TORNA A CASA, SILVIO! IL BANANA A CANOSSA DA RENZI: PRONTO AD ACCETTARE L’ITALICUM, CON QUALCHE ACCORGIMENTO SU SOGLIE E COLLEGI. ALTRIMENTI MATTEUCCIO VA AVANTI CON I PARTITINI DELLA MAGGIORANZA

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Francesco Bei per “La Repubblica”

 

Silvio Berlusconi è pronto a mettere la sua firma sul nuovo Italicum. A palazzo Chigi, dove i contatti con Verdini non si sono mai interrotti, ormai ne sono convinti. Tanto che il tono delle dichiarazioni di Serracchiani, Boschi e degli altri renziani vicini al premier è virato improvvisamente verso il basso, senza eccessi polemici.

 

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Tra lasciarsi imporre la linea dall’ala più barricadera del suo partito oppure dar corso al patto sulla legge elettorale, l’ex Cavaliere avrebbe scelto la seconda strada. Saremmo così, se fosse vero, alle ultime battute. «Domenica mi aspetto una risposta telefonica », insiste Renzi, «altrimenti martedì in commissione partiamo ». Ieri sera, alla cena romana di finanziamento, l’ha ripetuto in maniera ruvida: «Noi andiamo avanti anche a costo di sentirci dire “avete rotto il patto”. No, noi non abbiamo rotto niente. Il patto è con i cittadini».

 

E tanto per aumentare la pressione psicologica sul partner riluttante, ha indetto per lunedì un vertice di maggioranza con Alfano e tutti gli altri junior partner della coalizione, da Lorenzo Dellai di democrazia solidale al socialista Riccardo Nencini. Sarà proprio quel summit la sede per lanciare l’alternativa possibile al Nazareno, un patto aperto alla maggioranza e a tutti quelli che ci stanno, dai grillini ai leghisti.

serracchiani alla lepoldaserracchiani alla lepolda

 

Il segnale è arrivato chiaro e forte a Berlusconi. E non è un caso se ieri pomeriggio, come rispondendo a una regia centrale, improvvisamente sia calato un black-out nelle dichiarazioni antirenziane di Forza Italia. Come nei momenti più delicati delle trattative, il silenzio serve a far posare la polvere e consentire un altro giro di tavolo. «Io ho sempre rispettato la parola data e lo farò anche stavolta», dice l’ex Cavaliere.

 

Tanto l’Italicum — nonostante Minzolini e altri forzisti si sgolino per sostenere il contrario — così com’è è un attrezzo rotto, non è utilizzabile per andare a votare. Amputato del famoso articolo due, che estendeva la normativa anche al Senato, è una legge monca, che vale solo per la Camera (in attesa che la legge costituzionale faccia scomparire il Senato elettivo). «Si parla di ripristinare l’articolo due — ragionava due giorni fa il bersaniano Nico Stumpo — ma sono solo chiacchiere. Chi lo vota qua dentro quell’articolo?».

 

MINZOLINI 
SENATO
MINZOLINI SENATO

Dunque si torna al punto di partenza, all’ipotesi principale: il patto del Nazareno. «Se la soglia di sbarramento è al 5% Forza Italia accetta il premio di lista », spiega Renzi agli intimi. L’accordo quindi non sarebbe lontano. Anzi, dietro la cortina fumogena degli ultimatum e delle reciproche accuse di venire meno ai patti, gli sherpa in realtà starebbero lavorando sui dettagli. Uno dei nodi più complicati da sciogliere, anche per i possibili profili di incostituzionalità, è quello dei capilista bloccati. Con il sistema del Nazareno si arriverebbe a una Camera composta da circa 70-80 per cento di nominati.

Gaetano Quagliariello Gaetano Quagliariello

 

Il restante 20-30 per cento di deputati scelti con le preferenze apparterrebbero solo al partito vincente, oggi il Pd. Una situazione molto dubbia, anche se andrebbe benissimo a Berlusconi che potrebbe così scegliersi la sua pattuglia nome per nome. Ma nel Pd, anche per mettere un po’ di pepe ai forzisti recalcitranti, si valutano ipotesi alternative. La prima prevede un listino bloccato pari al 30 per cento degli eletti e il restante scelto dagli elettori. È l’idea del ministro Boschi, adottata già nella regione Toscana.

 

La seconda ipotesi, caldeggiata da Guerini, è invece quella di ridurre i collegi dell’Italicum dagli attuali 120 a 80. Si ridurrebbero di conseguenza anche i capilista bloccati in ciascun collegio, aumentando di pari passo la quota a disposizione degli elettori con le preferenze. «In questo modo — fa notare lo sherpa dell’Ncd Gaetano Quagliariello — avremmo anche evitato l’effetto flipper, ovvero l’attribuzione casuale dei seggi agli eletti dei partiti medi e piccoli». Questioni tecniche, ma è anche per colpa di questi “cavilli” che la legge, approvata a spron battuto il 12 marzo alla Camera, langue da otto mesi nei cassetti del Senato.

 

MICHELE ANZALDIMICHELE ANZALDI

«Sono convinta che troveremo accordo con Forza Italia. Se così non sarà avanti con chi ci sta», ha ribadito ieri il ministro Boschi. Tra questi che potrebbero “starci”, al Senato si ipotizza anche la costruzione di una nuova casa comune che raccolga i fuoriusciti del Movimento 5 stelle.

 

Sono divisi al loro interno: Italia lavori in corso, Movimento X, Battista e Anitori che già sono passati al gruppo delle autonomie, Adele Gambaro in arrivo dal misto insieme ad altri due. In tutto si parla di una quindicina di voti, che al Senato valgono oro. A quel punto Forza Italia diventerebbe irrilevante. E potrebbe accadere di tutto. Compresa, come ha minacciato ieri il renziano Anzaldi ad Askanews, una revisione della legge Gasparri sulle Tv. A buon intenditor...