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Da "Il Foglio"
Dopo una tregua armata di qualche settimana, il Senato francese ha approvato in commissione la legge sul matrimonio gay già votata dall'Assemblea nazionale, e dal 4 aprile il provvedimento (privo degli emendamenti per consentire agli sposi dello stesso sesso la procreazione medicalmente assistita e l'utero in affitto), arriverà in Aula.
Domenica prossima, a Parigi, il cartello di associazioni che si oppone alla legge, e che aveva portato in piazza centinaia di migliaia di persone lo scorso 13 gennaio, ha convocato una nuova manifestazione "contro lo snaturamento del matrimonio". Un appuntamento che inquieta parecchio il governo Hollande e il suo ministro dell'Interno, Manuel Valls.
Il quale, appellandosi alla "tradizione repubblicana" secondo la quale una manifestazione non può passare sugli Champs-Elysées, perché troppo vicini all'Eliseo, ha negato agli organizzatori il percorso inizialmente previsto. Se Frigide Barjot (la portavoce più nota della "manif pour tous" anti "mariage gay") e i suoi amici non si adattano a un percorso alternativo, il prefetto è pronto a vietare l'iniziativa.
Considerato che, come nella scorsa occasione, a sfilare non saranno nugoli di black bloc ma famiglie, bambini, ragazze e ragazzi con il berretto frigio e il codice civile in mano, è abbastanza scontato interpretare quel divieto come una "decisione politica travestita da misura di ordine pubblico" (Barjot). Il nervosismo di Valls dimostra quanto siano state inaspettate, per il governo, entità e persistenza del movimento di opposizione a una legge che, nel migliore dei casi, spacca il paese a metà .
Un provvedimento passato al voto senza nemmeno provare a interpellare il paese (invano gli oppositori hanno chiesto un referendum). Un altro motivo di nervosismo è che, sulla carta, la maggioranza sulla quale la legge conta al Senato è di soli sei voti, e una mobilitazione imponente potrebbe pesare. E mentre uno dei principali sostenitori del matrimonio gay in Francia, Pierre Bergé (azionista del Monde, tra l'altro), ha ritwittato un messaggio che spiega come nessuno piangerebbe se il 24 "una bomba esplodesse sugli Champs" (prima che fossero vietati), la Francia zapatera si scopre più debole e gaglioffa che mai.
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