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Amedeo La Mattina per “la Stampa”
La raccomandazione di Silvio Berlusconi è di quelle che dicono molto sui rapporti dentro il centrodestra. «Dovete fare una croce sul simbolo, naturalmente di Forza Italia. Soltanto sul simbolo, in questo modo avrete votato anche per i nostri candidati e non ci sarà alcuna possibilità di contestazione del vostro voto».
Lo dice su Whatsapp in un minivideo di 49 secondi destinato a militanti e simpatizzanti che potranno girarlo ai loro contatti. Il leader di Fi tiene nella mano sinistra un grande simbolo del suo partito e nella destra una matita. Istruzioni per evitare che il voto solo al candidato di coalizione nel collegio uninominale venga diviso tra Lega, Fratelli d' Italia e Noi con l' Italia.
Ognuno per sé, poi si vedrà, con l'occhio sempre ai sondaggi che registrano (almeno si presume) le variazioni di umore dell' elettorato di fronte ad avvenimenti a forte impatto emotivo come la vicenda di Macerata. Così in pochi giorni la Lega va su di mezzo punto (ultima rilevazione Emg per il Tg7), levando voti a Berlusconi e Meloni che perdono l' equivalente percentuale. Travaso di voti nello stesso bacino di consensi al quale va aggiunto un 2,6% di Noi con l' Italia.
Quello che rimane è una competizione interna a tutto campo. Meloni sfida gli alleati a firmare il «patto anti inciucio» perché non si fida del dopo voto e gli altri hanno già dato forfait per il 18 a Roma. Berlusconi alza il tiro su immigrazione e Salvini rilancia: «Con la lega al governo tutti i centri culturali islamici verranno chiusi».
Poi aggiusta il tiro: solo quelli che non garantiscono trasparenza. La leader di Fdi ieri è andata allo stabilimento di Amazon di Passo Corese alle porte di Roma per ottenere l' assicurazione che non verranno usati i braccialetti elettronici. E oggi anche il capo del Carroccio sarà allo stabilimento della multinazionale di Piacenza per la stessa cosa.
Intanto Salvini sta organizzando una mega manifestazione di chiusura della campagna elettorale, il 24 febbraio a piazza Duomo a Milano, dove vuole portare 70 mila persone. Un'iniziativa solo leghista, senza invitare gli alleati: una grande prova di forza di un leader che si candida a premier.
Se dovesse vincere e guidare un governo di centrodestra, chissà se dirà in faccia al presidente della commissione europea Juncker (lo stesso che pochi giorni fa Berlusconi ha rassicurato sulla sua capacità di tenere a bada Matteo) quello che ha detto ieri: «L'Europa di oggi è governata da uno come Juncker che per quasi vent' anni è stato al governo di un paradiso fiscale come il Lussemburgo, che ha aiutato le multinazionali a eludere il pagamento delle tasse, massacrando artigiani, commercianti, professionisti e piccoli imprenditori». «E' la campagna elettorale, bellezza», minimizzano gli azzurri ai quali Berlusconi spiega che Salvini in privato è più calmo, ragionevole, accomodante.
Chi invece non minimizza è Roberto Maroni. Senza mai citarlo nella sua rubrica settimanale sul Foglio, scrive sui «pistoleri» veri e mediatici. Il suo ex segretario farebbe parte di quest'ultima categoria. «La gerarchia delle schifezze mi obbliga ad anteporre al vuoto spompato dei grillini l'orrore del criminale fascistoide di Macerata, che spara agli immigrati per risolvere il problema dei clandestini. Un pistolero che milita nella destra nostalgica e che lo scorso anno era stato candidato alle elezioni amministrative. Questa è la gente che si propone di guidare le istituzioni del nostro Paese? Ma vaffa».
Secondo il governatore lombardo c' è un «dovere morale: mettersi al lavoro per (ri)creare una classe politica che non ci faccia rimpiangere Andreotti». Maroni guarda dopo le elezioni. Al dopo Renzi e anche al dopo Berlusconi: spera di diventare il punto di riferimento di quella parte di Forza Italia e di moderati che non voglio Salvini leader.
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