significa integrazione - dichiara -, abbiamo salvato l’onore dell’Ue in passato ma qualcuno pensava che continuasse così anche per il futuro». L’altro grande nodo invece, il progetto Tav - tra i motivi di attrito con Parigi insieme ai gilet gialli - risale ormai a «25 anni fa», spiega il premier: per questo si è redatta una nuova analisi costi-benefici. Nel “processo” irrompe Salvini: «Che alcuni burocrati, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del Consiglio, il governo e il popolo italiano è davvero vergognoso - afferma -. Le elite europee contro le scelte dei popoli: preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente» avverte, riferendosi alle imminenti elezioni europee.
Guy Verhofstadt contro Giuseppe Conte
Le critiche, in un’aula per altro semideserta con meno di un centinaio di deputati, sono arrivate anche da popolari e verdi e hanno riguardato inoltre le scelte economiche e il mancato riconoscimento di Guaidò in Venezuela. Conte ha risposto su entrambi i fronti. Sul capitolo finanziario, «dire che l’Italia non è disponibile a operare riforme significa ignorare ciò che accade - sostiene il premier -, stiamo iniziando il più corposo piano di investimenti e riforme strutturali mai pensato».
Sulla crisi di Caracas «molti vogliono anticipare la storia» quando «occorrerebbe prudenza». «Non sappiamo quale sarà l’evoluzione» ma «l’Italia ha le idee chiare e non è da sola» spiega Conte, precisando di non aver riconosciuto le presidenziali del 2018: «Detto questo - conclude - non riteniamo di poter incoronare nessuno che non passi da elezioni libere». A tarda sera, forse per ricucire in parte gli strappi della giornata, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato all’omologo francese Emmanuel Macron, dopo il richiamo dell’ambasciatore da Roma, ribandendo «l’importanza per entrambi i paesi della relazione franco-italiana, nutrita da legami storici, economici, culturali e umani eccezionali» recita la nota dell’Eliseo.
Guy Verhofstadt contro Giuseppe Conte
2 - STRASBURGO ATTACCA CONTE «BURATTINO DEI GIALLO -VERDI» E LUI: NON RAPPRESENTO LOBBY
Italo Carmignani e Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
In aula pochi eurodeputati. Quelli che c' erano molto determinati ad accusare (tanti) e a difendere (pochi) il governo italiano. Questo da una parte. Dall' altra parte il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a spiegare la linea della compagine M5S-Lega, il perché e il percome delle scelte nazionali sull' Unione europea e sull' Italia, sulla Tav, sul Venezuela, su Putin, sull' immigrazione. Praticamente un processo.
Giuseppe Conte a Strasburgo e Tajani
Con parole grosse, toni forti, accuse e controaccuse. E a un certo punto il capogruppo liberale Guy Verhofstadt, ex premier belga, che si dichiara amante dell' Italia (pronuncia il suo intervento in italiano), conclude il suo intervento così: «Signor presidente del consiglio, fino a quando sarà il burattino mosso da Salvini e Di Maio?».
All' Europarlamento riunito in seduta plenaria a Strasburgo è andato così in onda il confronto tra Conte e gli europarlamentari, un incontro chiesto dal Parlamento che normalmente invita in aula tutti i responsabili di governo della Ue. Confronto durissimo, c' è aria di campagna elettorale.
Per tutti. Prima scatta il capogruppo popolare Weber (con cui Conte aveva avuto una conversazione bilaterale): «Ci preoccupa un' Italia che cresce meno di tutti gli altri paesi europei e in cui aumenta il debito: la responsabilità è vostra». Segue il capogruppo socialdemocratico Bullmann: «L' Italia è isolata, stop ai giochi cinici sulla pelle dei migranti disperati, assurdo lo scontro con la Francia».
TONI FORTI
Conte è visibilmente teso, prende appunti guarda fisso gli europarlamentari che si alternano. Attaccato dai partiti dell' arco pro-Ue, Ppe, Pse, Verdi, liberale, difeso dai gruppi sovranisti e, ovviamente, dai parlamentari M5S e Lega. Nella replica il premier reagisce subito all' ex premier belga: «Il dibattito politico è il sale della democrazia, ma alcuni hanno pensato di offendere non solo il sottoscritto ma l' intero popolo che rappresento: non sono un burattino, sono orgoglioso di rappresentare un popolo e di interpretare la voglia di cambiamento del popolo italiano, di sintetizzare la politica di un governo, forse burattino è chi risponde a logiche di lobby e comitati d' affari e non è questo governo».
Qualcuno rumoreggia, si alzano le voci di qualche deputato pro-governo contro gli avversari. Il presidente del parlamento Tajani invita i connazionali a smetterla. La polemica brucia subito anche in Italia con Matteo Salvini: «Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il Presidente del Consiglio, il governo ed il popolo italiano è davvero vergognoso. Le élites europee contro le scelte dei popoli. Preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente». Che non si tratti di burocrati bensì di parlamentari democraticamente eletti resta in ultimissimo piano.
I TEMI
Conte passa in rassegna i temi principali dell' agenda politica europea e nazionale. Fa capire chiaramente che l' Italia sta nella Ue e intende agire per darle una scossa a cominciare dalla gestione dell' immigrazione. E poi sulle politiche economiche e di bilancio che, centrate esclusivamente sul rigore, hanno avuto «effetti devastanti sul piano sociale, hanno reso sempre più incolmabile la distanza, che non è solo geografica, tra Bruxelles e le tante periferie del Continente: il popolo deve essere ascoltato». Poi rifiuta le semplificazioni e gli errori di informazione sulle reali posizioni del governo su Venezuela e sbarchi: «I bambini sono sempre stati messi in sicurezza».
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