DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Dario Del Porto e Conchita Sannino per “la Repubblica”
C' era anche Paolo Berlusconi tra i potenziali "nemici" temuti da Alfredo Romeo nella partita Consip. L' imprenditore napoletano, accusato dai giudici di chiudere affari «da 25 anni» grazie alle tangenti, ne parlava in una delle fluviali conversazioni con l' ex deputato di An e suo consigliere Italo Bocchino. Le intercettazioni sono agli atti dell' inchiesta, aperta a Napoli e poi trasmessa alla Procura romana guidata da Giuseppe Pignatone, che ha coinvolto anche il ministro Luca Lotti e il padre di Matteo Renzi.
È il 19 gennaio 2016 quando Romeo e Bocchino discutono del maxi appalto Consip Fm4: 2,7 miliardi di euro, in palio anche le pulizie di uffici istituzionali. L' industriale sa, o teme, che il grosso della "torta" vada alla cordata formata dalla società Cofely e dall' imprenditore piemontese Ezio Bigotti, che sarebbero stati sponsorizzati dai parlamentari Denis Verdini e Ignazio Abrignani.
«Bigotti è uomo di Verdini, perché ... socio numero uno di Bigotti è Paolo Berlusconi», dice Romeo nei suoi uffici romani, come si legge nell' informativa già depositata dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Bocchino obietta: «Ma ormai ha rotto con quel mondo». Romeo rincara la dose: «Va be', però i rapporti personali sono rapporti personali ». Nessuno dei quattro (Berlusconi jr, Verdini, Abrignani e Bigotti) risulta indagato.
Ma sulla guerra ingaggiata intorno al maxi appalto, l' amministratore delegato di Consip Luigi Marroni, in una lunga testimonianza ai pm, offre elementi importanti: e racconta di un «ricatto » che avrebbe subito dal faccendiere toscano Carlo Russo, legatissimo al papà di Renzi, con l' intento di favorire proprio l' azienda ritenuta vicina a Verdini.
Alla fine, 4 lotti vanno a Cofely, Romeo se ne aggiudica 3. Che ora rischia di perdere. Mentre l' imprenditore è detenuto a Regina Coeli con l' accusa di corruzione, l' Anac presieduta da Raffaele Cantone, in un parere di due pagine, apre alla possibilità che Consip escluda il gruppo napoletano dall' appalto. In mancanza di «una condanna passata in giudicato », sottolinea l' Anticorruzione, la stazione appaltante conserva «un margine importante di discrezionalità » in presenza di «gravi fatti di rilevanza penale».
paolo berlusconi rocco siffredi
Dunque spetta a Consip stabilire se i fatti contestati oggi a Romeo possono giustificare l' esclusione dalla gara. È lo stesso nodo su cui dovrà pronunciarsi il 6 aprile il giudice di Roma, a cui il pm Mario Palazzi e il procuratore aggiunto Paolo Ielo hanno chiesto l' interdizione della Romeo. L' imprenditore intanto è in carcere.
Nel rigettare l' istanza dei suoi legali, il Riesame accusa: «Da circa 25 anni usa il metodo corruttivo ». Dato che, secondo il Tribunale, traspare «pacificamente» dagli atti depositati dal pm Palazzi: è l' inchiesta che nel '93, in piena Tangentopoli, coinvolse Romeo.
Da quella vicenda, l' imprenditore è uscito indenne anche grazie alla prescrizione, venendo invece assolto "perché il fatto non sussiste" dal caso Global Service che lo portò in cella nel 2008.
Questa mattina però rischia la prima condanna: si chiude il processo sugli abusi edilizi realizzati nei piani più alti del suo lussuoso albergo con vista mare, a Napoli.
Il pm ha chiesto 18 mesi di arresto, ma anche qui c' è un retroscena. La requisitoria è dell' ottobre 2014: sono passati quasi 2 anni e mezzo, senza che si arrivasse a sentenza. Un tempo troppo lungo. Che potrebbe regalargli un' altra prescrizione.
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