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Ugo Magri per "la Stampa"
Presidente Berlusconi, anzitutto come sta, come si sente? Sulle sue condizioni di salute si alternano voci, qualche volta allarmanti.
«La ringrazio di avermelo chiesto e approfitto dell'occasione per ringraziare tutti coloro che si preoccupano per le mie condizioni di salute. In verità non c'è alcun motivo di allarme, tuttavia gli effetti del cosiddetto "long covid" si fanno ancora sentire in modo severo, danno una stanchezza profonda ed altri effetti collaterali. Ma lentamente ne sto uscendo, il riposo qui nella meravigliosa Sardegna, nel favoloso e ormai famoso Parco del Presidente, mi fa molto bene».
Restando in tema di salute: se dipendesse da lei quale strategia adotterebbe per convincere no-vax e ni-vax? Da ristoratore, chiederebbe ai suoi clienti di mostrare il Green Pass? E da imprenditore, imporrebbe un obbligo vaccinale ai suoi dipendenti?
silvio berlusconi con matteo salvini
«Da ristoratore ovviamente osserverei le leggi dello Stato, anche se non le condividessi, ma in questo caso le condivido appieno. Del resto non rispettarle sarebbe anche una forma di concorrenza sleale verso i colleghi che operano secondo la legge. Voglio aggiungere però che i ristoratori vanno anche adeguatamente compensati e risarciti, più e meglio di quanto è stato fatto finora. Ho chiesto ai miei ministri di occuparsene.
Più in generale ovviamente sono per la persuasione, e per il convincimento rispetto al fatto che i vaccini rappresentano lo strumento fondamentale ed essenziale nella lotta contro il virus. Ciò nella consapevolezza che i rischi per la salute derivanti dalla mancata vaccinazione sono ben maggiori rispetto ai rarissimi casi di reazioni avverse seguite all'inoculazione.
Si è fatta troppa confusione. Il vaccino è fondamentale per sé stessi e per ridurre il rischio di infettare gli altri, quindi è una tutela della libertà di tutti di non ammalarsi. Lo spiegherei ai collaboratori delle aziende che ho fondato, se ancora me ne occupassi e nel caso qualcuno si ostinasse a rifiutare il vaccino cercherei prima di tutto un modo per farlo lavorare non a contatto con gli altri».
Che rapporto ha con il presidente del Consiglio? Vi sentite qualche volta? Può indicare una circostanza in cui Draghi ha dato seguito ai suoi suggerimenti o, magari, avrebbe fatto meglio ad ascoltarla?
«Il rapporto è eccellente, sono stato io ad indicare Draghi alla guida di Bankitalia e della Bce, sono stato il primo a volere questo governo. Ovviamente ci sentiamo con cordialità, ma sarebbe indelicato e irrispettoso verso il presidente del Consiglio entrare nel merito delle nostre conversazioni».
Nel mondo politico qualcuno spinge per trasferire Draghi al Quirinale, altri vorrebbero tenerlo a Palazzo Chigi. Se il diretto interessato chiedesse un suggerimento, alla luce della sua esperienza, lei dove gli consiglierebbe di puntare?
«Il presidente Draghi ha una lunga esperienza istituzionale ed oggi anche politica. Non ha certo bisogno dei miei consigli».
L'elezione del tredicesimo presidente della Repubblica sarà un passaggio politico delicato. Nel 2015 lei cercò un'intesa con Renzi, che però non fu onorata dall'allora leader Pd; ritiene che il metodo della larga condivisione stavolta avrà più probabilità di successo?
«Ho detto più volte che non intendo toccare l'argomento Quirinale fino alla naturale scadenza del mandato del presidente Mattarella, per rispetto nei suoi confronti».
Per quale motivo il centrodestra non è mai riuscito a eleggere un suo esponente nell'antico palazzo dei Papi?
«Il Capo dello Stato deve essere espressione della collettività nazionale, non di una parte politica. Dev' essere garante, e quindi cessa di appartenere ad una parte. Così è stato con molti presidenti e così sarà per il futuro».
Il suo partito e la Lega stanno sostenendo il governo con notevole impegno. Con altrettanta energia, però, Fratelli d'Italia cerca di farlo cadere. Due scelte che più antitetiche non si potrebbe. Le sembra plausibile che, il giorno delle elezioni, vi rimettiate insieme senza un serio chiarimento preventivo?
«Sì, perché 27 anni di centro-destra, che si fondano su valori e programmi condivisi, non si cancellano perché ci siamo divisi su una scelta specifica, per quanto importante. Il centro-destra, che io ho fondato, è scritto nel cuore degli italiani. Andremo uniti con un programma comune alle prossime elezioni, le vinceremo e governeremo bene per molti anni a venire».
silvio berlusconi mario draghi
Per superare le tensioni tra alleati, lei ha rilanciato la sua vecchia idea di un partito unico del centrodestra. Che prospettive ha il progetto, dopo il colloquio che lei ha avuto con Giorgia Meloni a Villa La Certosa?
«Sono decisamente ottimista. Nella mia vita ho realizzato molti progetti che tutti consideravano impossibili».
Il suo partito, Forza Italia, ha registrato uno stillicidio di abbandoni, alcuni inattesi. Tra le prime regole di condotta tra alleati non dovrebbe esserci una moratoria della "campagna acquisti"?
«Ne ho parlato con Giorgia e con Matteo, e sono sicuro che episodi simili non si ripeteranno. Del resto, rispetto le decisioni di tutti, anche se non ho capito certe scelte. Forza Italia è l'unica forza politica davvero coerentemente liberale, cristiana, europeista, garantista. Siamo gli unici a batterci contro l'oppressione fiscale, l'oppressione burocratica, l'oppressione giudiziaria. Forza Italia ha una funzione essenziale non solo oggi ma soprattutto per il futuro, anche nel partito unico, quando nascerà».
berlusconi Mattarella gentiloni
Sarebbe favorevole a qualche correttivo della legge elettorale, se ve ne fosse l'opportunità?
«Vorrei cambiare la legge elettorale nel quadro di una riforma istituzionale complessiva, basata sul presidenzialismo. Ma non mi sembra un traguardo per questa legislatura».
Non risulta che lei abbia ancora firmato per i referendum Radicali e della Lega sulla Giustizia. Ha in programma di farlo, oppure nutre delle riserve a riguardo?
«Non ho alcuna riserva, i referendum toccano argomenti che sono quelli tradizionali di Forza Italia, tanto è vero che i nostri militanti hanno raccolto le firme anche in questo agosto in tutte le città italiane. Spero comunque che i referendum servano prima di tutto come stimolo a governo e Parlamento».
angela merkel silvio berlusconi
L'era Merkel è ormai agli sgoccioli. Pensa che in Europa ci sia qualche figura in grado di colmare questo vuoto di leadership?
«È molto difficile riempire un vuoto come quello che lascerà la signora Merkel nella politica europea. Però una cosa è certa: l'Europa e l'Occidente soffrono di una carenza di leadership forti e autorevoli che forse non ha precedenti nel dopoguerra. Speriamo che emerga qualche figura nuova: un'Europa con una politica estera e di difesa comune, quindi tra i grandi protagonisti del mondo, richiede una leadership di alto livello politico».
berlusconi e il rais muammar gheddafi
Un chiarimento per la Storia, con la maiuscola. Sono trascorsi quasi dieci anni dalla caduta del regime di Gheddafi. Con il senno di poi, ripensando ai drammatici mesi che lei visse da Palazzo Chigi, aderirebbe di nuovo alla spedizione internazionale contro il Colonnello, al quale era stato legato da un'amicizia?
«Io ho solo voluto evitare una crisi istituzionale con il Capo dello Stato, che è anche il Presidente del Consiglio Supremo di Difesa, e con gli alleati europei e occidentali. Ho fatto tutto quello che si poteva fare per convincerli ad evitare quanto già deciso, ma non è stato possibile».
Come spiega i successi dell'Italia calcistica agli Europei, le rivelazioni nel tennis e la pioggia di medaglie olimpiche? Pura casualità, come insinuano dall'estero, o c'è una voglia di ripartenza che passa anche dallo sport?
«C'è la straordinaria grandezza e passione delle italiane e degli italiani. Voglio fare i complimenti a tutti gli atleti che hanno conquistato tanti successi, ma anche al Coni e al presidente Malagò, perché i successi sono anche il punto di arrivo di un grande lavoro di preparazione. Il nostro meraviglioso Paese sorprende sempre, soprattutto nei momenti difficili».
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