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"CULONA INCHIAVIBILE? CREDIMI, ANGELA, MAI FATTO CERTE BATTUTE SU DI TE" – DOPO 2 ANNI BERLUSCONI TORNA A TU PER TU CON LA MERKEL: "IO ARGINE CONTRO IL POPULISMO, IN ITALIA ABBIAMO UN SOLO GRANDE PERICOLO E SI CHIAMA GRILLO. SALVINI? SO IO COME TENERLO A BADA" – E SU PUTIN DICE: "BASTA CON QUESTA NUOVA GUERRA FREDDA, IO NEL 2002 L’AVEVO FATTA FINIRE"

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BERLUSCONI MERKELBERLUSCONI MERKEL

Carmelo Lopapa per la Repubblica

 

«Vedi Angela, noi in Italia abbiamo un solo grande pericolo e si chiama Beppe Grillo ». Dura venti minuti il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Angela Merkel, in una suite dell' Hotel Intercontinental, a conclusione del congresso Ppe di Malta.

 

Pochi testimoni: il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, il consigliere Valentino Valentini. Due terzi del tempo dedicati a immigrazione, Libia, terrorismo - raccontano - poi si entra nel vivo del "caso italiano", che la Cancelliera mostra di conoscere in tutta la sua complessità e che qui a La Valletta desta grande preoccupazione tra capi di stato e di governo popolari.

 

E' il fantasma di una vittoria di grillini e Lega, che incombe al pari di quello più ravvicinato della Le Pen. Il Cavaliere promette a tutti: li argino io. Ma trapela netto l' auspicio dei big del Ppe che anche a Roma si approdi alla soluzione Berlino: larghe intese, se proprio il centrodestra non dovesse farcela.

 

La "festa" del ritorno sulla scena internazionale, sebbene non più da protagonista (non ha preso la parola), gliela rovina la nuova tegola giudiziaria piovuta da Milano. Con la Cancelliera, rivista dopo due anni, racconta di aver chiarito ancora una volta la battuta che «falsamente mi era stata attribuita su di lei: credimi, mai fatta». La Merkel invece va subito al sodo. Sorprende il suo interlocutore, è informata perfino della legge elettorale italiana e della sentenza della Consulta.

 

BERLUSCONI MERKELBERLUSCONI MERKEL

La preoccupa il "rischio instabilità", in caso di boom M5S. L' ex premier le spiega, come ha fatto nei bilaterali con i vertici del Ppe, da Joseph Daul a Manfred Weber allo spagnolo Mariano Rajoy, che il pericolo grillino lo «obbliga ancora una volta a essere in campo come federatore dei moderati: da solo valgo dai 10 ai 15 punti in più e col centrodestra unito superiamo il 40 per cento e puntiamo al premio», si esalta.

 

Lui tifa per una riforma elettorale che assegni il premio alle coalizioni e non alle liste come quello attuale, lo dice anche alla Merkel. Il problema per i suoi interlocutori è che Fi l' alleanza in Italia vuole farla coi leghisti, gli fanno notare che la grana populismo in Italia porta anche il timbro di Salvini, che minaccia «o me o Merkel». «Matteo? Non ci sono problemi, lontano dal voto si dicono tante cose.

 

So io come tenerlo a bada - dice il capo forzista -. Ho già sottoposto il programma a lui e alla Meloni e lo hanno trovato soddisfacente tranne che in un paio di punti».

 

SARKOZY E MERKEL RIDONO DI BERLUSCONI SARKOZY E MERKEL RIDONO DI BERLUSCONI

Temono l' inciucio col Pd? «Ma noi puntiamo a vincere». Come pure si dice sicuro che l' amico Putin «non interferisca nelle campagne elettorali degli altri paesi in sostegno dei populisti: e basta con questa nuova guerra fredda, io nel 2002 l' avevo fatta finire».

 

Il neo presidente Tajani col suo discorso in quattro lingue e dai toni accesi («Non dobbiamo vergognarci di dirci cristiani») strappa la standing ovation in sala, ma il clap clap è freddino quando sostiene che per fermare il populismo in Italia bisogna puntare su Berlusconi. Il Cavaliere e Angelino Alfano si ignorano per tutto il congresso, il primo non è in sala quando il secondo parla dal palco. Quando scende commenta: «Silvio ha fatto le sue scelte, si allea con Salvini che vuole uscire dall' Ue, noi corriamo da soli».

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