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Ugo Magri per "la Stampa"
Se i magistrati seguiranno il loro buon senso, ragiona una fonte molto prossima a Berlusconi, «non gli faranno svolgere i servizi sociali presso una comunità ». Immaginiamo il circo che si scatenerebbe, la morbosità mediatica, tivù da tutto il mondo per raccontare come sconta la pena il quattro volte premier.
C'è chi, dentro Forza Italia, non chiederebbe di meglio in vista: tanto clamore sarebbe benzina ideale per la propaganda in vista delle Europee. Sono gli stessi pasdaran che, estremizzando, vorrebbero vedere il loro leader dietro le sbarre, in modo da giustificare manifestazioni di piazza al grido di «Silvio libero». Il diretto interessato, però, non pare abbia questa vocazione al martirio.
La sola prospettiva di scontare la condanna in un centro di recupero offende l'immagine che l'uomo ha di sé. Addirittura, Berlusconi preferirebbe il carcere a domicilio, se l'alternativa fosse qualche mansione davvero umiliante (potrebbe «pulire i cessi», ipotizzò una volta Don Mazzi).
Ma gli avvocati Coppi e Ghedini sperano che non si arrivi a tanto. «I giudici prenderanno atto che Berlusconi ha 78 anni», è l'auspicio dello staff legale, «una persona di quell'età andrebbe affidata ai servizi sociali senza pretendere che svolga chissà quale lavoro...». Alcune ore a settimana di colloquio con l'assistente sociale sarebbero in quest'ottica la soluzione meno traumatica.
L'udienza davanti al Tribunale di sorveglianza è fissata tra 10 giorni, la decisione arriverà entro martedì 15 aprile. Il condannato Berlusconi non pare abbia in animo di chiedere un rinvio fino al 25 maggio, data delle elezioni europee. Due le ragioni: anzitutto, perché probabilmente il rinvio non gli sarebbe concesso. E poi, perché la convenienza del Cavaliere consiste nell'affrettare i tempi.
Prima inizia a scontare, e prima se ne libera. Per quanto ardita possa apparire, la scommessa è di tornare in pista già dai primi di marzo 2015. L'affidamento ai servizi sociali, per sua natura, porterebbe a estinguere le pene accessorie, compresa l'interdizione dai pubblici uffici appena fissata nella misura di due anni. Resterebbe l'incandidabilità sancita dalla legge Severino.
Tuttavia nel giro stretto berlusconiano nutrono parecchia fiducia nella Cedu (Corte europea dei diritti dell'Uomo) con sede a Strasburgo: «Abbiamo serie indicazioni che l'applicazione della Severino potrebbe essere contestata». In quel caso, trascorsi 10 mesi e 15 giorni dall'inizio della pena, Berlusconi tornerebbe candidabile, senza bisogno di trascinare in lista i figli o i nipoti.
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