GRIILO “CONDANNATO” A NON CANDIDARSI - LO STEMMA DEL GRUPPO PARLAMENTARE SARÀ QUELLO DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE, SENZA ACCENNI AL BLOG BEPPEGRILLO.IT – IN CASA DI BEPPE SI PREPARA LA MARCIA SU ROMA - NIENTE ALLEANZE, COSTEREBBERO TRA I 5 E I 10 PUNTI PERCENTUALI E IL 70% DEL M5S E’ CONTRO - UN CENTINAIO DI PARLAMENTARI DA “SCEGLIERE”. COME? “TRA QUELLI DI NOI CHE SI SONO GIÀ CANDIDATI IN PASSATO”…

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Ferruccio Sansa per Il Fatto Quotidiano

‘'Beppe è il padre del Movimento, il garante, ma non sarà il candidato premier". Le figure di primo piano del Cinque Stelle non hanno dubbi. No, non è una sconfessione, né una presa di distanze da Grillo. Come spiega Roberto Fico, già candidato sindaco a Napoli: "Beppe non ha intenzione di candidarsi e sa che non potrebbe per statuto". Fico non lo dice espressamente, ma il riferimento è a quella condanna per un incidente stradale di tanti anni fa che rende il grande capo non eleggibile.

Marco Vagnozzi, presidente del consiglio comunale di Parma, aggiunge: "Beppe presidente del Consiglio? È il primo che non vorrebbe. Immaginatelo a un tavolo con i capigruppo come Cicchitto". Vagnozzi ricorda: "È stato lo stesso Beppe a dire che lo stemma del gruppo parlamentare sarà quello del Movimento Cinque Stelle, senza accenni al blog beppegrillo.it. L'ha sempre detto: voi non sarete grillini a vita. È come il rapporto padre-figlio, il legame resta forse più forte anche quando il ragazzo sa camminare da solo".

Grillo che si fa da parte? No, lo ha scritto lui stesso sul suo blog: "Io devo essere il capo politico di un movimento, però voglio dirvi che il mio ruolo è quello di garante, di controllare, vedere chi entra, dobbiamo avere soglie di attenzione molto alte". Sono ore concitate nel quartier generale di Beppe Grillo. Che poi è la sua grande casa rosa di Sant'Ilario, affacciata sul mare di Genova. La luce è accesa nel salotto dove il comico-capo politico passa le ore al computer circondato da pile di libri, da fotografie, dal pianoforte nero lucido che in passato suonava. Ma il tempo oggi è poco: il telefono squilla in continuazione, decine di sms e mail.

Non c'è pace. Se Grillo si affaccia per strada ecco che lo fermano, gli stringono la mano, lo toccano come la statua della Madonna. E lui pare incerto tra l'eccitazione del momento e l'ansia di decidere. Perché non c'è tempo, bisogna fare scelte importanti nelle prossime ore: prima delle elezioni politiche bisogna decidere che cosa fare per le regionali del Lazio e della Lombardia. E poi c'è il rapporto con Antonio Di Pietro, che il leader del Cinque Stelle propone come presidente della Repubblica. Che qualcuno indica come possibile alleato (ma il 70 per cento degli elettori di Grillo non sono d'accordo, lo rivela un sondaggio del Fatto).

Appena un anno fa Grillo diceva: "Macché governare, noi abbiamo un ruolo di testimonianza, di stimolo". Oggi è tutto diverso: stime prudenti parlano di almeno 100 parlamentari Cinque Stelle. E addirittura, anche nel Pd, c'è chi teme una grande alleanza con Di Pietro e, chissà, la Fiom. "Certo, siamo vicini a diventare il primo partito italiano. Non vedo perché non dovremmo pensare al governo. Ma le alleanze sono chiacchiere: guadagneremmo cinque-dieci punti da una parte, ma li perderemmo dai nostri", sorride uno dei consiglieri più stretti del grande capo.

Poi c'è il sistema elettorale, il tanto vituperato Porcellum: "A sorpresa - con il disgregarsi del Pdl e noi del Cinque Stelle che sfioriamo il 25 per cento - potrebbe rivelarsi grimaldello per scardinare il muro dei vecchi partiti che lo avevano inventato per perpetuare il potere. Ma vedrete che quelli vireranno verso il proporzionale con premio di coalizione per tagliarci fuori".

Grillo, a differenza di Berlusconi, ha una cerchia ristretta di consiglieri: c'è Gian Roberto Casaleggio, l'uomo che ha messo in piedi il blog e che frena l'irruenza dell'amico con la sua razionalità. Poi il fratello Andrea che a Sant'Ilario è di casa, così come Enrico, il nipote avvocato che alleggerisce lo zio delle rogne legali e amministrative. Una battuta alla moglie Parvin, che i vicini scherzando ormai chiamano First lady, ai figli.

Grillo parla, ascolta si passa la mano tra i capelli bianchi. Sospira, cammina senza sosta, si risiede e cammina ancora. "È un fiume in piena di entusiasmo", raccontano. C'è chi, dopo la traversata dello Stretto, sussurra di sbarchi a Roma. Il Tevere? Chissà.
Una cerchia impenetrabile. È dura anche parlare con i "grillini". Chiami consiglieri regionali e comunali ed è una sfilza di cellulari che suonano a vuoto se si vede il numero del cronista. "Sai, si stanno decidendo le candidature al Parlamento. A parlare si rischia di restare bruciati. Meglio il silenzio", si limita a dire uno di loro.

Fico si lascia un po' più andare: "Abbiamo fissato regole stupende per il nostro gruppo parlamentare: i sostenitori registrati potranno proporre leggi, se votate da almeno il 20 per cento degli iscritti saranno presentate in Parlamento. Dalla democrazia rappresentativa siamo a quella partecipata. Arriveremo a quella diretta, con i referendum senza quorum". E i candidati al Parlamento come li sceglierete? "Tra quelli di noi che si sono già candidati in passato". Vi accuseranno di prendere gente di partito. E la società civile? "Le candidature di indipendenti non funzionano, guardate Michele Santoro o Luigi De Magistris. Meglio le persone che da anni si battono con noi, di cui ci fidiamo".
Sì, c'è tanto entusiasmo. Ma anche incognite e decisioni da prendere. La luce del grande salotto di Grillo rimane accesa fino a notte.

 

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